Botero aveva bisogno di confrontarsi con la grande arte occidentale

Alla ricerca di validi punti di riferimento, nel 1952 Botero lasciò la Colombia per il Vecchio Continente dove avrebbe potuto trovare una ricca cultura figurativa. La speranza era che tra i tanti musei europei, a contatto con gli artisti internazionali che all’epoca operavano soprattutto a Parigi, avrebbe potuto incrementare la propria formazione artistica, in un proficuo confronto col passato e col presente dell’arte occidentale.

Due donne guardano un quadro di Fernando Botero

A Madrid Botero rimase folgorato da un libro su Piero della Francesca

La prima tappa del viaggio fu la Spagna, grazie anche al Museo del Prado in cui dominano Goya e Velázquez. Ma non furono loro due a impressionarlo di più, anzi, una sera a Madrid, nella vetrina d’una libreria aveva notato un volume su Piero della Francesca, probabilmente la monografia di Roberto Longhi.

E così avvenne la rivelazione: “Allorché posai lo sguardo sul dipinto della copertina, l’incontro della regina di Saba con Salomone, fu come se qualcuno mi avesse finalmente mostrato cosa è la pittura. – disse Botero in un’intervista – C’era tutto quello di cui un pittore può sognare: il colore più fantastico che avessi potuto immaginare e il disegno incredibilmente pieno e generoso”.

Il più famoso didittico di Piero della Francesca è conservato agli Uffizi

Botero cambia i suoi piani e va in Italia, ad Arezzo

Così Botero acquistò il volume che aveva divorato cogli occhi e rivide i propri piani. Dopo una sosta relativamente breve a Parigi, ormai meta prefissata che non voleva perdere, si diresse senza indugio in Italia, ad Arezzo, per studiare dal vivo La Leggenda della Vera Croce, il capolavoro del pittore biturgense.

Scopri a pagina 3 cosa insegnò Piero della Francesca a Botero

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Scrittore & Ambassador of Tuscany
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