14 Settembre 2018 2019-12-09T13:08:51+01:00 Medici, la più grande dinastia toscana: da Cosimo II all’estinzione della casata TuscanyPeople Vieri Tommasi Candidi Share: Siamo arrivati al termine di questo lungo viaggio sulle orme di una delle più grandi casate italiane che hanno segnato la Storia italiana e europea, imponendosi come fautori e propulsori di quel periodo chiamato Rinascimento. In questo ultimo capitolo, vi raccontiamo la fine della famiglia Medici e l’estinzione della casata. Da Cosimo III alla fine della famiglia Medici Alla morte di Ferdinando I successe al governo del Granducato di Toscana Cosimo II, figlio primogenito di Ferdinando e di sua moglie Cristina di Lorena, figlia del duca Carlo III. Sarà con la morte di Cosimo II che la casata inizia il suo lento declino che porterà alla fine della famiglia Medici. 👉 Leggi l’episodio precedente della storia dei Medici: “I nuovi fasti di Ferdinando I” La gioventù di Cosimo II Fin da piccolo Cosimo II ricevette un’educazione moderna e scientifica: dalla cultura classica, alla cosmografia, alla meccanica, alla matematica, al disegno, alla danza, oltre allo studio di diverse lingue quali lo spagnolo e il tedesco che parlava correttamente. Tra il 1605 e il 1608 ebbe un precettore d’eccezione come Galileo Galilei, e fu questo il periodo che segnò l’inizio di una grande amicizia che durò fino alla prematura scomparsa del Granduca. Nel 1608 Cosimo II si sposò con Maria Maddalena d’Austria, figlia di Carlo II Arciduca d’Austria e di Maria Anna di Baviera. Già diciannovenne, Cosimo II soffriva di tubercolosi oltre che di una malattia allo stomaco, e la coscienza di questa sua debolezza fisica lo spinse a delegare grossa parte degli affari di Stato al Primo Ministro Belisario Vinta e ai molti potenti familiari cortigiani, tra cui il fratello Francesco, lo zio Giovanni, figlio naturale di Cosimo I, la moglie, e soprattutto sua madre. Le disposizioni di Cosimo II Mentre in politica estera si destreggiò continuamente tra Spagna e Francia, fu suo merito, per quanto riguarda la politica interna, il favorire la collaborazione tra i suoi numerosi figli. Inoltre Cosimo II dette precise disposizioni per la reggenza successiva affidata alla madre Cristina di Lorena e alla moglie Maria Maddalena. Queste regole, che sarebbero state valide fino al raggiungimento della maggiore età da parte del principe ereditario Ferdinando, prevedevano di non tenere confessori a corte che non fossero francescani ed erano vietati gli incarichi a stranieri: il tesoro granducale non avrebbe dovuto essere toccato. Le disposizioni di Cosimo II non vennero però rispettate dalle due reggenti che gli successero. La chiusura del Banco dei Medici Cosimo II era una persona di brillante intelligenza, oltre che di vasta cultura, e forse, se la sua salute non fosse stata così cagionevole, avrebbe potuto rappresentare molto di più per la casata, tuttavia la sua reggenza è ricordata principalmente per due aspetti. Il primo è la liquidazione e la chiusura del Banco Medici, fondamentale per l’inarrestabile ascesa della famiglia, ma che ormai era concepito dal Granduca come un’attività indegna di un regnante. Il secondo è la profonda amicizia e la protezione nei confronti di Galileo Galilei, di cui da giovane era stato discepolo. L’amicizia tra Cosimo II e Galileo Galilei Nel 1610 Cosimo consentì il ritorno in patria di Galileo, conferendogli il titolo di Primario matematico e Filosofo del Granduca, e non cessò mai di sostenerlo neppure nella triste circostanza del processo int(v)entato contro di lui dal Sant’Uffizio. D’altronde l’interesse per le scienze rappresentò un leitmotiv per tutti i discendenti del ramo granducale dei Medici, che furono fondatori di Accademie e protettori di scienziati, e fa da contraltare al mecenatismo verso le arti tipico, invece, del ramo di Cafaggiolo. 👉Leggi anche: Cristina di Lorena: la Granduchessa di Toscana amica di Galileo Maria de’ Medici Nel periodo di declino, prima della fine della famiglia Medici, una menzione d’onore la merita Maria de’ Medici. Figlia di Francesco I, Maria de’ Medici, grazie ai buoni uffici dello zio Granduca Ferdinando I, a 25 anni sposò Enrico IV di Borbone, diventando così la seconda Regina di Francia di casa Medici, dopo Caterina dei Medici. Non fu molto stimata dal marito, ma ciononostante fu capace di influenzare la politica francese. Nominata reggente nel 1610, in seguito all’assassinio di Enrico IV, svolse le funzioni per conto del figlio ancora bambino, il futuro Luigi XIII. Circondata da cortigiani e consiglieri toscani molto poco benvoluti dai francesi, seppe ricucire i rapporti con la Spagna prendendo le distanze dai protestanti. Nel 1617, esautorata dal figlio, trovò un ottimo appoggio in Richelieu, divenuto cardinale grazie al suo aiuto, e nel 1624 entrò a far parte del consiglio reale. Purtroppo le alleanze che aveva pazientemente costruito furono tutte ribaltate e si ritirò in esilio dopo aver perso ogni autorità. 