30 Maggio 2019 2019-11-29T17:29:20+01:00 Aldobrandeschi e Maremma: uno storico, indissolubile, connubio TuscanyPeople Vieri Tommasi Candidi Share: La storia della Maremma toscana è legata in modo indissolubile al nome della grande casata feudale degli Aldobrandeschi che per buona parte del medioevo (dal IX° al XV° secolo) determinò, nel bene e nel male, le sorti di un vasto territorio comitale, che aveva il fulcro nella zona Amiatina e nella Maritima, estendendosi però anche oltre queste terre e la stessa Toscana. Aldobrandeschi e Maremma toscana: uno storico, indissolubile, connubio Comunemente, per delineare la zona del controllo giurisdizionale della casata degli Aldobrandeschi, si fa riferimento a quattro fiumi: Cecina, Ombrone, Albegna e Fiora, e ai rispettivi bacini territoriali. Apparteneva agli Aldobrandeschi papa Gregorio VII, protagonista di eventi storici decisivi, meglio conosciuti come “lotta per le investiture”. Ildebrando da Soana (Sovana), importantissimo riformatore della Chiesa, ma anche forte uomo di potere, che nel 1075 oppose all’imperatore Enrico IV il suo “Dictatus Papae” sulla supremazia della Chiesa sopra qualunque altro istituto laico-politico. È altresì noto come il papa di Canossa e di quella che nella storia rimane quale simbolica e proverbiale sottomissione dell’Impero al Papato. La genesi del casato degli Aldobrandeschi La genesi del casato è controversa. C’è chi sostiene sia franca e chi longobarda: quest’ultima è la versione più accreditata. Gli Aldobrandeschi sarebbero giunti in Italia al seguito di re Autari nella seconda metà del VI secolo, insediandosi nel territorio di Lucca. Già nel VIII secolo fanno parte delle élite fondiarie lucchesi legate all’ambiente vescovile che possedeva dei territori nella Maritima, a Sovana e Roselle. Nell’803 il vescovo di Lucca, Jacopo, concesse le terre maremmane di Roselle e Sovana in locazione alla famiglia, gettando le basi del dominio aldobrandesco in Maremma, il quale successivamente s’estese per appropriazione definitiva alle terre nella Maritima poste in Roselle, Sovana e Populonia, tanto che oggi quasi tutti i borghi della Maremma portano tracce degli Aldobrandeschi. Ildebrando II Dall’862 Ildebrando II iniziò a risiedere a Roselle. Il nome di Aldobrandeschi ebbe quindi probabile origine da quello di Ildebrando II ritenuto il fondatore della dinastia. Ma la distruzione di Roselle da parte dei Saraceni, nel 935, costrinse a far trasferire la residenza comitale aldobrandesca a Sovana. Gli Aldobrandeschi si mantenevano prudentemente equidistanti nelle contese riguardanti papato e impero, rispettando le prerogative imperiali. Il potere fondiario aldobrandesco nella Maritima si basava su una defilata ubicazione dei possessi e su un’attenta e anticipata politica di incastellamento che permise loro una lungimirante politica difensiva dei territori. La stirpe di Ildebrando II A Ildebrando II succedettero Rodolfo I, Rodolfo II e Ildebrando III, i quali incrementarono i possedimenti territoriali. Intorno all’anno Mille le proprietà feudali degli Aldobrandeschi si estendevano ormai a quasi tutta la pianura Maritima, per giungere a Sovana, con punte nella Val d’Orcia e nelle zone limitrofe all’Amiata, oltre a possedimenti in Garfagnana e nell’attuale Lazio settentrionale. Ildebrando IV, uomo senza scrupoli, acquisì nuovi territori, fino alla Val di Nievole e alla Val d’Elsa. San Pier Damiani lo definisce “possessore di tanti castelli quanti sono i giorni dell’anno”, ma lo disapprova in quanto usurpatore di beni e di proprietà ecclesiastiche. Ildebrando IV morì intorno al 1034, ma i figli Oberto e Ildebrando V (e a loro volta i suoi figli) saranno simili a lui. Nell’anno 1020 nasce a Sovana un altro Ildebrando – quasi sicuramente appartenente alla famiglia degli Aldobrandeschi, anche se non è certo – che diverrà papa col nome di Gregorio VII. I contrasti con i Comuni circostanti Nel XII secolo ci furono forti contrasti tra gli Aldobrandeschi e nuove realtà emergenti come il Comune di Siena, quello di Firenze, a sud quello di Orvieto, e la Repubblica marinara di Pisa. Firenze tentava d’impossessarsi di territori e castelli nella parte settentrionale delle proprietà; Siena mirava strategicamente alla Maremma e ai suoi pascoli transumanti; Orvieto voleva acquisire podestà nelle zone dell’Albegna; la potente Repubblica pisana possedeva quasi tutta la costa tirrenica toscana e laziale. Soprattutto a causa della grande potenza dei pisani, per circa un secolo gli Aldobrandeschi furono costretti a un giuramento di fedeltà alla città