A tu per tu con Andrea Lonardi, il secondo Master of Wine italiano

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Quali sono i suoi punti di riferimento

Etica, trasparenza, onestà intellettuale. Il vino più contemporaneo trasmette questi elementi. Essere quel territorio. Il periodo in cui eravamo tutti Parkerizzati è finito, oggi emergono valori che valorizzando le singole identità, creano così esperimenti originali, interessanti.

Andrea Lonardi secondo Master of Wine italiano

L’incontro enoico che ha segnato di più la sua passione

Ero in Champagne con mia moglie, a quel tempo era la mia fidanzata, e ho incontrato Christian Pol-Roger che mi ha riconosciuto e dedicato mezz’ora del suo tempo raccontandomi bellissime storie sullo Champagne. Mi ha incitato a fare il massimo, poi mi ha regalato uno Champagne millesimato, ce l’ho ancora in cantinetta da aprire! Mi ha fatto capire che era il momento di spingere sull’acceleratore, su tutto!

Un vino che recentemente l’ha stupita

Clau de Nell Chenin Blanc, azienda di proprietà di Leflaive, mi ricorda il Verdicchio, lo riporto all’Italia. Questo vino è un mix tra Sauvignon Blanc e Riesling, con finale leggermente mandorlato, acidità spiccata, sensazioni minerali gessose che fa cantare la parte finale del palato. Si presta bene con ogni abbinamento a tavola. Mi ricorda le Marche che dal punto di vista enologico sono sempre un grande piacere.

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La regione vitivinicola italiana oggi più interessante

Senz’altro la Toscana per il vino è superiore a tutte le altre regioni, sia per l’aspetto qualitativo che per quello professionale. Per un ragazzo giovane offre ottime esperienze, soprattutto sui vini rossi. Poi ci sono regioni con un potenziale immenso, come la Sicilia in cui vedo marchi bellissimi ma anche maggiori difficoltà ad esprimersi, e il Friuli, soprattutto nella zona del Collio, che sta facendo vedere un interessante ritorno dal punto di vista dei bianchi.

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