👉Leggi anche: Maria, Regina di Francia: tra intrighi e splendore, un’altra Medici al potere L’inizio della decadenza della casata Medici Dopo i primi due decenni del Seicento, il Granducato di Toscana visse una lenta decadenza così come un po’ tutta la penisola italiana. Pestilenze, provincialismo, ristagno dei commerci: a questi guai i Medici seppero solo opporre governi mediocri. La moglie di Cosimo II, Maria Maddalena d’Austria, la madre, Cristina di Lorena, e la moglie di Ferdinando II, Vittoria della Rovere, influenzate da consiglieri ecclesiastici, dettero vita a uno Stato sempre più dichiaratamente religioso che, al posto di una sana morigeratezza dei costumi scadde via via nel vieto conformismo e nella bigotteria. Il triste governo di Cosimo III È vero, ci furono degli sprazzi di luce qua e là, prima della fine della famiglia Medici come per esempio: la fondazione dell’Accademia del Cimento da parte del cardinale Leopoldo de’ Medici, che proseguì la ricerca scientifica seguendo il metodo sperimentale di Galileo e la creazione dell’Accademia degli Immobili instituita dal cardinale Giovan Carlo de’ Medici, che sta alla base del primo teatro “all’italiana”, ossia La Pergola (mappa), la culla del melodramma. Il resto, purtroppo però non fu altro che un’amministrazione gravemente deficitaria, lontanissima dai fasti del passato, il cui massimo emblema venne rappresentato dal lungo e triste governo di Cosimo III, se così si può chiamare, ormai incurante delle pressanti richieste del suo popolo – che versava nella miseria più nera a causa delle esose tasse che gl’imponeva – a cui rispondeva crudelmente con l’odioso sfarzo della sua corte. Il problema della successione Tuttavia, come in una pena del contrappasso, già durante la sua reggenza si manifestò il grave problema della successione: dei suoi tre figli, il maggiore, il Gran Principe Ferdinando, morì a 50 anni di sifilide, senza eredi; sua sorella, Anna Maria Luisa, era sterile e il fratello Gian Gastone era omosessuale. Dopo oltre 300 anni di dominio dei Medici in Toscana eravamo giunti alla fine: i sovrani europei decisero a tavolino la sorte del Granducato che alla morte di Gian Gastone passò agli Asburgo-Lorena, nonostante le varie rivendicazioni e rimostranze dei rami cadetti tra cui quello, ancora esistente, dei Medici di Ottajano, discendente in via lineare materna, addirittura da Lorenzo il Magnifico. 👉Leggi anche: Lorenzo il Magnifico, il vero uomo del Rinascimento Il Patto di Famiglia di Anna Maria Luisa dei Medici Eppure, prima della definitiva fine della famiglia Medici, tra i personaggi ricordati ce n’è uno, Anna Maria Luisa, sorella di Gian Gastone, che ebbe un merito gigantesco: nel 1737 stipulò coi Lorena il cosiddetto “Patto di Famiglia” il quale prevedeva che essi non potessero trasportare «o levare fuori della Capitale e dello Stato del Granducato… Gallerie, Quadri, Statue, Biblioteche, Gioje ed altre cose preziose…affinché esse rimanessero per ornamento dello Stato, per utilità del Pubblico e per attirare la curiosità dei Forestieri». Questo patto venne rispettato alla lettera dai nuovi granduchi e la loro lealtà permise a Firenze di non perdere nessuna opera d’arte com’era invece successo, ad esempio, a Mantova o a Urbino, le quali, alla scomparsa dei Gonzaga e dei Della Rovere erano state letteralmente depredate di tutti i loro tesori artistici. Se oggi Firenze è una della più grandi capitali dell’arte e della cultura a livello mondiale, lo dobbiamo a lei, ad Anna Maria Luisa, verso la quale abbiamo a avremo per sempre un infinito debito di gratitudine. 👉Si conclude così la storia dei Medici. Per ripercorrere tutti gli episodi dalle origini all’estinzione della casata, clicca su questo link. 📍PER APPROFONDIRE: 👉 Caterina dei Medici, il giglio di Firenze e di Francia 👉 Eleonora dei Medici e quella prova scabrosa che la rese famosa in eterno 👉 Aldobrandeschi e Maremma: uno storico, indissolubile, connubio Non perdere l’opportunità di scoprire con noi tutta la bellezza della Toscana! 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