Vita e opere di Benvenuto Cellini, grande mastro fiorentino del Rinascimento con un’esistenza dissoluta e oltre i limiti della legge

1 / 4 – Benvenuto Cellini: il fuoco della passione

Di cosa parliamo in questo articolo:

  • La nascita e la famiglia di Benvenuto Cellini
  • Benvenuto Cellini tra Roma e Mantova
  • Continua la scia di sangue nella vita dell’artista
  • In Francia e poi di nuovo a Roma dove finisce in prigione
  • Tra carcere e Accademia
  • La Saliera e il celebre “Perseo che decapita Medusa”
  • Cellini brillante letterato

Nel corso della storia artistica italiana le vite di molti grandi creativi sono risultate tormentate e ricolme di episodi oscuri e a loro modo imbarazzanti. Ne sanno senz’altro qualcosa Caravaggio, Masaccio, Perugino, Michelangelo, e anche gli stessi Dante e Leonardo furono protagonisti, loro malgrado, di episodi variamente chiacchierati. Ma chi più di ogni altro incarna l’icona dell’estroso turbolento e agitato è proprio Benvenuto Cellini, che fu attaccabrighe, spadaccino, maniaco sessuale e sodomita (al tempo si configurava come un reato da pena di morte), accoltellatore, assassino (mediante spade, pugnali, archibugi) eretico, evasore dai carceri papali, ladro. Tanto che i ritratti o i presunti autoritratti lo raffigurano sempre torvo, malmostoso e di pessimo umore, esattamente come Caravaggio.

Insomma un personaggio eclettico, poliedrico, come la sua immensa arte, che all’epoca fece parlare molto di sé e che tuttora ci appare come una delle figure al contempo più controverse e affascinanti del Cinquecento fiorentino.

Il busto di Benvenuto Cellini su Ponte Vecchio a Firenze

La nascita e la famiglia di Benvenuto Cellini

Benvenuto Cellini nacque il 3 novembre del 1500 a Firenze, secondogenito di Maria Lisabetta Granacci e di Giovanni, costruttore di strumenti musicali. Sin da piccolo il padre lo indirizzò verso la carriera di musico con risultati soddisfacenti: Benvenuto, infatti, si rivelò alquanto talentuoso sia nel canto che come strumentista di flauto.

Le prime turbolenze

All’età di 14 anni cominciò a lavorare nella bottega di Michelangelo Brandini, padre dello scultore Baccio Bandinelli. Mentre l’anno seguente si trasferì nella bottega di un orafo. A soli 16 anni, tuttavia, fu costretto a lasciare Firenze dopo essere stato coinvolto in una rissa insieme al fratello Cecchino.

Studiò a Bologna e Pisa ed ebbe come maestro, tra gli altri, l’orefice Ulivieri Della Chiostra. Alla fine del 1523 ecco che il suo temperamento impetuoso si manifestò di nuovo rendendosi protagonista di un’altra rissa che gli procurò la condanna a morte in contumacia, per la quale fu costretto a fuggire a Roma. Nell’Urbe il giovane Benvenuto venne accolto nella bottega di Lucagnolo da Jesi, dove iniziò a produrre gioielli autonomamente.

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