3 / 3 – A Gaiole in Chianti si può riscrivere la storia vitivinicola del territorio senese e d’Italia

La mostra “Cetamura 50. Materiali, persone, ricordi”

La scoperta dei vinaccioli, ospitati nella mostra “Cetamura 50. Materiali, persone, ricordi” – visitabile fino al 15 settembre al museo civico “Alle origini del Chianti” – potrebbe rivoluzionare il racconto del vino, anticipandone la nascita di oltre un millennio e cambiando anche la formula che oggi ci è nota: essi  offrono infatti grandi prospettive di ricerca sulla storia della viticoltura etrusca e romana nell’area che ora rientra nel disciplinare del Chianti Classico.

Per approfondire: Chianti, Chianti Classico, sottozone: facciamo ordine e spieghiamo i perché

Vigne nel Chianti Classico al tramonto

Non esiste storia che non possa essere riscritta

La scoperta fatta è sensazionale. – ha sottolineato Pescini – Se riscrive la nostra storia? Non esiste una storia che non possa essere scritta due volte, anche se non si cancella la leggenda del Gallo Nero”.

Anche dell’uva bianca tra i vinaccioli antichi

Tra i vinaccioli antichi è stata riscontrata dell’uva bianca, fatto tuttavia non straordinario, anzi coerente con la formula del 1872 che il Barone Bettino Ricasoli stilò per il Chianti (dato anche che al tempo non esistevano le denominazioni odierne): 70% di uve rosse sangiovese; 30% diviso tra canaiolo e uve bianche malvasia o trebbiano.

Bottiglia di Trebbiano toscano su tavolo di legno insieme a grappoli d'uva

Un team dell’Università di York sta studiando i vinaccioli

Nei giorni scorsi c’è stata una conferenza scientifica ospitata al museo civico “Alle origini del Chianti”, in cui un team dell’Università di York che sta studiando i vinaccioli ha fatto ulteriore chiarezza sia sui reperti che sul loro Dna che sulla varietà d’uva che veniva coltivata nella zona nell’antichità. E noi rimaniamo in attesa degli ulteriori sviluppi di questa interessantissima e appassionante vicenda.

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Foto di copertina Miguel Angel Moya Perona su Unsplash

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