marinara. Nei contrasti tra papato e impero, gli Aldobrandeschi, seppur inclini a una politica filo imperiale, tanto da ottenere il titolo di “comes palatiis” (conte palatino), continuavano a intessere rapporti coi poteri ecclesiastici e papali. Nel XII secolo la potestà degli Aldobrandeschi raggiunse il suo culmine, ma ci furono anche le prime crepe nella famiglia, dovute alle richieste di libertà e autonomia di città come Massa e Grosseto. La prima ottenne dagli Aldobrandeschi un’ulteriore incremento della propria autonomia comunale e vescovile; la seconda, nel 1138, con la Bolla Papale di Innocenzo II, venne elevata al rango di “civitas” col conseguente trasferimento della sede vescovile da Roselle. Guglielmo Aldobandesco Nel 1216 la vasta contea venne divisa in quattro parti tra: Ildebrandino Maggiore, Ildebrandino Minore, Bonifazio e Guglielmo, figura preminente, tanto che Dante lo ricorderà nella Divina Commedia, nel canto XI del Purgatorio attraverso le parole di Oberto, figlio di Guglielmo, come il “gran tosco”: “Io fui latino, e nato d’un gran tosco: Guglielmo Aldobrandesco fu mio padre; non so se ‘l nome suo già mai fu vosco.” Guglielmo dovette fronteggiare difficili situazioni, tra le quali l’assedio e la conquista di Grosseto da parte di Siena (che nel 1224 la occupò distruggendone le mura) per il controllo sulle “dogane del sale”. Nelle guerre tra Siena e Firenze, Guglielmo si alleò coi fiorentini, anche se poi in mancanza del loro aiuto militare, cercò l’alleanza coi senesi. Erano anni duri, di continui assedi. Federico II scese in Italia occupando Selvena e Sovana. Guglielmo si distinse con atti di coraggio nella resistenza alle truppe imperiali, pur dovendo col tempo mutare alleanze e atteggiamenti di continuo per riuscire a mantenere il possesso della sua contea, minacciata a nord da Siena, a sud da Orvieto, quindi anche da Firenze interessata ad acquisire un accesso al mare. La prima divisione del territorio Ildebrandino di Santa Fiora, figlio di Bonifazio, combatté contro lo zio Guglielmo nelle guerre tra città guelfe, con a capo a Firenze, e ghibelline, con Siena in testa. Avvenne quindi la prima divisione dei territori aldebrandeschi tra la contea di Sovana-Pitigliano e quella di Santa Fiora ufficializzata a Firenze nel 1254, dal notaio Brunetto Latini, famoso maestro di Dante, che forse istruì il poeta sul valore e l’eroismo di Guglielmo Aldobrandeschi, il quale morì lo stesso anno. Ai suoi figli Umberto e Ildebrandino il Rosso furono assegnate la contea di Sovana e Pitigliano e le terre della Maritima, mentre a Ildebrandino, figlio di Bonifazio, quelli di Santa Fiora e l’Amiata. La contea di Santa Fiora, filo ghibellina, rinsaldò il rapporto con Siena. La contea di Sovana-Pitigliano, guelfa, si alleò col papa e con Orvieto. Dopo la morte di Guglielmo ressero la contea i figli Oberto e Ildebrandino il Rosso. Morto il primo, Ildebrandino il Rosso prese in mano le redini della contea, sostituì il vecchio capoluogo Sovana con Pitigliano e tentò di limitare l’influenza senese sui castelli della Maritima. Siena, invece, trovò un valido alleato nell’altro lldebrandino, quello di Santa Fiora, tanto che nella storica battaglia di Montaperti, nel 1260, i due erano schierati su fronti contrapposti. La fine della casata La continua contesa tra le due dinastie condusse, nel 1274, a una seconda e definitiva divisione tra le contee. Nel 1283 morì Ildebrandino di Santa Fiora, l’anno dopo Ildebrandino il Rosso, sancendo la fine della dinastia Aldobrandesca che per cinque secoli aveva dominato sull’attuale Maremma e sull’Amiata. Fino alla divisione tra le due contee di Sovana-Pitigliano e Santa Fiora, gli Aldobrandeschi ebbero la capacità di mantenere unito il territorio, il che consentì lo sviluppo della remunerativa pratica della transumanza. Inoltre la mancanza di un centro urbano privilegiato determinò la formazione storico-amministrativa della Maritima, nella quale non sono mai emerse forti realtà urbane, ad eccezione, ma in minore misura, di Grosseto e Massa Marittima. Sei anche tu, come noi, un appassionato della Maremma? Scrivici! TuscanyPeople cerca belle storie da raccontare. Qualunque cosa tu sia, Agricoltore, Artigiano, Imprenditore, Locandiere, Oste, Viticoltore, narraci la tua. Siamo curiosi. Raccontaci la tua. Foto n. 8 ©StevanZZ Riproduzione Riservata ©Copyright TuscanyPeople Share: Informazioni sull'autoreVieri Tommasi CandidiScrittore & Ambassador of Tuscany [fbcomments url="https://www.tuscanypeople.com/aldobrandeschi-e-maremma-toscana/" width="100%" count="on" num="3"]