Densità d’impianto, serbatoi d’acciaio inossidabile e… barrique!

In Toscana si continuarono a piantare nuovi cloni, così da avere maggiore densità d’impianto, e in cantina si sostituirono i fusti di legno con nuovi serbatoi di acciaio inossidabile dotati di controllo della temperatura di fermentazione. E naturalmente non poteva mancare l’ingrediente principale dei nuovi vini: la piccola barrique di provenienza francese, in grado di donare quei sentori di legno e di vaniglia che tanto piacciono agli americani.

I Supertuscan, come detto, furono fin dall’inizio un miscuglio di vari stili che non rientravano in nessuna delle denominazioni di origine esistenti (DOC, DOCG) ed erano venduti come “Vino da Tavola” poiché nessuna denominazione poteva accogliere la loro miscela.

Per approfondire: 50 anni di Sassicaia. Ilaria Tachis: vino di sostanza, come mio padre

Botti di Sassicaia

I vitigni prevalenti nella composizione di un Supertuscan

Tra i vitigni prevalenti per la composizione di un Supertuscan non c’erano solo varietà internazionali, come Cabernet Sauvignon e Merlot, ma anche l’autoctono Sangiovese, a condizione che fosse elaborato in varietale, come ad esempio nel Chianti, dove Tignanello spopolava. Anche Giovanni Manetti di Fontodi o Paolo de Marchi, di Isole e Olena, dovettero imbottigliare come vino da tavola Flaccianello della Pieve e Cepparello. Stessa sorte per il leggendario Le Pergole Torte di Montevertine, un Sangiovese in purezza voluto da Sergio Manetti.

Il fatto è che a differenza della prestigiosa denominazione DOCG, il nome non ufficiale di Supertuscan conteneva quasi tutto: sia l’elegante finezza e lo stile bordeaux del Sassicaia, come l’opulenza massiccia del Masseto, o il fruttato robusto del Sangiovese nel Cepparello: tre stili che presto trovarono imitatori in tutta la regione.

Per approfondire: I vitigni internazionali in Toscana: 8 grandi vini a base Cabernet Franc

Grappolo di Sangiovese durante la vendemmia

La nascita del Sassicaia

Tornando al Sassicaia, uno dei primi Supertuscan, e sicuramente tra i più influenti del movimento, il creatore, il Marchese Mario Incisa della Rocchetta, intendeva realizzare un vino che rispondesse alla sua predilezione per certi vini francesi, non a caso le prime barbatelle impiantate provenivano da Bordeaux. Oggi il Marchese Nicolò Incisa della Rocchetta, figlio di Mario, e attuale proprietario della Tenuta San Guido, considera il Sassicaia un vino senza tempo, ma non per questo un vino vecchio: “Abbiamo sempre utilizzato uve degli stessi tre o quattro vigneti, non ne abbiamo mai aggiunti di nuovi, abbiamo solo ampliato quelli esistenti“. Così, la composizione di base del vino è rimasta la stessa: molto Cabernet Sauvignon e poco Cabernet Franc.

E così, ammaliati dall’idea del Sassicaia, gli Antinori risposero col Tignanello e il Solaia: vai a pagina 4

Informazioni sull'autore

Scrittore & Ambassador of Tuscany
[fbcomments url="https://www.tuscanypeople.com/storia-dei-vini-supertuscan/" width="100%" count="on" num="3"]