Dolci di Carnevale della Toscana: tutte le ricette- TuscanyPeople

Quali sono e come cucinare i dolci di Carnevale tipici della Toscana: dai cenci alle frittelle fino ai berlingozzi, ecco come prepararli

1 / 4 – Al forno, fritti o ripieni: ecco le squisitezze toscane che a Carnevale non mancano mai

Dall’antica Roma a oggi, una tradizione da leccarsi le dita

Gli irresistibili dolci di Carnevale toscani possono essere al forno, fritti, o ripieni, ma sono tutti buonissimi. La loro origine risale addirittura all’antica Roma, quando si celebravano i Saturnali grazie a dolciumi a base di uovo e farina. Da allora i nomi e le ricette variano da zona a zona, secondo le tradizioni locali, ma il loro comun denominatore rimane la squisitezza.

E allora vediamo insieme le ricette per 5 classici dolci carnascialeschi toscani a cui è proprio impossibile resistere.

Frittelle di riso

Grande classico dei dolci toscani, le frittelle, oltre che per Carnevale si preparano anche per il giorno di San Giuseppe, festa del papà, il 19 marzo.

Ingredienti e ricetta per circa 45 frittelle

200 g di riso; 1 lt di latte; 2 uova; 100 g di farina; 50 g di burro; 1 cucchiaino raso di bicarbonato; 1/2 bustina di lievito per dolci; 1 arancia, il succo e la scorza grattata; 50 g di zucchero; sale olio per friggere.

Ecco come si preparano le frittelle: far bollire il latte con un pizzico di sale, aggiungere il riso e, dopo alcuni minuti, unire il burro, lo zucchero e la scorza dell’arancia grattata. Far cuocere bene: il latte verrà tutto assorbito. Poi togliere dal fuoco e far raffreddare. Volendo, anche tutta la notte. A questo punto aggiungere i rossi delle uova, il bicarbonato, la farina, il succo dell’arancia, amalgamare bene e, prima di friggere, incorporare il lievito e le chiare montate a neve ben ferma. Quindi riscaldare l’olio e, aiutandosi con 2 cucchiai, formare delle palline con l’impasto e cuocere fino a completa doratura. Scolare nella carta assorbente. Cospargere di zucchero semolato e servire tiepide.
La ricetta è liberamente tratta da “Il libro della vera cucina fiorentina” di P. Petroni.