3 / 5 – Torri e Ville storiche dell’Isola: le ville romane

Villa romana delle Grotte, della famiglia dei Valeri

Risalente al I sec. a.C., la Villa romana delle Grotte – probabilmente di proprietà di Marco Valerio Messalla, dell’antica e prestigiosa famiglia dei Valeri – è l’unica delle tre ville d’otium rinvenute all’Isola d’Elba a non aver subito processi di “sovrapposizioni” edilizie nell’arco dei millenni.

La struttura della villa è ben riconoscibile: realizzata interamente in opus reticulatum, si sviluppava lungo un asse centrale costituito da una grande vasca rettangolare circondata da un peristilium. Presentava, poi, tre grandi giardini, di cui uno posto lungo la linea litorale, palcoscenico panoramico sul golfo di Portoferraio, un hortus conclusus con pareti affrescate, una zona adibita ai quartieri del dominus e della domina, una al quartiere termale con calidarium e frigidarium.

Un piccolo molo in granito, costruito nella piccola insenatura sottostante, rappresentava l’approdo per coloro che raggiungevano la villa dal mare.

Per approfondire: Quando Alexandre Dumas sbarcò all’Elba e nacque “Il Conte di Montecristo”

Villa romana e torre della Linguinella all'Isola d'Elba

La villa romana della Linguella

I resti della Villa romana della Linguella si trovano nell’omonima area archeologica, propaggine estrema della lingua di terra che delimita il golfo di Portoferraio.

Edificata nel I sec. a.C. come villa marittima dedicata all’otium, ebbe una vita più lunga rispetto alle villa di Capo Castello e delle Grotte. Conobbe il suo massimo splendore nel II sec. d.C., momento in cui si crede vi abbia soggiornato Publio Aclio Attiano, prefetto del pretorio dell’imperatore Adriano.

Dopo il declino dell’Impero Romano, nel 1548 la zona fu completamente riedificata da Cosimo I de’ Medici per creare una delle tre fortezze fulcro della difesa medicea: la Torre della Linguella. È a quel periodo che risale il primo documento ufficiale della presenza di una villa romana nella lingua di terra che chiude il golfo di Portoferraio.

Rinvenuta grazie a scavi condotti alla fine degli anni Settanta, ma fortemente contaminata dalle costruzioni medicee, sono poche le parti riconoscibili della villa, tutte probabilmente legate alla zona termale: il laconicum, una sala circolare in cocciopesto con quattro absidi laterali, alcuni ampliamenti dell’ambiente termale con pavimentazioni a mosaici policromi, stanze con pavimentazioni in opus sectile, muri in opus reticulatum e intonaci dipinti di rosso porpora e giallo, i colori imperiali che narrano di una maestà sepolta per secoli.

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