Caterina Sforza è una donna che mi ha sempre affascinato. Bella ed esplosiva, crudele e appassionata. Rampolla di una stirpe guerriera e nipote del più importante fra i capitani di ventura, Francesco Sforza, era una vera forza della natura passata ai posteri con nomi di battaglia come la “leonessa delle Romagne” o la “tigre di Forlì”.

Caterina Sforza, potenza e spietatezza di una bellissima valchiria rinascimentale

Un cronista veneziano definì Caterina Sforza “femina, quasi virago, crudelissima e di grande animo. Senza dubbio prima donna d’Italia”.

Caterina Sforza, Signora di Imola e Forlì, è un'importante figura del Rinascimento. 3 matrimoni e 8 figli tra cui Giovanni de' Medici soprannominato "delle Bande Nere".

Caterina Sforza, la madre di Giovanni delle Bande Nere

Una creatura spaventevole, mai spaventata, che seppe affrontare a testa alta tutti i potenti del suo tempo. “Essa è grande nella Storia” – disse P.D. Pasolini – “non già per aver iniziato tempi nuovi, ma per avervi spiccato come figura antica”.

Nella nostra ampia carrellata sulle più importanti donne dei Medici ne parliamo, magno cum gaudio, in quanto moglie, in terze nozze, di Giovanni de’ Medici – appartenente al ramo collaterale della famiglia detto il “Popolano” -, e soprattutto madre di quel Giovanni che sarebbe poi divenuto noto col soprannome “delle Bande Nere”, senz’altro il più grande condottiero della casata fiorentina, nonché di Cosimo I, il primo Granduca di Toscana.

Alla morte di Lorenzo il Magnifico, il potere passò a Piero dei Medici inaugurando un periodo nero della storia di Firenze e della Repubblica Fiorentina.

L’infanzia di Caterina

Caterina Sforza nasce a Milano nel 1463, ed è frutto della storia d’amore tra Galeazzo Maria Sforza e Lucrezia Landriani, sua amante ufficiale e madre di 4 dei suoi figli. Il nonno Francesco è il fondatore della grande dinastia di Milano, mentre lo zio, Ludovico il Moro, è quell’usurpatore che avrebbe brigato per un ventennio fino a divenire duca.

Cresciuta presso la nonna Bianca Maria Visconti, Caterina, fin da piccola, non sopporta nessun gioco. Contestatrice e ribelle, sa usare la spada e ama la caccia. È alta, ben fatta, biondissima, molto bella, una vera valchiria. A 8 anni prende parte al corteo che scorta il duca di Milano in visita a Lorenzo il Magnifico. Già così piccola rimane incantata dalla dimora medicea priva di torri e prigioni. Questo viaggio le rimane impresso nella memoria, ma solo molti anni dopo tornerà in via Larga (mappa) da legittima consorte di un Medici.

Lorenzo il Magnifico oltre ad essere un fine politico che anni riuscì a far mantenere la pace tra i potentati italiani, incarna perfettamente la figura del principe ideale del Rinascimento

Il matrimonio con Girolamo Riario

Caterina rientra a Milano e sposa Girolamo Riario – il codardo nipote di papa Sisto IV – che la stupra per “assaggiarla prima del matrimonio”. A 10 anni è l’ultima volta che china la testa.
Il padre di lei dona a Riario la contea di Imola alla quale si deve sommare la città di Forlì donata dal papa. Caterina e Girolamo diventano Signori degli Stati Romagnoli, importante territorio di passaggio per chi viaggia verso sud. In realtà vivono a Roma, dove lui è capitano della Chiesa, ma così hanno una terra su cui regnare.

Tuttavia, nel 1484, lo zio papa muore all’improvviso e le cose si mettono male. Ben presto a Roma nascono terrore e disordini e subito, come sempre accade in questi casi, prendono campo le vendette trasversali.

Ma è qui che Caterina Sforza mostra per la prima volta la sua indole indomita e guerriera. Incinta, si mette alla testa dei cavalieri del marito e occupa Castel Sant’Angelo dove rimane per 12 giorni a minacciare il Vaticano. Esige che i cardinali si riuniscano in Conclave e che un nuovo papa sedi i tumulti. Nel mentre il pavido Girolamo entra in trattativa con gli alti prelati e Caterina è costretta a ritirarsi, ma rimane pur sempre agli atti la sua gagliarda prova di forza.

