Vita e opere di Paolo Uccello, allievo di Lorenzo Ghiberti, considerato uno dei più grandi artisti del Rinascimento

1 / 4 –  Paolo Uccello: l’arte di un genio oltre il suo tempo

Paolo Uccello, la nascita (probabilmente al Firenze) e il soprannome

Paolo di Dono, detto Paolo dell’Uccello o Paolo Uccello, venne alla luce nel 1397 da Dono di Paolo e da Antonia di Giovanni del Beccuto. Il padre esercitava il mestiere di barbiere e cerusico a Pratovecchio in Garfagnana, e s’immatricolò all’Arte dei medici e speziali nel 1365. Quindi si trasferì a Firenze di cui prese la cittadinanza nel 1373. È qui che Paolo di Dono probabilmente nacque – nonostante Pratovecchio continui a pretendere d’avergli dato i natali – dopo che il padre nel 1387 ne aveva sposato la madre, appartenente a una nobile e ricca famiglia fiorentina.

Il suo soprannome, Paolo Uccello risalirebbe, secondo Vasari, alla passione di Paolo per gli animali, che spesso studiava e disegnava: «si dilettò più degli uccelli che d’altro, fu cognominato Paolo Uccelli».

Ritratto di Paolo Uccello, uno dei più grandi artisti del Rinascimento

La sua arte “raffinata e sottile

Paolo venne celebrato fin dalle fonti più antiche come virtuoso della prospettiva, che tuttavia rappresentò per lui solo uno dei mezzi con cui raffigurò la sua realtà, colorata e fantastica, in bilico tra eccezione e regola, realismo e astrazione, ordine e disordine, Gotico e Rinascimento. L’interesse per il suo lavoro proseguì per tutto il Quattrocento, come dimostrato dalla tenacia con cui lo stesso Lorenzo il Magnifico cercò di ottenere i tre episodi della Rotta di San Romano, sforzo che fu coronato dal successo nel 1484.

La celebrazione che ne fa il Vasari

Giorgio Vasari, dal canto suo, lo inserì insieme a Donatello, Brunelleschi, Ghiberti e Masaccio tra i padri del Rinascimento fiorentino, tratteggiandone una figura indelebile: «dotato dalla natura d’uno ingegno sofistico e sottile». Tuttavia, da buon artista cinquecentesco, Vasari denuncia una certa qual difficoltà ad apprezzare appieno «quella sua maniera secca e tagliente» […] che «affatica la natura», e quel suo amore per le difficoltà che l’avrebbe portato in vecchiaia a rinchiudersi «in casa attendendo alla prospettiva, che sempre lo tenne povero et intenebrato insino alla morte», originando in tal modo un’interpretazione umbratile della figura di questo grande artista, dominante fino al XIX secolo.

Ma chi era davvero Paolo Uccello? Scoprilo a pagina 2

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Scrittore & Ambassador of Tuscany
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