Breve guida al vino della Garfagnana: storia, produttori vitivinicoli ed etichette da non perdere.

Vino della Garfagnana: eroiche uve di montagna

Quando si dice Toscana, chi non pensa alle dolci colline del Chianti e ai calici di rosso sorseggiati romanticamente nei tanti borghi del vino? È giunto il momento però di scoprire un’altra declinazione del vino toscano: le eroiche imprese dei vignaioli garfagnini. Ecco un articolo dedicato ai diversamente astemi per indagare il misterioso vino della Garfagnana.

Versare vino rosso da una bottiglia in due calici al tramonto

Vino della Garfagnana: le vigne delle Apuane

La provincia di Lucca offre, certamente, etichette di pregio. Salendo verso i monti, si pensa che si perda quel legame con l’enologia che caratterizza gran parte della regione: ma ci si sbaglia! La storia del vino in Garfagnana è familiare. È un territorio da sempre dedito all’agricoltura: per questo ogni contadino si garantiva le sue viti, per soddisfare i bisogni della famiglia. Non commercio, non alte mire: solo un bicchiere di rosso a tavola, perché, si sa, fa bene al cuore e allo spirito.

Spesso, in passato, i braccianti agricoli non avevano la proprietà dei campi. Essi appartenevano a “signorotti” di città, anche lontane, che lasciavano lavorare i propri appezzamenti ai locali. Tutta la produzione del vino della Garfagnana era quindi concentrata sulla quantità, così da smistare le bottiglie tra lavoratori e padroni. Un prodotto senza grandi pretese, con un sapore acetato, per accompagnare le piovose giornate garfagnine.

Questo riguarda, però, le generazioni precedenti: da qualche anno la storia è cambiata. Coraggiosi viticoltori locali si sono messi in gioco, iniziando una selezione di uve e terroir per dar vita a un prodotto di qualità. Ovviamente, il territorio non si presta molto alla viticoltura, ma con mano sapiente stanno emergendo etichette di tutto rispetto a livello nazionale e non solo.

La piovosità della zona, il suo terreno sdrucciolevole e le temperature più rigide rispetto ad altre zone toscane, non scoraggiano gli eroici produttori di vino della Garfagnana. Vi presentiamo due aziende vitivinicole garfagnine per iniziare a scoprire queste eccellenti produzioni toscane.

Grappolo d'uva tra le mani di un contandino

Podere Concori a Gallicano: passione ed esperienza

Quando ho contattato il titolare, Gabriele Da Prato, mi ha detto: “avvertimi prima, perché se non piove sarò in vigna”. Si può già comprendere come sia il meteo a farla da padrone in Garfagnana. Infatti, la ricerca dell’azienda per trarre il miglior prodotto da queste terre, parte proprio dal suolo bagnato da mille rovesci.

Gabriele Da Prato, che si definisce un vignaiolo naturale, ha scelto per la propria produzione il metodo biodinamico. La sua è una visione che ha portato una rivoluzione nel vino della Garfagnana: un legame indissolubile con il territorio e una sfida, certamente, vinta. Ogni bottiglia del Podere Concori racconta una storia, i millimetri di pioggia caduti e i ragionamenti degli addetti ai lavori.

La passione che alimenta questo vignaiolo nasce dalla tradizione familiare, che rispecchia quello che abbiamo raccontato poc’anzi sulla vita contadina. Gabriele ricorda le giornate con il padre contadino, i momenti passati in cantina ad osservarlo mentre si destreggiava in travasi. Una tradizione che si è rinnovata, superando i limiti del tempo.

La dedizione alla vigna è stata riconosciuta anche da importanti riconoscimenti: primo fra tutti, il premio ricevuto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che riconosce a Gabriele Da Prato l’onore di “Benemeriti della viticoltura italiana“, nel 2016. Podere Concori compare anche in guide prestigiose: nel 2017 nella guida “Vini d’Italia” dell’Espresso e nel 2020 nella guida “Slow Wine“.