Caterina de' Medici è una delle figure storiche toscane più conosciute del Rinascimento che rivoluzionò la corte di Francia divenedone regina

A capo della resistenza

Abbandonata Roma, lei e il marito si rifugiano a Forlì dove Girolamo viene assassinato da una congiura di notabili locali. Caterina Sforza, con la scusa che avrebbe convinto alla resa il suo fedelissimo Tommaso Feo, comandante della Rocca di Ravaldino, riesce ad entrare da sola nella cittadella fortificata. I fratelli Orsi e gli altri suoi nemici sono relativamente tranquilli visto che hanno ancora in mano, oltre alla madre e alla sorella, i suoi 6 figli piccoli. Ma non la conoscono bene.

Non appena entrata nella rocca, la giovane contessa inizia a organizzare la resistenza verso gli usurpatori i quali, dopo qualche ora, cominciano a minacciarla d’impiccare davanti a lei tutti i suoi figli, dal maggiore, di 9 anni, fino all’ultimo, di soli 8 mesi. Ecco allora che Caterina appare, sporca e scarmigliata, sulle mura della rocca, e urla di sotto: “Fatelo se volete, impiccateli pure!” – poi, alzando le gonne e indicando il pube con le mani, aggiunge – “Qui ho quanto basta per farne altri!

Ovviamente Caterina conta sul fatto che nessuno oserebbe macchiarsi di un crimine tanto orrendo e, nonostante l’enorme rischio, ha ragione: resiste nella rocca fino a quando l’esercito dello zio Sforza non le restituisce la Signoria. Poi vendica la morte del marito con una crudeltà che oggi sembrerebbe efferata, ma che all’epoca era costume.

Caterina Sforza, Signora di Imola e Forlì, è un'importante figura del Rinascimento. 3 matrimoni e 8 figli tra cui Giovanni de' Medici soprannominato "delle Bande Nere".

Signora di Imola e Forlì

A Caterina Sforza viene restituita la Signoria di Imola e Forlì di cui diviene amministratrice unica per conto del primogenito Ottaviano, dimostrando di essere abile non solo in battaglia, ma anche al governo. Revisiona il sistema fiscale, riduce le tasse, fa costruire giardini e palazzi, protegge le arti, ossia tutto ciò che un buon “principe” machiavelliano dovrebbe fare. La stessa donna che combatte al fianco del suo esercito, a corte appare in eleganti abiti di seta e velluto, sempre bellissima, nonostante le numerose gravidanze e le varie vicissitudini che la vedono protagonista.

Che Caterina Sforza sia bellissima non v’è alcun dubbio: nel ritratto più importante che di lei è giunto fino a noi, quello dipinto da Lorenzo di Credi e conservato nella Pinacoteca Civica di Forlì, ne possiamo apprezzare i tratti morbidi e delicati nonché lo sguardo fiero di chi non si fa dominare. Caterina viene ritratta da tutti i grandi pittori del suo tempo, e si ipotizza che una delle 3 Grazie raffigurate nella Primavera del Botticelli abbia il suo aspetto.

Caterina Sforza, Signora di Imola e Forlì, è un'importante figura del Rinascimento. 3 matrimoni e 8 figli tra cui Giovanni de' Medici soprannominato "delle Bande Nere".

Gli experimenti della excellentissima signora Caterina da Forlì

È possibile che la sua bellezza sia dovuta anche ai cosmetici e agli unguenti preparati da lei stessa, dal momento che per tutta la vita si occupa di erboristeria, cosmetica, medicina e alchimia, e che scrive anche il libro, “Gli experimenti della excellentissima signora Caterina da Forlì”, una raccolta di più di 400 ricette, per lo più di carattere cosmetico, indirizzate a conservare la bellezza secondo quelli che sono i canoni dell’epoca.

Da qui la ricetta per “fare la faccia bianchissima et bella et lucente et colorita”, per “far crescere li capelli longhi insino at terra” e “a far cadere peli che mai più tornaranno”. La copiosa mole di corrispondenza che intrattiene con altre nobildonne, medici e scienziati dimostra la sua competenza in questo campo.

Caterina Sforza, Signora di Imola e Forlì, è un'importante figura del Rinascimento. 3 matrimoni e 8 figli tra cui Giovanni de' Medici soprannominato "delle Bande Nere".

