È da quando andiamo a scuola che sappiamo che Dante era Guelfo, nello specifico un Guelfo bianco. E i Ghibellini, dove sono finiti? Non erano loro i nemici giurati dei Guelfi? Ma soprattutto, alla fine, chi ha vinto tra Guelfi e Ghibellini?

Chi ha vinto tra Guelfi e Ghibellini? Chi erano i Guelfi bianchi e i Guelfi neri? Il racconto, in breve, di come sono davvero andate le cose

Da che Firenze è Firenze, la sua popolazione non è mai andata d’amore e d’accordo. Lotte economiche tra ceti sociali diversi, interessi contrapposti, faide tra famiglie per ottenere più potere, più prestigio, lotte fratricide all’interno della stessa famiglia. Secoli e secoli di ambizioni, avidità, invidia, rabbia hanno scosso una città che Dante, nel VI Canto dell’Inferno, chiama “partita” ossia “divisa”.

Chi ha vinto tra Guelfi e Ghibellini? Perché i Guelfi si dividono in Bianchi e Neri? Breve racconto della storia di Firenze tra il 1200 e il 1300.

Ma tra le varie fazioni che si sono originate nel tempo ce n’è una che per antonomasia le rappresenta tutte: i guelfi e i ghibellini. Ma, al di là di come è nata la rivalità, di cui ci occuperemo brevemente per capire le vicende, quello che ci interessa è: alla fine chi ha vinto tra Guelfi e Ghibellini?

Chi erano Guelfi e Ghibellini?

Guelfi e Ghibellini erano due partiti, nel moderno senso del termine, che nel corso del XII secolo, nel contesto del conflitto tra Chiesa e Impero, sostennero rispettivamente la Casa di Baviera e Sassonia degli Welfen (da cui “guelfo”) e quella di Svevia degli Hohenstaufen, signori del castello di Waiblingen (anticamente Wibeling, da cui “ghibellino”) le quali nel 1125, dopo la morte dell’Imperatore Enrico V, scomparso senza eredi diretti, lottavano per la corona imperiale. Questo è il significato etimologico.

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C’è poi anche una spiegazione prettamente locale, che riguarda solo il capoluogo toscano, e che vede protagoniste le famiglie Amidei e Donati, con Buondelmonte de’ Buondelmonti nella parte di vittima sacrificale.

Come è nata la rivalità tra Guelfi e Ghibellini

Importanti autori, tra cui Dante, Giovanni Villani e Dino Compagni, raccontano che due consorterie, ossia due gruppi di nobili legati da parentele e relazioni di clientela, trasformarono un litigio privato in un vero e proprio conflitto politico.

Un matrimonio, previsto in origine per ravvicinare due famiglie rivali, i Fifanti-Amidei e i Buondelmonti, saltò perché lo sposo, Buondelmonte de’ Buondelmonti, rifiutò la fanciulla promessa, figlia di Lambertuccio Amidei, preferendo contrarre una diversa alleanza matrimoniale.

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Chi ha vinto tra Guelfi e Ghibellini? Perché i Guelfi si dividono in Bianchi e Neri? Breve racconto della storia di Firenze tra il 1200 e il 1300.

Lo scontro familiare finì col coinvolgere tutta la nobile società fiorentina. Gli Amidei vendicarono l’affronto il giorno di Pasqua del 1216 assalendo e uccidendo Buondelmonte in Por Santa Maria, vicino al Ponte Vecchio.

Le fazioni

Con gli Amidei si coalizzarono gli Uberti e i Lamberti, che risiedevano tutti più o meno tra il Ponte Vecchio e piazza della Signoria, mentre dall’altra parte si opposero i Buondelmonti, i Pazzi e i Donati, che gravitavano tra via del Corso e Porta San Piero. La ferrea fedeltà degli Uberti all’imperatore fece sì che i due schieramenti cittadini si raccordassero a quelli sovracittadini nella contesa tra papato e impero, anche se per la verità in origine “guelfo” significava solo “anti-ghibellino”, indipendentemente dall’appoggio al papato.

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Dietro ai fatti di cronaca, tuttavia, è ovvio che i veri motivi di questa spaccatura nella vita fiorentina fossero rappresentati da questioni di carattere sociale, da interessi economici, e da faccende legate al lignaggio e al prestigio che ne conseguiva. In generale, tra i Ghibellini militavano nobili e magnati, mentre tra i Guelfi abbondavano imprenditori, commercianti e artigiani, talvolta persone anche molto abbienti ma di rado nobili. Ovviamente ciò non impediva che famiglie blasonate come gli Adimari sposassero la causa guelfa o viceversa.

Un parallelo con i nostri giorni

Prima di rispondere definitivamente alla domanda “chi ha vinto tra Guelfi e Ghibellini“, volendo fare un parallelo con le nostre categorie interpretative attuali, potremmo azzardare che i Ghibellini fossero conservatori e tradizionalisti, dato che il loro punto di forza era il lignaggio, mentre i Guelfi, classe emergente interessata a innovare ribaltando i precedenti equilibri, dei veri e propri progressisti, ottimi interpreti dello straordinario sviluppo economico che stava animando la città, e lungimiranti al punto da intuire verso quale direzione si stesse davvero muovendo.

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Chi ha vinto tra Guelfi e Ghibellini?

Nei primi anni del Duecento, Firenze è infatti città guelfa e, nonostante nei decenni successivi si alternino fasi favorevoli ai ghibellini, terminerà il secolo da guelfa, con l’estromissione dal potere del partito ghibellino. Questa è dunque già una prima risposta alla domanda “chi ha vinto tra Guelfi e Ghibellini”: vinsero i guelfi.

Chi erano i Guelfi bianchi e i Guelfi neri?

Ma c’è di più, perché Firenze fu addirittura città guelfa per eccellenza, dividendosi a sua volta tra Guelfi bianchi e Guelfi neri, con riferimento allo scontro tra due famiglie: i Donati (Guelfi neri) e i Cerchi (Guelfi bianchi). Sì perché le grandi famiglie aristocratiche, prevalentemente ghibelline, sconfitte militarmente nella famosa Battaglia di Campaldino nel 1289, e di conseguenza in città, pur di rientrare in gioco si fecero anche loro guelfe vestendo la casacca dei Guelfi neri legati al Papa da interessi economici tanto da favorirne l’intervento negli affari interni fiorentini.

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I Guelfi Bianchi invece, più aperti alle forze popolari, pur non essendo pregiudizialmente nemici del pontefice, perseguivano l’indipendenza politica della città e ne rifiutavano ogni ingerenza, accettando solo, come male necessario, quella dell’Imperatore.

Dal Medioevo al Rinascimento

Per questo i Neri accusavano i Bianchi di essere dei Ghibellini mascherati e per la stessa ragione Foscolo, ne “I Sepolcri”, chiama Dante (guelfo bianco) “ghibellin fuggiasco”. Tuttavia, già nel corso del XIV secolo queste distinzioni ideologiche iniziano a perdersi, sostituite dagli interessi nudi e crudi delle grandi famiglie in lotta per la conquista del potere.

Ed è proprio in questo periodo che si inizia ad affacciare sulla scena fiorentina, la grande dinastia simbolo del Rinascimento: i Medici.

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