2 Dicembre 2021 2021-12-09T15:04:46+01:00 Mario Minarini, la luce di Firenze nel solco della tradizione pittorica toscana TuscanyPeople Vieri Tommasi Candidi Share: Spazio Dinamico Arte in questi giorni ospita la mostra di Mario Minarini intitolata: “I colori di Firenze”. L’indirizzo, via dei Ramaglianti 10-12, è particolarmente suggestivo trovandosi in una zona magica della città, vicinissima a Ponte Vecchio, in quell’Oltrarno così bohemien mai a sufficienza celebrate. Mario Minarini, la luce di Firenze nel solco della tradizione pittorica toscana Mario Minarini, fiorentino, deriva la vena artistica dalla madre, la cui famiglia vantava diversi scultori, più che dal padre, probabilmente avverso per indole, interessi e professione, a un orientamento meno pratico del suo. Gli anni della formazione Compiuti gli studi presso l’Istituto d’arte di Porta Romana, Mario Minarini si avvia a una formazione importante come quella dell’arte orafa. Lavora per 10 anni nella ditta Meli Gioielli, quindi diviene titolare di una bottega in proprio. Ma la passione per la pittura c’è da sempre, latente, così come l’abilità nel disegno. “La bottega del Verrocchio – dice – era essenzialmente una bottega orafa in cui tutti studiavano il disegno come trampolino per le arti maggiori. Per non parlare di Cellini, Ghiberti, Botticelli. Probabilmente anche Leonardo ha iniziato il suo percorso da una bottega orafa. In realtà nella progettazione di gioielli si pensa in modo bidimensionale un problema tridimensionale, in altre parole si fa gli scultori. Poi il passo verso la pittura è breve.” Nel suo percorso ha fatto pratica con vari maestri, ad esempio nell’importante studio di Osvaldo Curandai o nello studio di Alessandro Berti, altro notevole pittore fiorentino. Ma soprattutto ha frequentato per 5 anni l’Accademia di Belle Arti di Firenze, specializzandosi presso la Scuola Libera del Nudo sotto la sapiente regia della storica maestra Sandra Batoni, purtroppo recentemente scomparsa. In verità nei suoi quadri, più che nudi, si notano composizioni di vario genere e affascinanti scorci di Firenze da cui emerge dappertutto la natura che, essendo nato il pittore alle Caldine, gli trabocca copiosa dall’anima. Spazio Arte Dinamico Nella mostra “Spazio Arte Dinamico” è presente, in effetti, molta composizione. “Per me la composizione è estremamente importante, anche perché permette di cogliere il legame con l’arte orafa che risiede alla base. La precisione del disegno, ad esempio, ma più che altro l’abilità nel catturare la luce, nel far brillare gli oggetti, la capacità di sentire gli oggetti, perché essi parlano, io li sento parlare. Come Morandi – la cui ultima opera ancora sul cavalletto, dopo la morte, raffigurava le sue adorate bottiglie -, anch’io vivo la passione per gli oggetti, con delle differenze significative, però. Pochi notano come nella mia pittura ci sia una ricerca delle luci e delle ombre. Probabilmente una metafora della luci e delle ombre della vita”. Osservando i suoi quadri – alcuni dei quali si possono parzialmente ammirare anche sul suo bel sito web mariominarini.it (vedi link) si percepiscono molte cose. Senza dubbio i contrasti, la luce. Il cielo molto luminoso. Ama il sole, il pittore. Ma si percepisce anche una lontananza, una profondità in ogni senso, figlia d’un’evidente ricchezza interiore. “L’azzurra lontananza, diceva Hermann Hesse”. E comunque a un artista nascere e vivere in una città come Firenze è forse la fortuna più grande che possa capitare. “Firenze non è una città antica, è una città contemporanea. Tutto può essere contemporaneo. Le cose che valgono sono sempre contemporanee. C’è un busto di Michelangelo, esposto adesso a Palazzo Strozzi, che mi ha fatto venire i brividi. Sono capolavori che annullano il tempo”. La pittura di Mario Minarini La pittura per Mario Minarini è grande passione. “Ho fatto una mostra importante, qualche anno fa presso il Consiglio Regionale della Toscana, che s’intitolava «Passione».” E la politica, che di