Intervista a Emanuele Giannelli, apprezzato artista contemporaneo, protagonista della mostra personale “Altro come possibilità“, appena conclusasi al Fortino di Forte dei Marmi.

Emanuele Giannelli: indagare la contemporaneità attraverso la scultura

Ho intervistato Emanuele Giannelli al finissage della sua mostra personale intitolata “Altro come possibilità“, tenutasi nel Forte Lorense, (comunemente chiamato Fortino) di Forte dei Marmi dal 3 al 27 agosto.

Emanuele Giannelli è un scultore toscano di fama internazionale. Lo abbiamo intervistato al finissage della sua personale a Forte dei Marmi

Emanuele Giannelli è un artista che possiede un’attitudine alla dimensione classica della scultura, che cosa significa?

Ho studiato all’Accademia, nella mia opera c’è un impegno alla figurazione. La figura deve però essere un elemento concettuale, fare accademismo non funziona, funziona se diventa un codice per raccontare storie contemporanee, se c’è una relazione tra figurazione e concetto dietro ogni singola scultura.

In questa mostra che cosa presenta?

I sospesi sono un lavoro esistenziale, sulla precarietà e gravità della vita. Il cavo è il protagonista della sospensione. Sono corpi che cercano di reagire alla prescrizione della contemporaneità. Galleggiano, sono figure che con le loro muscolature cercano di reagire, di combattere, di migliorare la propria quotidianità. Tutto il mio lavoro è un po’ provocatorio, la provocazione è molto positiva. Provocare un’emozione, uno stato d’animo, attraverso l’opera d’arte fa nascere il dialogo. Io cerco di provocare il dibattito, non ho nessun tipo di risposta, ho i miei dubbi, che sono tanti, e sono un po’ i dubbi di tutti.

Emanuele Giannelli è un scultore toscano di fama internazionale. Lo abbiamo intervistato al finissage della sua personale a Forte dei Marmi

L’opera ‘Self portrait’ è un’altra provocazione. Il significato è filosofico. In Italia in particolar modo, ma direi da tutte le parti, siamo molto lamentosi, ci piace lamentarci degli altri, in questo mondo individualista è molto facile dare la colpa agli altri.

Deve cambiare la prospettiva di pensiero; questa testa di scimmia vuole parlare della mia bestialità, cerco di pensare che il problema innanzitutto sia io, sono io Emanuele Giannelli che devo migliorare e non gli altri, devo cercare di convivere meglio con altre persone, così darei un piccolissimo aiuto nel migliorare la società.

Credo che sia l’unico modo per migliorare il mondo. Ho rappresentato la scultura di uno scimmione che sono io, le cuffie sono la contemporaneità: avevo bisogno di mettere qualcosa di contemporaneo, il ritratto alla scimmia è quasi iper realista, le cuffie sono pop.

La mostra racchiude sculture e installazioni che abbracciano gli ultimi 10 anni della sua personale ricerca, realizzate con un materiale come la resina.

Sì, è un materiale molto contemporaneo, leggero, resistente, straordinario. Lo puoi colorare, lo puoi far sembrare diversi materiali e ti permette di stare sul mercato in maniera giusta, con costi più bassi rispetto a bronzo, marmo, legno.

Emanuele Giannelli è un scultore toscano di fama internazionale. Lo abbiamo intervistato al finissage della sua personale a Forte dei Marmi

Le opere di Emanuele Giannelli raccontano il destino di un’umanità silente ed alienata, eppure non per questo priva di tensione comunicativa.

Sig. Giannelli, qual è il suo percorso artistico?

È tra i più classici, liceo artistico e poi Accademia, il primo anno a Roma e poi gli altri tre a Carrara. Per la lettura del mio lavoro serve il fumetto, i libri e i viaggi, in modo particolare quelli a Berlino e a New York Anni ’80 e ‘90, due città dove andavo spesso, ascoltando specialmente musica industriale.

La ricerca scultorea di Emanuele Giannelli si concentra molto nella creazione di figure dalle sembianze umane, ma con evidenti mutazioni, alterazioni e distorsioni che vanno a modificarne la natura.

