C’è una credenza diffusa intorno alla Fontana del Porcellino di Firenze, ovvero che se gli tocchi il naso la fortuna sarà tua grande alleata; esiste anche una variante secondo cui devi convincere la fortuna a stare dalla tua parte mettendo in bocca alla famosa statua una monetina. Ma sarà vero che il Porcellino di Firenze porta fortuna? E da dove viene questa credenza?

Ma il famoso porcellino di Firenze porta davvero fortuna?

Un’opulenta e colorata signora americana tocca il naso del Porcellino di Firenze – che poi in tutta evidenza è un cinghiale – e qualcuno le dice: “No, no, non basta, devi mettergli una monetina in bocca. Se la monetina, cadendo, oltrepasserà la grata dove passa l’acqua, ti porterà fortuna, altrimenti no“.

La Fontana del Porcellino di Firenze è meta di milioni di turisti che gli toccano il muso per la buona sorte. Ma il Porcellino porta fortuna?

Lancia la monetina e supera la grata!!

La madame, quasi tremante, inserisce 20 centesimi di euro – 0,10€ è poco, 0,50€ è tanto, 0,20€ è ok – nella bocca del più famoso porcellino del mondo e trattiene il fiato. E l’intera piazza con lei. Attimi di sospensione. In quel momento la signora è tutti noi, la nostra campionessa, la nostra sfidante, vai signora americana vai. La monetina scivola giù, oscilla sulla grata, e precipita nell’acqua. Sìììììììì. Ce l’ha fatta. Le è andata bene perché l’inclinazione è tale che in genere solo le monete più pesanti cadono nelle fessure. La signora si sdilinquisce di wow, arrossisce quasi chiedendo scusa per la sfacciata fortuna, alza le braccia al cielo, ringrazia Dio e i presenti per la partecipazione.

Ha vinto qualcosa? No, assolutamente, ma il Porcellino di Firenze le porterà buona sorte, dice la leggenda, che è più di vincere qualcosa. O no? Certo, che tipo di buona sorte sarà non si sa, però adesso si sa che le leggende hanno ancora un potere ancestrale su di noi. Eh be’, potenza intramontabile della superstizione.

La Fontana del Porcellino di Firenze è meta di milioni di turisti che gli toccano il muso per la buona sorte. Ma il Porcellino porta fortuna?

Adesso tocca a dei ragazzi slavi, mi par di capire, toccare il muso del Porcellino. Sembrano eccitati, nervosi. Saranno le n all’ennesima potenza mani che lucideranno il suo nasone. Milioni? Miliardi? Chissà. Sorrido e proseguo per la mia strada, dalla Loggia del Mercato Nuovo, dove mi trovo, verso via Calimala. C’è gente che non se ne va dalla città se non ha compiuto questa specie di rito magico. So anche di qualche pazzo che è tornato addirittura indietro dall’aeroporto di Peretola perdendo l’aereo. Nell’era di Internet e del digitale, nell’era del “non c’è più niente da scoprire o da svelare”, è perlomeno curioso. E comunque la dice lunga. La verità è che è ancora tutto da svelare, ma questa è un’altra storia che forse un giorno vi racconterò. Se fate i bravi, ovvero se continuate a leggere TuscanyPeople 😉

Le copie del Porcellino

Si può trovare una copia del Porcellino di Firenze nel parco del castello di Enghien, in Belgio. Una a Aix-en-Provence, in Francia. Due a Monaco di Baviera, una a Sidney, una a Guayaquil in Ecuador e infine una in Toscana, a Rispescia, Grosseto, donata al borgo dal Comune di Firenze, in occasione della sua fondazione. Non penso che tutti lo sapessero.

La Fontana del Porcellino di Firenze è meta di milioni di turisti che gli toccano il muso per la buona sorte. Ma il Porcellino porta fortuna?

Nella città di Firenze sta un porcellino di bronzo di bella fattura. Fresca e limpida acqua scorre dalla bocca di quell’animale, che a causa dell’età è tutto verde scuro. Solo il grugno brilla, come fosse stato tirato a lucido” – scrisse Hans Christian Andersen, con mirabile e icastica concisione, in occasione della fiaba: “Il porcellino di bronzo”. Onore a lui.

La statua compare come citazione anche nei film di Harry PotterLa camera dei segreti” e nella seconda parte de “I doni della morte”: nel primo fa infatti da arredo al salone d’ingresso della scuola di Hogwarts, mentre nel secondo svolge lo stesso ruolo all’interno della Stanza delle Necessità. Un’inquadratura di una copia del Porcellino è anche visibile all’inizio del film “Quo Vadis”. Insomma: un’amatissima celebrità mondiale.

