3 / 3 – Vinitaly 2023: le grandi etichette toscane la fanno da padrone di casa

Sua maestà il Brunello di Montalcino

Per il Brunello grandi incontri e degustazioni delle 134 cantine per raccogliere i frutti di annate davvero incredibili, anche sotto il profilo economico: il 2022 si è infatti chiuso con un incremento delle vendite a valore del 18%, e con la variazione a volume a +7% sul pari periodo 2021. Ottimi segnali arrivano poi dall’enoturismo: nel 2022 le presenze nel borgo toscano hanno superato anche quelle degli anni d’oro del triennio pre-covid.

Per approfondire: Enoturismo: la Toscana è stata leader del boom 2022

Verticale di Brunello di Montalcino Biondi Santi a Torino

Il Chianti Classico e Il Nobile di Montepulciano

Atro indiscusso protagonista della fiera veronese il celeberrimo Gallo Nero, che ha chiuso il 2022 con un fatturato di +17% rispetto al 2021, e addirittura +46% rispetto al 2020 (Osservatorio Maxidata). Il Consorzio Vino Chianti Classico ha partecipato a Vinitaly con uno stand di 164 metri quadrati dove è stato possibile degustare i vini di oltre cento aziende, per circa 200 etichette diverse, e visitare i 16 stand dei produttori che vi esponevano personalmente, puntando i riflettori soprattutto su un argomento particolare: il progetto delle Unità geografiche aggiuntive.

Il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, oltre a un serrato programma di degustazioni, ha presentato, tra l’altro, un progetto di ricerca – a cura dell’Università di Bologna  –  sui microbiomi che vivono a stretto contatto con le radici delle viti e nel terreno dei vigneti delle 12 Pievi.

Per approfondire: San Giorgio a Lapi, ottimi vini tra Chianti Classico e Colli Senesi

Il Nobile di Montepulciano è uno dei vini famosi della Toscana

Bolgheri Di-vino

Soddisfatto anche Riccardo Binda, direttore del Consorzio Bolgheri Doc, il Consorzio per la Tutela dei vini DOC Bolgheri e DOC Bolgheri Sassicaia, presieduto da Albiera Antinori e formato da 66 produttori i cui vigneti rappresentano oltre il 97% del totale. «In realtà per noi la Cina – afferma – non è ancora un mercato particolarmente rilevante, perché come quantitativi Bolgheri non produce molto e storicamente ci si affida a Stati Uniti, Svizzera, Germania, Canada. Sono questi i mercati forti. Quindi in Cina difficilmente le aziende entrano perché non hanno la massa critica». E per quanto riguarda i mercati forti, la denominazione continua ad avere successo e a riscuotere entusiasmo.

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