Cosa ci vuole dire?

È tutto in trasformazione, il nostro periodo storico è un momento di caos, in parte normale in quanto caratteristica di fine millennio. L’uomo ha sempre avuto paura del cambiamento, certo che questo caos tra etica e mancanza di etica è abbastanza visibile e nel caos c’è sempre l’arte.

Emanuele Giannelli è un scultore toscano di fama internazionale. Lo abbiamo intervistato al finissage della sua personale a Forte dei Marmi

Attraverso la sua scultura vuole narrare quell’aspetto umano che riguarda il disagio, il pericolo e il fascino dell’autodistruzione. Come esprimerlo?

La mia scultura vuole e cerca di indagare il contemporaneo, lo trovo pieno di caos quasi disarmante, l’uomo occidentale è capace di grandi cose come la tecnologia ci siamo molto evoluti, ma nello stesso tempo abbiamo l’autodistruzione. Nel mezzo c’è il mio percorso artistico, cerco di indagare le problematiche della contemporaneità: le cellule staminali, l’omosessualità, la precarietà della vita, la diversità, la manipolazione corporea, cerco di tradurle in scultura quello che vedo intorno a me, reputo il mio lavoro anche politico.

Oggi l’artista Emanuele Giannelli deve occuparsi dell’impegno politico e sociale, l’arte è comunicazione. L’artista deve avere la consapevolezza dell’impegno, la poetica deve andare in questa direzione. Sono crudo e duro, ma questo è un lavoro anche coraggioso, specialmente in Italia dove siamo pieni di un cattolicesimo bigotto e di sensi di colpa.

Emanuele Giannelli è un scultore toscano di fama internazionale. Lo abbiamo intervistato al finissage della sua personale a Forte dei Marmi

Emanuele Giannelli vive da lungo tempo in Versilia benché Roma sia rimasta una costante interiore, un luogo lasciato ma mai abbandonato.

Sig. Giannelli, che cosa ha trovato in Toscana?

A Roma mi chiamano toscano e qui mi chiamano romano! Questo mi crea un’imbarazzante gioia! In Versilia ho trovato me stesso. Noi toscani siamo animali straordinari: abbiamo delle capacità ma viviamo nel nostro Medioevo ancora molto radicato, sembriamo molto aperti ma siamo molto chiusi, esprimiamo genialità e saper fare, siamo molto introversi, invidiosi, gente di mare con poca voglia di lavorare ma capaci, abbiamo gestito abbastanza bene il nostro territorio e qui si può vantare un certo stile di vita. Come scrisse Malaparte: “due toscani in paradiso fanno fatica a salutarsi“.

Un’opera a cui è più legato?

Quella che devo ancora fare, perché tutti noi artisti pensiamo che l’opera con l’O maiuscola è uno scatto mentale importante, dobbiamo sempre pensare che quella più importante è quella che deve ancora venire, è il momento che vivi intensamente, è quello che stai facendo. Ora sto pensando a rispondere, ma anche alla scultura che devo fare domani.

Emanuele Giannelli è un scultore toscano di fama internazionale. Lo abbiamo intervistato al finissage della sua personale a Forte dei Marmi

C’è un nuovo progetto a cui stai lavorando Emanuele Giannelli?

Ci sono diverse mostre in arrivo, ma quella che mi incuriosisce di più è il nuovo sentiero fatto con 2 giganti, un lavoro finito un paio di mesi fa. Il gigantismo è una cosa curiosa, lo trovo molto contemporaneo, d’impatto, l’idea che va a cercare la visualizzazione da sola è molto forte e funziona perché portare persone in un museo è molto difficile.

L’arte dovrebbe uscire fuori, ho curato molto l’aspetto esterno di questa mostra con sculture giganti molto importanti che conquistano spazi che prima non erano scontati come le piazze. Servono molto alla visibilità per noi artisti e fare il gioco di uscire dalla galleria per andare incontro alla gente, fare il selfie con noi artisti che cerchiamo la comunicazione è molto interessante. Nei prossimi anni voglio far lavorare queste due sculture e farne altre indagando il concetto del gigante esplorando un concetto diverso di scultura.

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