Il Porcellino originale

Il bronzo deriva da una copia romana di un marmo ellenistico che nel 1560 papa Pio IV donò a Cosimo I nel corso della sua visita a Roma. Nel 1612 Cosimo II de’ Medici ordinò una copia in bronzo dell’originale in marmo – attualmente agli Uffizi – a Pietro Tacca destinandolo alla decorazione di palazzo Pitti.

I Quattro Mori di Livorno sono dello stesso autore della Fontana del Porcellino, Pietro Tacca

Il modello in cera risale più o meno al 1620, mentre la fusione fu eseguita molto più tardi, intorno al 1633, a causa delle continue interruzioni dovute a più urgenti commissioni granducali, come le due fontane di piazza Santissima Annunziata o i Quattro mori di Livorno. Nonostante fosse solo una copia, la straordinaria capacità del Tacca come bronzista – era il migliore allievo del Giambologna – è rivelata dalla resa dei dettagli naturalistici, quali il pelo dell’animale.

Qualche anno dopo la fusione, Ferdinando II de’ Medici decise di trasformare l’opera in una fontana da porsi sotto la Loggia del Mercato Nuovo. Ne abbiamo documentazione fin dal 1640. In realtà la fontana aveva una funzione soprattutto pratica, oltre che ornamentale, dato che serviva per dissetare i mercanti che lavoravano sotto la loggia e che a quel tempo si occupavano in special modo di stoffe pregiate come broccati, panni di lana, sete. Alla stessa epoca risale il nomignolo di “Porcellino“.

La Fontana del Porcellino di Firenze è meta di milioni di turisti che gli toccano il muso per la buona sorte. Ma il Porcellino porta fortuna?

La vasca della Fontana del Porcellino

Il Tacca creò anche la vasca bronzea originale – oggi in deposito – per la raccolta delle acque. La collocazione iniziale era originariamente davanti all’omonima spezieria del Cinghiale, in via Por Santa Maria, aperta nella prima metà del Settecento e noto luogo di riunione di molti intellettuali. Nell’Ottocento, poi, per migliorare la viabilità della strada, venne spostata sul lato sud, dove si trova oggi, davanti all’ex-Borsa Merci.

La base, non più originale – rifatta nel 1857 da Clemente Papi, e nel 1988 rifusa dalla Fonderia Artistica Ferdinando Marinelli – mostra una raffigurazione, sempre in bronzo, degli acquitrini dove solitamente vive il cinghiale, ed è arricchita da piante e animali anfibi, rettili e molluschi di notevole impatto realistico. L’originale, insieme al Porcellino, è al museo Bardini dal 2004.

La Fontana del Porcellino di Firenze è meta di milioni di turisti che gli toccano il muso per la buona sorte. Ma il Porcellino porta fortuna?

Ma alla fine rimane sempre l’ultima, importantissima, domanda: il Porcellino di Firenze, quello nostro, la copia toccata, sfregata, quasi adorata, da milioni e milioni di mani, porta davvero fortuna? Sarebbe semplice smontare l’incanto con facili, quanto banali, considerazioni prosaiche. E infatti non mi presterò al giochino al massacro della sognante leggenda. Anzi, farò tutto l’opposto: la alimenterò.

I simboli

A partire dalla tradizione induista, fino a quelle prettamente orientali, ma anche nella cultura nordica, il cinghiale ha sempre simboleggiato l’energia della ferinità selvaggia e il coraggio indomito.
La quarta delle 12 fatiche di Ercole fu un cinghiale.
Gli dei dell’Olimpo, durante lo scontro coi titani, fuggirono e, per non essere scoperti, si trasformarono in animali: Ares, dio della guerra, si trasformò in cinghiale.
I celti consideravano il cinghiale un animale sacro che svelava misteri spirituali a chi riusciva ad avvicinarglisi e rappresentava la potenza solare, ossia divina, e il principio di forza e coraggio.

La Fontana del Porcellino di Firenze è meta di milioni di turisti che gli toccano il muso per la buona sorte. Ma il Porcellino porta fortuna?

Quanto all’acqua, uno dei 4 elementi fondamentali sul nostro pianeta, be’, per scriverne la simbologia e le proprietà alchemiche individuate da tutte le filosofie e le religioni della Terra non basterebbe un intero tomo. Basti solo pensare che può essere principio di vita, di morte e d’iniziazione (battesimo). E qui mi fermo subito.

Il Porcellino porta fortuna?

Quindi? Il Porcellino di Firenze porta davvero fortuna? E perché no? Avete mai provato a credere a qualcosa intensamente, con tutte le vostre forze, senza neppure un dubbio, un ripensamento? Se non l’avete fatto, fatelo mentre toccate il suo lucido muso di bronzo, e chissà che i milioni di speranze e desideri che l’hanno sfiorato, anche se per poco, non tocchino anche il vostro cuore portandovi fortuna. L’importante è crederci, come si dice.

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