Il percorso della mostra si apre ai tempi del primo Rinascimento fiorentino

Il percorso si apre nella Firenze di Cosimo il Vecchio e Lorenzo il Magnifico, grazie a manoscritti miniati di commissione ebraica e medicea, frutto dell’interazione tra scribi ebrei e artisti cristiani del primo Rinascimento toscano, con prestiti dal Jewish Theological Seminary di New York e da svariate biblioteche italiane. L’immaginario repubblicano e quello mediceo s’intrecciano nella rappresentazione di paradigmatiche figure bibliche, “eroi ebrei”, come il David in bronzo di Donatello (in prestito dai Musei di Berlino), o il Giuseppe della serie di arazzi tessuta nelle Fiandre per Cosimo I, di cui è presentato in mostra l’imponente Sogno dei manipoli.

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Statua in bronzo del David di Donatello

Figure mitiche e personaggi reali a braccetto

Il percorso affianca personaggi reali a figure mitiche, rivelando passaggi semisconosciuti della storia dell’ebraismo fiorentino, come l’attività dell’esploratore Moisè Vita Cafsuto, o quella del pittore ebreo Jona Ostiglio, di cui sono esposti, per la prima volta in tempi moderni, una selezione dei sette dipinti a lui di recente attribuiti, tutte opere commissionate dalla corte medicea; insieme all’autoritratto di Isaia o David Tedesco, anch’egli autore poco noto, ma che s’ipotizza sia stato un allievo dell’Ostiglio, in quella che si rivelò una delle prima botteghe d’arte all’interno d’un ghetto italiano.

Nella mostra c’è anche un modello tridimensionale

Luogo di segregazione, ma anche fulcro d’un importante microcosmo umano, spirituale e culturale, il Ghetto di Firenze è ricostruito anche attraverso un modello tridimensionale, frutto d’un decennio di ricerche condotte dallo Eugene Grant Jewish History Program del The Medici Archive Project.

Un percorso storico affascinante e inedito che abbatte stereotipi e pregiudizi: vai a pagina 3

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Scrittore & Ambassador of Tuscany
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