Intervista a Sylvestre Gauvrit, scultore francese collaboratore di Stonethica, progetto eco-sostenibile di produzione di materiali lapidei.

Sylvestre Gauvrit: la sensualità della scultura in marmo

Grazie al talento singolare, alla profondità intellettuale, all’originalità perfetta delle sue opere, Sylvestre Gauvrit è un affermato scultore che lavora il marmo con sensualità e amore. Ma dall’adolescenza in un’isola francese con la tavola da surf fino al successo internazionale di oggi c’è un percorso molto preciso, tracciato da una visione particolare del fare arte. Ecco come e perché Sylvestre è arrivato fino a qui.

Lo scultore Sylvestre Gauvrit

Ti sei diplomato all’Accademia di Belle Arti of Carrara: che ricordo hai di quegli anni di formazione?

Sylvestre Gauvrit: A Carrara, in Accademia, ci sono arrivato per caso. Sono cresciuto in un’isola francese ed essendo surfista ho viaggiato in diverse isole, mi sono preso un anno sabbatico per capire meglio me stesso e durante questi viaggi ho incontrato la scultura. A Bali sono stato ospitato da una famiglia di scultori artigiani che lavoravano il legno. Quando sono tornato a casa ho provato a farlo anche io.

Ho sentito qualcosa di molto forte, ho poi fatto un’altra scultura più grande e non potevo fermarmi, così mi sono detto: ‘la tua sfida è di riuscire a vivere di questo’, avevo 19 anni, era qualcosa di magico. L’Accademia in Francia non mi ha voluto, il sistema non mi voleva, dissi ‘non c’è problema, non vi voglio neanch’io’. Sono ripartito per i Caraibi, mi dedicavo al surf e alla scultura, sembravo incosciente ma dentro di me ero molto deciso.

Poi ad una mostra in Francia erano esposte delle sculture di marmo dell’Accademia di Belle Arti di Carrara, mi sono detto ‘devo andare lì’. Sono partito da solo dalla mia isola sull’Atlantico, ho percorso 1.500 km e sono arrivato a Carrara. L’Accademia mi è piaciuta molto, pensavo di essere uno straniero invece all’esame di ammissione mi sono trovato con ragazzi che venivano da Korea, Giappone, Romania, Egitto, Iran, Israele, da tutte le parti del mondo, era molto interessante l’incontro e lo scambio interculturale.

Un bel ricordo, con i professori ho imparato molto, ho instaurato delle belle relazioni. L’Accademia ti arricchisce con cultura generale, non ti insegna il mestiere dell’artista, poi sta a te trovare le chiavi per aprire le tue porte e fare la tua strada.

Statua rossa di Sylvestre Grauvut

Sylvestre Gauvrit, perché Pietrasanta?

Sylvestre Gauvrit: Ho cominciato a lavorare per diversi artisti a Carrara, facevo l’assistente, poi sono andato a Pietrasanta dove mi sono formato allo studio Artco con Nicolas Bertoux e Cynthia Sah. C’era un insegnamento vero, ho imparato tantissimo … come gestire un progetto monumentale dall’inizio, dalla cava, fino alla fine, l’installazione. E poi dopo non ho mai smesso, non puoi mai fermarti alle cose che fai, bisogna sempre ‘porsi il dubbio’, mettersi in discussione“.

Come nasce la collaborazione con Stonethica?

Sylvestre Gauvrit: Nella mia ricerca artistica sulla scultura lapidea ho cominciato a lavorare con marmi diversi dal classico bianco, ne ho trovato uno che mi piace molto, lo Zebrino. Lo scolpisco in modo che le vene diventino tutte ondulate. Per creare questo contrasto, le linee che ‘ballano’ con la forma, volevo accentuarle ancora di più lavorando un blocco bianco e nero, creando un gioco tra materia e forma.