passione ha sicuramente bisogno, gli ha tributato i meritati omaggi. “D’altronde dobbiamo ringraziare l’elettrice palatina Maria Luisa dei Medici che ha salvato i capolavori di Firenze dalla possibile razzia che avrebbero fatto i Lorena se lei non avesse donato l’intero patrimonio di famiglia alla nostra città. Infatti proprio il mio primo quadro in cui ho ritratto il Kaffehaus in Boboli, parla molto di questa storia“. Il fil rouge che segue Mario Minarini nello scegliere i soggetti per i suoi quadri molto spesso è la memoria. “L’ultima importante mostra che ho fatto a Certaldo s’intitola «Memorie di Toscana». Sono andato a ricercare storie toscane meno note ma non meno importanti. I miei dipinti hanno sempre questo anelito di memoria, di lontananza, vagamente nostalgico” I suoi sono colori a olio, la tecnica regina. Fondamentale è però la tecnica dei fondi. “La pittura fiamminga usava olii di lino, io qualcosa di molto più grezzo: l’acqua ragia. Ho bisogno di «gesto», e anche che il fondo risponda in un certo modo, con un certo carattere. Parliamo di gessi acrilici, di tempere. Poi tutto dipende da cosa si vuole dipingere. Per un paesaggio estivo, ad esempio, è consigliabile un fondo caldo: un arancio, un’ocra gialla. È il fondo che trasmette il carattere al quadro. Il calore è qualcosa che si percepisce realmente. Per una nevicata consiglierei un fondo blu, abbastanza freddo.” Tutto deve essere spento Mario Minarini ammette il suo amore per la pittura russa. “Sì, anche se rimane molto lontana, cromaticamente, dalla mia. Ma nella composizione e nei paesaggi sono fortissimi. Io però mi inserisco nel solco toscano che per tradizione non vuole mai un colore troppo acceso. Tutto deve essere spento, diceva Rosai. Il mio maestro, Curandai, strizzava gli occhi e diceva: guarda, Mario, tutto è grigio. Ed è vero. E poi vedere non è guardare, il cervello ci inganna. Io sono affascinato dalla filosofia e sono un grande ascoltatore di radio: le immagini ascoltate sono molto più magiche di quelle viste.” Gli autori del cuore di Mario Minarini sono tanti perché ama tantissime cose anche molto diverse tra loro. Van Gogh sicuramente è uno di questi. “Bisognerebbe leggere le lettere del grande olandese al fratello Theo per comprendere cosa significa fare questo mestiere”. Un toscano che gli è molto vicino è Telemaco Signorini e i Macchiaioli in genere. Un altro, che poi ha trovato grande fortuna a Parigi, è Boldini. Un altro ancora è un americano che ha legato il suo nome a Firenze: John Singer Sargent. Senza dubbio tutti maestri con la “M” maiuscola. Siamo nel figurativo, certo, ma gli piace molto anche l’arte astratta, pur non dipingendola. Il Fiorino d’Argento Nel dicembre del 2008, Mario Minarini, nell’ambito del Premio Firenze, riceve nel salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio il Fiorino d’Argento per l’opera “Manichino Uomo”. “Molto bello, ma per me è il passato”. Tuttavia il passato ci dice che ha fatto tantissime mostre sia nella nostra regione, che in Italia – nel Museo della Musica di Bologna, per fare un esempio -, che a livello internazionale, addirittura tra Londra e il Sudamerica. “Ho avuto un percorso importantissimo in Messico esponendo alla Camera dei Deputati a Città del Messico”. Attualmente a Certaldo sono istituzionalmente esposte le sue opere in precedenza esibite a Palazzo Bastogi. Quadri di dimensioni imponenti come quelli relativi ai manichini. Mario Minarini vi aspetta a Spazio Dinamico Arte per mostrarvi “I colori di Firenze”. L’indirizzo, è via dei Ramaglianti 10-12 (mappa), tra Ponte Vecchio e Piazza della Passera. Un appuntamento da non scordare. La Toscana è la tua passione? Anche la nostra! Teniamoci in contatto © Copyright Mario Minarini – Via G. Orsini, 60 Firenze Riproduzione Riservata ©Copyright TuscanyPeople Share: Informazioni sull'autoreVieri Tommasi CandidiScrittore & Ambassador of Tuscany [fbcomments url="https://www.tuscanypeople.com/mario-minarini-mostra-firenze/" width="100%" count="on" num="3"]