Le storie toscane sono la nostra grande passione, ed è proprio questa la ragione per cui è stata fondata la rivista: raccontare storie che fanno grande la Toscana.

Ci piacciono tutte quelle che hanno un significato, un senso, che va al di là dei meri fatti narrati. Ci piacciono da morire quelle passate, ma forse ancora di più quelle attuali. Quelle che non si trovano sui libri, che scoviamo noi e che scriviamo per esperienza dopo averle tastate con mano.

Sì perché a TuscanyPeople piace tastare con mano. Lo ammettiamo, abbiamo un rapporto fisico, fortemente emozionale, con le storie che scriviamo e che viviamo sulla nostra pelle.

Storie di uomini e donne reali, in carne e ossa, che abbiamo conosciuto, che abbiamo apprezzato. Piccole vicende che possono essersi svolte in pochi, intensi, mesi, così come interminabili saghe che possono essere durate un’intera vita, o anche più vite.

Per noi non fa differenza. Amiamo le storie di passione, di percorsi difficili, di vittorie sudate, ottenute con forza, determinazione, coraggio, e siamo bravi a concentrare il tutto in un avvincente articolo di circa mille parole.

È il nostro talento, la nostra abilità: dire tanto in poco.

Al di là delle chiacchiere, un esempio d’interminabili saghe durate più vite? Semplice, l’Osteria Bonanni (ex Capounto) di Montelupo, che nel 2020 ha compiuto cent’anni tondi tondi. Un lunghissimo viaggio che va da nonno Tito e zio Pilade, passando per Carlino e Zia Fosca, continuando con Mauro (Capounto) e Marisa (che ancora cucina divinamente), per finire a Maurilio e Marzia, i due figli di Capounto.

E lo volete sapere un “dietro le quinte” sfizioso? Tempo fa un simpatico signore di San Casciano in Val di Pesa ci disse: me lo ricordo bene codesto Capounto, quando andavamo col mio babbo in Turbone ci fermavamo sempre per il ristoro dei cavalli.

Erano gli anni ’60, e Capounto era la classica “locanda di posta”, come si diceva un tempo. Ora è un baluardo inespugnabile della cucina tradizionale toscana, frequentato da nobili e VIP di ogni genere provenienti da tutto il mondo.

Ecco, questa per noi è una saga degna di essere raccontata.

Ma di belle saghe ce ne sono tante. Quella, tutta maremmana, del Prof Corino e della Fattoria La Maliosa, che insieme hanno sviluppato un brevetto, unico in Italia, per la produzione di uva e vino naturale. Oppure quella, molto affascinante, del viticoltore Ugo Bing, che addirittura prende le mosse dal lontano 1883. E che dire della celebre azienda Ruffino, e del sogno degli omonimi Ilario e Leopoldo di produrre vino di alta qualità fin dal 1887?

Per non parlare della mitica China Gambacciani - amaro famosissimo soprattutto a cavallo delle due guerre - che ha incredibilmente ripreso vigore ai nostri giorni; o della suggestiva Locanda Senio, tra i monti di Palazzuolo, sorta dal grande e lungo amore tra Ercole e Roberta.

Se poi invece volete un nome di storia toscana dal successo quasi istantaneo, o poco ci manca, chi meglio di Wikipedro? Inizia con dei video artigianali su Youtube e finisce per essere pubblicato da Mondadori e La Repubblica.

State con noi, ne abbiamo davvero tante di storie da raccontarvi.