Dialetto della Garfagnana: viaggio tra termini ed espressioni tipiche del bellissimo territorio toscano in provincia di Lucca, dominato dalle Alpi Apuane.

Dialetto della Garfagnana: termini ed espressioni tipiche

La Garfagnana è senza dubbio uno di più bei territori della Toscana, ma lo stereotipo del dialetto tipico toscano qui viene meno. Il dialetto della Garfagnana, infatti, attinge vocaboli da un po’ tutte le dominazioni che le popolazioni locali hanno visto, durante la storia.

Fortezza delle Verrucole in una giornata di sole

Le principali caratteristiche del dialetto della Garfagnana

Possiamo sostenere, a grandi linee che il dialetto della Garfagnana mette insieme un rude parlato toscano, figlio della vita montanara e campagnola, con un emiliano stentato che non è riuscito del tutto a valicare i monti, a cui si aggiunge uno spruzzo di ligure, che prende piede nella vicina Lunigiana.

Non si aspira la C

Un mix di ingredienti che rende il dialetto della Garfagnana un buffo toscano: non si aspira nessuna consonante, e si pronuncia la “G” al posto della “C” dolce.

Un vocabolario estremamente legato al locale

Il dialetto della Garfagnana presenta anche vocaboli bizzarri, che destano sguardi persi in chi li sente per la prima volta venendo da fuori zona. È impossibile esaurire tutto il vocabolario utilizzato nel territorio, anche perché ogni termine ha una sua accezione prettamente locale che può variare di chilometro in chilometro. In poche parole, spesso si fraintendono anche tra paesi vicini.

Guera alle doppie r

Altra caratteristica del parlare garfagnino è togliere la doppia “r”: la guerra diventerà “guera”, la terra invece “tera” e il farro, prodotto di spicco del territorio, viene chiamato “faro”.

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Il farro della Garfagnana è una delle 15 IGP della Toscana

Detti tipici garfagnini

CominGiamo ad elencare alcuni, tra i più utilizzati, modi di dire tipici garfagnini!

Costa quanto il Serchio ai lucchesi

È uno sferzante detto del dialetto della Garfagnana che arriva fino a Lucca: il territorio dove, appunto, scorre il fiume Serchio.

La storia che lega il corso d’acqua alla provincia di Lucca è centenaria: nei secoli il percorso naturale è stato deviato e modificato più volte. La modifica leggendaria sarebbe stata opera del vescovo Frediano: voglioso di dare benefici ai lucchesi, avrebbe cercato una soluzione assorto in una camminata lungo le rive del fiume. All’improvviso, il miracolo! Frediano avrebbe disegnato il nuovo corso nella sabbia e le acque avrebbero accettato gli ordini disegnati del vescovo.

In realtà, la verità storica vede molti lavori al fine di deviare il Serchio per evitare le pene delle sue piene ai territori circostanti. Proprio questo dispendio di fatica e di soldi porta alla nascita del proverbio “Costa quanto il Serchio ai lucchesi“.

Ponte del Diavolo a Borgo a Mozzano in Garfagnana, zona della Toscana

Menare l’orso a Modena

Questo detto del dialetto della Garfagnana necessita una spiegazione storica, perché è fin dal 1451, quando il territorio fu conquistato dal ducato di Modena, guidato da Borso d’Este. Letteralmente “Menare l’orso a Modena” significa: “portare l’orso a Modena“.

I garfagnini avevano spesso problemi legati ai confini sull’Appennino e lo sfruttamento di tali territori: gli scontri con i vicini erano frequenti e molto violenti. Si rese quindi necessario legiferare sull’uso della zona contesa. In un atto del 1451 si ha notizia di un accordo: il prezzo da pagare al Duca, per avere campo libero nel territorio appenninico oltre la Garfagnana, era un orso vivo da portare a Modena il giorno di Natale. La richiesta è ovviamente singolare, ma la legge rimase a lungo in vigore (dall’orso si passò al cinghiale, ma solo a metà Settecento si convertì la somma in denaro).

Si può immaginare la difficoltà dei contadini del Quattrocento nello scortare un orso vivo tra le montagne e i sentieri percorsi solo da piccoli carri. Per questo, ancora oggi, si utilizza quest’espressione per indicare un’impresa ardua, un impegno che richiede molto tempo e fatica.

Orso bruno in alta montagna

En buffi i cuniori, ma anco chi li governa

Altra espressione dialettale molto utilizzata è “En buffi i cuniori, ma anco chi li governa”, che letteralmente significa: sono buffi i conigli, ma anche chi si occupa di loro.

Il dialetto della Garfagnana infatti cambia anche la coniugazione del verbo essere, mentre “governare” indica sia il comando, sia l’occuparsi di dare il cibo (soprattutto al bestiame). Il detto sottolinea come non siano particolari solo le persone definite “strane”, ma anche le persone considerate “normali”.

Ragazzo dà da mangiare ai conigli in una fattoria

Essere caldi come un balluccio o Essere cotti come un balluccio

I ballucci sono le castagne bollite, dette anche ballotti. La castagna è un prodotto tipico della zona e la ricetta dei ballucci prevede una cottura abbastanza lunga (circa un’ora).

“Essere caldi come un balluccio” si riferisce quindi al percepire una sensazione di calore molto accentuata; “Essere cotti come un balluccio” invece significa essere davvero molto stanchi. A volte viene utilizzato anche in riferimento al caldo provato dopo qualche bicchierino di troppo, quando l’alcol entra in circolo inizia a scaldare il corpo.

I ballucci nel dialetto della Garfagnana sono le castagne bollite

A culo ritto

Questa è un’espressione del dialetto della Garfagnana non propriamente fine, ma che rende un’immagine vividissima. Contestualizzandola ne possiamo capire meglio il significato: “dopo che abbiamo litigato, è andato via a culo ritto!”. La persona in questione, quindi, a fine discussione, era davvero molto arrabbiata, stizzita.

Il modo di dire deriva dal mondo animale: è tipico di alcune specie di insetti (tra cui le formiche rosse) alzare il posteriore per prepararsi a un attacco o difendersi in situazioni di pericolo.

Le espressioni dialettali si usano soprattutto quando si è arrabbiati

Quando la Pania mette il cappello, garfagnin piglia l’ombrello

Molti sono i modi di dire del dialetto della Garfagnana legati alle condizioni meteorologiche e alla vita contadina: due campi strettamente legati. I garfagnini sono sempre stati un popolo dedito alla coltivazione e all’allevamento: per questo sono ben consapevoli che sia la natura a dettare la legge circa i fenomeni atmosferici. Questo proverbio, uno dei più famosi in Garfagnana, significa che quando le nuvole si avvicinano e si posano sopra il monte Pania, a breve inizierà a piovere.

Le espressioni tipiche del dialetto della Garfagnana non si esauriscono in questo articolo, ma abbiamo provato a raccogliere i più comuni per farvi assaporare un po’ di autentica veracità garfagnina. Crediamo infatti che tramite proverbi e modi di dire sia possibile entrare nella quotidianità di un luogo, capendone usi, abitudini e stile di vita.

La Pania della Croce è una montagna toscana sulle Alpi Apuane

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Foto di copertina: ©StevanZZ
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Rachele Favali
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