Le etichette del Podere Concori

Oggi, infatti, il Podere Concori conta cinque etichette, ma una in particolare merita di essere raccontata. Si tratta di “Melograno”, Syrah con piccole percentuali di vecchi vitigni, nome donato da Gino Veronelli, uno dei principali valorizzatori del patrimonio enogastronomico italiano. Una denominazione che rimanda all’energia, non solo al colore.

Le altre quattro etichette sono: il Bianco Concori, un Traminer, un Pinot Nero e il Vigna Piezza. Le bottiglie sono ottenute tramite il sapiente equilibrio di diversi uvaggi: dalle antiche vigne garfagnine, al Syrah, passando per il Pinot Bianco e Nero e la qualità Chenin Blanc.

Una bottiglia del Podere Concori non è semplicemente vino. Gabriele Da Prato, sempre durante la nostra chiacchierata, mi ha raccontato che tutto questo fa una delle sue bottiglie: dalla terra alle persone, dalle montagne al fiume, dalla musica agli animali che gironzolano nel podere. In un continuo processo di miglioramento, il podere, grazie ai suoi cinque ettari, produce circa 30.000 bottiglie all’anno, utilizzando un sesto d’impianto 170 x 80.

Se vi siete già affezionati alla storia, non preoccupatevi: l’azienda propone degustazioni e visite guidate. Sicuramente ne resterete affascinati e verrete trasportati dalla dedizione nel proprio sogno di chi lo vive in prima persona.

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Bottiglia di Pinot Nero del Podere Còncori

Cantina Bravi a Camporgiano: il recupero della tradizione

Si dice sempre che le cose passino di generazione in generazione e così è per la famiglia Bravi. Dai nonni, lavoratori nei campi per terzi, all’odierna generazione, il vino della Garfagnana ha caratterizzato la storia familiare di quest’azienda biologica. Adesso, quelli che prima erano solo terreni coltivabili sono diventati fonte di studi e prodotti di qualità. Una produzione di 10.000 bottiglie (diffuse in 3 ettari di vigne) che vengono diffuse nei locali di zona, con la vendita diretta o sull’e-commerce, ma anche nel ristorante della Cantina, che ospita un agriturismo.

I vini della Cantina Bravi

Le etichette di punta sono due: un pinot nero e uno spumante metodo classico. Quest’ultimo è quello che più ci parla della Garfagnana: la famiglia Bravi è riuscita a recuperare le uve, per tradizione passata di diverse qualità, per dare una seconda vita (ma con una nuova lavorazione) al prodotto garfagnino. Grazie ad una preziosa collaborazione con l’Università di Pisa, è nato uno spumante naturale molto apprezzato, motivo di orgoglio per l’azienda.

Oltre a questi vini, la Cantina Bravi produce altre due etichette: il “Bravi Bianco” e il “Bravi Rosso“. Tutte le bottiglie dell’azienda derivano da qualità diverse: una parte che mira al recupero delle vecchie viti garfagnine, un’altra che si impone una sfida con il territorio con qualità più famose come: Chardonnay, Pinot Nero, Sangiovese e Merlot.

I problemi della zona si ripercuotono sui terreni della Cantina Bravi, che dai primi anni 2000 è in continua espansione. Prima tra tutte le criticità è quella di non avere a disposizione appezzamenti di terra contigui: il continuo spostarsi non rende la vita facile ai viticoltori. Piano piano la vinificazione si sta concentrando sempre di più intorno al nucleo di Camporgiano, così da avere sempre vicino le proprie viti. Quest’ultime, ad oggi, sono impiantate con una distanza di 0,80 metri tra pianta e pianta, mentre i filari distano tra loro di 2,10 metri.

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Bottiglie di vino della Grafagnana della Cantina Bravi

Due storie, diverse ma simili, di testardaggine garfagnina. Un’innovazione continua in una terra che è tutta da scoprire. Sapori nuovi ma antichi: una miscela, bevibile, del sapere del nonno e voglia di farsi spazio dei giovani. Questo e molto altro è l’eroico vino della Garfagnana.

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Rachele Favali
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