3 / 4 – L’Unione dei viticoltori di Panzano in Chianti

Cos’è l’Unione dei viticoltori di Panzano in Chianti?

L’Unione dei viticoltori di Panzano in Chianti è il primo biodistretto vitivinicolo d’Italia. 22 aziende di produttori appassionati che da oltre vent’anni tutelano il territorio con grande cura. La peculiarità è che il 90% delle vigne di Panzano in Chianti viene coltivata secondo i criteri della viticoltura biologica. Una scelta impegnativa e coraggiosa, capace però di offrire risultati significativi unitamente a un elevato rispetto dell’ambiente, e che viene portata avanti anche grazie alla collaborazione con la Stazione Sperimentale SPEVIS.

La lista delle 22 aziende dell’Unione dei viticoltori di Panzano in Chianti

Basilica Cafaggio, Casaloste, Candialle, Castello di Rampolla, Cennatoio, Fattoria di Rignana, Felciano, Fontodi, Il Molino Di Grace, Il Palagio di Panzano, Tenuta La Massa, L’Orcio a Ca’ di Pesa, Le Fonti, Le Cinciole, Monte Bernardi, Panzanello, Renzo Marinai, Tenuta Casenuove, Tenuta Degli Dei, Vallone di Cecione, Vecchie Terre Di Montefili, Vignole.

Noi di TuscanyPeople le conosciamo più o meno tutte, ma stavolta abbiamo fatto due chiacchiere in particolare con 4 di loro.

Agriturismo Le Cinciole preso da lontano

Casaloste

A Casaloste, Giovanni Battista d’Orsi, agronomo, enologo e Presidente dell’Unione, e sua moglie Emilia, seguono personalmente l’attività dal ’92, quando hanno acquistato l’azienda. “Faceva parte della storica azienda di Montagliari – ci racconta Emilia stessa – ed era dismessa. Noi l’abbiamo ritirata su e siamo riusciti a fare la prima vendemmia, già biologica (in regime di conversione) nel ’93, mentre la certificazione è arrivata l’anno dopo.”

La Fattoria si estende per 18 ettari, di cui 10 a vigneto D.O.C.G e 2 a oliveto. All’inizio facevano Chianti Classico e Riserva, poi si sono aggiunti uvaggi, come il merlot, per gli IGT.

Il sangiovese copre circa l’85% della superficie vitata complessiva, mentre il resto è rappresentato dal merlot e da altri vitigni. La produzione attuale è di circa 60.000 bottiglie di vino.

Molto interessante e curioso l’IGT Inversus, dedicato al loro terzogenito, Federico, i cui principali organi viscerali sono tutti posizionati in maniera speculare, senza che ciò gli comporti nessun problema di salute. Il vino, la cui etichetta mostra al centro l’impronta digitale di Federico, simboleggia l’imprevedibilità della natura che può anche arrivare a essere speculare a se stessa. Inversus, infatti, è un vino che segna un’inversione di approccio rispetto agli altri vini aziendali, col merlot al 90% e il sangiovese al 10%.

Scopri a pagina 4 le altre 3 aziende con cui abbiamo parlato

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Tommaso Baldassini Editore
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