Cucina toscana all’estero? Untrue unreal… come la mostra di Anish Kapoor a Firenze

Tutti questi primati confermano, ancora una volta, l’eccellenza enogastronomica del nostro territorio, e quando c’è l’eccellenza ecco che nascono i fake, tanto che il 60% degli italiani all’estero sperimenta, a sue spese,  vere e proprie imitazioni fasulle, come le bruschette con l’aglio confit e la carne spacciata per fiorentina.

Bistecca alla fiorentina cuoce sulla brace con ciocco di legno e rosmarino

Francesco Fagnani del ristorante Grotta di Santa Caterina da Bagoga racconta cose tutte da ridere

La nostra cucina è un’eccellenza – spiega Francesco Fagnani del ristorante Grotta di Santa Caterina da Bagoga –, e di conseguenza è oggetto di copie e imitazioni sbagliate soprattutto all’estero, maggiormente in America. È bene chiarire che la fiorentina è un taglio di carne preciso: la famosa t-bone, con il filetto e il controfiletto e l’altezza deve superare le tre dita. Quando non c’è il filetto si parla di costata ed è una cosa completamente diversa. Un’altra piaga purtroppo è la bruschetta, che spesso gli americani condiscono con l’aglio confit e l’olio bruciato. La vera bruschetta è fatta con l’aglio strofinato e l’olio nuovo”.

Questo spiega anche perché non di rado i ristoratori incappino in richieste decisamente insolite, soprattutto da parte di turisti stranieri assuefatti ai fake e abituati a gusti e sapori completamente diversi da quelli reali.

Negli anni ne ho sentite tantissime – spiega Fagnani -: dalla carne col ketchup, una salsa che non abbiamo nemmeno nel nostro ristorante, fino alla fiorentina ricoperta di burro per dare più sapore. Non manca mai poi, la bistecca ben cotta o la pasta sfatta. Da grandi poteri però, derivano grandi responsabilità; dunque, queste scene sono un’occasione per educare il visitatore alla cucina sana e a un’alimentazione equilibrata, che può portare anche vantaggi importati dal punto di vista salutare”.

Ricette tipiche del made in tuscany: la bistecca alla fiorentina

Ma il Governo Italiano s’è desto in difesa della cucina italiana (almeno per quella…)

Meno male che in difesa della cucina italiana è sceso il Governo candidandola tra i patrimoni immateriali dell’Umanità tutelati dall’Unesco, in modo da proteggere un settore importante che vale, a livello nazionale, 600 miliardi di euro e quattro milioni di occupati. D’altronde una candidatura non costa nulla, no?

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