Un matrimonio segreto

Una donna dalle mille risorse e dalle grandi passioni, Caterina Sforza. Se per il marito Girolamo Riario ha provato nient’altro che disprezzo, esplode però in lei anche un grande amore. S’innamora perdutamente del ventenne Giacomo Feo e lo sposa in gran segreto per timore di perdere la tutela dei suoi figli e, di conseguenza, il governo dello stato.

Grazie al suo appoggio il giovane raggiunge un grande potere e per questo è ben presto vittima di un complotto ordito dalla maggioranza dei nobili di Forlì. Non l’avessero mai fatto. Le cronache del tempo ci tramandano una Caterina furiosa che mette in atto una vendetta spietata: un bagno di sangue che estingue intere famiglie.

La Rocca di Rivaldino si trova a Forlì

Il terzo matrimonio e l’ottavo figlio

Nel 1496 Caterina Sforza conosce l’ambasciatore della Repubblica di Firenze, Giovanni de’ Medici detto il Popolano, figlio di Pierfrancesco il Vecchio, che appartiene al ramo collaterale della famiglia. Ostile al cugino Piero de’ Medici, succeduto al padre Lorenzo il Magnifico, Giovanni è stato mandato in esilio col fratello Lorenzo. Quando poi Piero si arrende incondizionatamente e vergognosamente a Carlo VIII, Giovanni torna in città insieme al fratello assumendo il cognome di Popolano.

È a questo punto che i destini di Giovanni de’ Medici e Caterina Sforza si incrociano. Lui è forse la spalla su cui lei – madonna-valchiria folle di dolore e solitudine – può piangere e riposarsi. E Firenze è forse, nell’immaginario della nobildonna, la città amica della giovinezza.

Giovanni il Popolano fu il marito di Caterina Sforza e padre di Giovanni dalle Bande Nere

Vedova per la terza volta

Fatto sta che il Medici e la Sforza si sposano subito e, nell’aprile del 1498, nasce Ludovico, nome che gli viene dato in onore dello zio, il duca di Milano. Purtroppo Giovanni muore di malattia solo 6 mesi più tardi, lasciandola vedova per la terza volta.

Adesso Caterina ha 36 anni e 8 figli. Il nome dell’ultimogenito, Ludovico, si trasforma in Giovanni, come il padre scomparso. Un giorno sarà il mitico Giovanni delle Bande Nere, grande condottiero e futuro padre di Cosimo I, il primo Granduca di Toscana.

La Normale di Pisa si trova in Piazza dei Cavalieri ed è una scuola d'eccellenza in Toscana. Ma perchè la Normale di Pisa si chiama così?

Gli ultimi anni di Caterina Sforza

Il famigerato Cesare Borgia, figlio del nuovo papa Alessandro VI, alleato dei Francesi, mira alla terra romagnola. La contessa lascia i figli a Firenze e corre a Forlì barricandosi ancora una volta nella rocca e sperando negli aiuti dello zio e della Repubblica fiorentina. Ma questi non arrivano. Caterina Sforza, vera guerriera, guida la difesa. Il Valentino l’assedia giorno e notte: lei ha una taglia sulla testa.

Dopo strenua difesa, la rocca cade e Caterina deve arrendersi. Viene portata a Roma e imprigionata a Castel Sant’Angelo. Per 6 mesi sopporta mille abusi. Ma non soccombe. Liberata, grazie all’intervento francese, si rifugia a Firenze e trova asilo nel convento delle Murate insieme al piccolo Giovanni travestito da femmina per sfuggire a chi vuole depredarlo dell’eredità.Il complesso de Le Murate a Firenze

Caterina Sforza muore di polmonite, a 46 anni, mentre è ancora intenta a cercare di recuperare la Signoria. “Se potessi scrivere tutto – mormora a una suora, o a un frate, poco prima di morire farei stupire il mondo”.

Come se già non l’avesse stupito abbastanza.

 

📍PER APPROFONDIRE:

👉 Le Donne dei Medici

👉 Storia dei Medici: Cosimo I, il primo Granduca di Toscana

👉 Maria Salviati e Giovanni dalle Bande Nere: la nascita di un Granduca

👉 Caterina de’ Medici, la fiorentina che insegnò la cucina ai Francesi

 

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