4 / 4 – L’ultima Cena: agone storico per grandi artisti

Il Cenacolo del Convitto della Calza del Franciabigio

Il vero gioiello d’arte custodito nel Convitto della Calza è il Cenacolo commissionato nel 1514 dalla badessa Suor Antonia de’ Medici al pittore fiorentino Francesco di Cristofano, detto il Franciabigio.

Per questo capolavoro Franciabigio studiò a lungo l’anatomia dei corpi e la prospettiva ispirandosi al Cenacolo di San Salvi dell’amico Andrea del Sarto. Un particolare affascinante è senz’altro il contrasto cromatico tra il verde scuro dello sfondo e la luce che entra dalle tre finestre dipinte: fra scorci di tipico paesaggio fiorentino si staglia nitida e robusta la sagoma delle mura merlate della scomparsa Porta di San Pier Gattolino.

Tanti i particolari da ammirare: brocche in ceramica, bicchieri ripieni di vino rosso, pani, fette di popone verde, oltre alle raffinate pieghe della candida tovaglia in lino. Sulle brocche si riconoscono lo stemma dei Cavalieri di Malta, simbolo dell’ordine delle suore gerosolimitane (le Cavalieresse) e quello mediceo a ricordare la committente.

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Il cenacolo del Franciabigio a Firenze nel Convitto della Calza

Cenacolo del Fuligno attribuito a Perugino

Ricordiamo inoltre il Cenacolo del Fuligno, nel monumentale refettorio del convento delle terziarie francescane della Beata Angelina da Foligno. Qui l’Ultima cena, affrescata nell’ultimo decennio del Quattrocento da Pietro Perugino e bottega, fu scoperta solo al momento delle soppressioni post-unitarie. Poiché il monastero era normalmente chiuso al pubblico, si ebbe un vero e proprio rinvenimento in seguito alla soppressione. Nell’entusiasmo generale, il grande affresco era stato inizialmente attribuito a Raffaello. A oggi è temporaneamente chiuso al pubblico.

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