Così ho cominciato una ricerca per capire come arrivare a fare questo. Dopo diverse esperienze fallimentari perché dovevo capire il materiale, il processo e la tecnica, ho conosciuto Alessandro Franci. Ci siamo intesi subito, ha compreso le mie esigenze e gli è piaciuta l’idea di fare delle sculture con il suo materiale che proviene dagli scarti di lavorazione del marmo. Su questo ci credo molto, dobbiamo far passare il messaggio: ‘your shit is your diamond’. La società non deve più produrre rifiuti di cui non sappiamo cosa fare, dobbiamo esser capace di ripensare il nostro modo di vivere.

👉 Leggi anche: Design sostenibile: Alessandro Franci racconta Stonethica

Lo scultore Sylvestre Gauvrit

La tua scultura si nutre di Natura. Raccontaci meglio.

Sylvestre Gauvrit: Le forme morbide e quelle ondulate nascono primordialmente, nel mio rapporto con il mare e la mia ammirazione per il corpo femminile. Si fondono poi con i 5 elementi, Fuoco, Acqua, Aria, Roccia e Spazio creando una combinazione di energie che differiscono per densità e vibrazione. Il mio scopo è stupire con l’armonia e la bellezza, una cosa un po’ utopica oggi. Faccio arte per fare ‘terapia’ allo spettatore.

Quando guardi una scultura ti colpisce un ‘piccolo momento’, in un secondo che dici ‘wow, bello!’, non serve niente di più. Non serve capire cosa rappresenta, dobbiamo imparare ad accettare la forma così com’è senza definirla a tutti i costi e classificarla in una categoria. Questo gioco intellettuale è molto europeo, vogliamo sempre definire tutto per trovargli un posto nel nostro cervello mentre in Oriente c’è una maggiore capacità di apprezzare l’arte in modo astratto. Le mie sculture piacciono molto ai cinesi, apprezzano la linea e si emozionano guardandola, forse anche per l’abitudine alla calligrafia.

Statua sul mare di Sylvestre Grauvut

C’è un dialogo muto tra lo spettatore e la tue sculture. Come si riempie?

Sylvestre Gauvrit: Lo devi sentire. È una forma dinamica, leggera, armoniosa che apprezzi con le sensazioni e non con il cervello, è un rapporto sensuale. C’è un lato legato al cuore, non alla testa. Il rapporto della scultura con lo spazio colpisce l’inconscio, senti l’energia; è proprio il rapporto dell’uomo con il suo subconscio che guida anche lo stato d’animo, senza che ce ne rendiamo conto.

Il mio obiettivo è portare nello spazio comune energia positiva, per armonizzare lo spazio e far sentire bene le persone senza che ne siano consapevoli. E poi è molto importante non pendersi troppo sul serio: più ne sai e meno ne capisci, più comprendi e più intuisci che non sai nulla; dobbiamo sempre restare umili e piccoli, grati verso la vita, perché è un dono, un regalo.

Lo scultore Sylvestre Gauvrit

Hai degli artisti di riferimento che hanno influenzato il suo lavoro?

Sylvestre Gauvrit: Anish Kapoor, Antony Gormley e Bernard Venet.

Riesci a coinvolgere il pubblico in modo partecipativo? Cioè facendo crescere intorno a te una community di persone che ti seguono passo passo?

Sylvestre Gauvrit: Non sono ‘native digital’, è un mondo che ho visto arrivare e crescere, per noi artisti è incredibile la potenza di questa comunicazione digitale, pensa se Michelangelo o Constantin Brâncuși avessero potuto mandare istantaneamente la foto del loro lavoro dall’altra parte del mondo!

Lo trovo molto affascinante ma va saputo gestire, ci sono lati negativi, è tutto molto veloce. Il mondo del marmo in un certo senso non è istantaneo, dietro ogni mia scultura c’è un percorso che dura mesi e questo non si percepisce da un’immagine in cui manca la connessione col tempo. Purtroppo, o giochi e accetti le regole del gioco o non giochi e rimani fuori, oggi è così.

📍PER APPROFONDIRE:

👉 Pietrasanta, il borgo toscano dall’anima di marmo

👉 Marmo bianco di Carrara, il cuore statuario delle Alpi Apuane

👉 Luciano Massari, viaggi interiori su sentieri di marmo

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Photo credits: @Marco Petracci @Sylvestre Gauvrit @Christopher L Proctor
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