2/5 Due antichi vitigni a bacca nera: la Malvasia Nera e l’Abrusco

Malvasia Nera

La Malvasia nera è uno dei vitigni toscani autoctoni a bacca nera appartenente alla famiglia delle malvasie che in Toscana, prima di venire quasi totalmente abbandonata a causa delle difficoltà che pone in vinificazione, rientrava a pieno titolo nell’uvaggio del Chianti. Il suo nome deriverebbe da una variazione contratta di Monembasia, roccaforte bizantina a sud del Peloponneso dove si producevano vini dolci.

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Grappoli di uva nera sulla vite durante la vendemmia

Furono i veneziani a esportarli in tutta Europa con il nome di Monemvasia. Oggi la si sta riscoprendo, ed il vino che si ottiene è di un bel rosso rubino, mentre al palato è aromatico e fine. Vellutato in bocca, è intenso e di facile abbinamento. Ed è proprio con queste parole che la cantina Vallone di Cecione – della quale abbiamo ampiamente parlato in un articolo dedicato – descrive la sua Malvasia nera in purezza. Il breve affinamento in anfore di terracotta e la produzione limitata – solo 800 bottiglie all’anno! – rendono il vino ancora più speciale.

Abrusco

L’Abrusco è un vitigno a bacca nera di antica memoria, tanto da essere menzionato in alcuni documenti già nel 1622. Conosciuto esclusivamente in Toscana, ad oggi è considerata una specie vicina all’estinzione: pensate che ne esistono meno di 6 ettari coltivati! Classificato come vitigno ‘da colore’ è proprio con questo sinonimo che viene talvolta indicato, colore, a sottolineare la sua propensione a dare mosti decisamente carichi di antociani.

Il Castello di Brolio e le sue vigne in cui si produce Chianti Classico

Spesso quindi utilizzato per aggiungere profondità cromatica, i vini prodotti con l’Abrusco hanno buona struttura, aromi speziati e profumi di gradevole intensità. Il nome suggerisce anche una certa astringenza, oltre che una possibile appartenenza alla famiglia del labruschi. Si tratta di una varietà consentita in alcune denominazioni della Toscana, soprattutto nel Chianti DOCG e nella Capalbio DOC.

Qui, sulle colline a sud della provincia di Grosseto, l’Abrusco può rientrare fino al 50% dell’uvaggio dei vini rossi e rosati. Reperirlo in purezza è molto difficile, ma se volete familiarizzare con le sue caratteristiche, provate il Chianti Classico del Castello di Brolio dove lo trovate assemblato al Sangiovese.

Il prossimo vitigno è una sorta di miracolo: scopri perché a pagina 3

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Martina Tanganelli
Wine blogger and Ambassador of Tuscany
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