Oggi la mia emozione è particolarmente intensa, anzi oserei dire che sono quasi abbagliato, folgorato, come il noto San Paolo sulla via di Damasco, dal momento che qui a Villa Il Gioiello, sulle bellissime colline d’Arcetri, ho davanti a me non solo un grandissimo fisico, matematico, filosofo, oltreché uno dei più grandi astronomi di tutti i tempi, ma addirittura il padre della scienza moderna: Galileo Galilei.

Intervista a Galileo Galilei: Firenze, un’attrazione fatale

Galileo, lei, come pochissimi altri geni nella storia dell’umanità – Omero, Leonardo, Michelangelo, Raffaello, solo per citare i primissimi che mi vengono in mente -, non potendo essere confuso con nessun altro, ha acquisito il privilegio ad essere chiamato anche solo per nome, che effetto le fa a posteriori?

La storia di Galileo Galilei in un'intervista immaginaria a Villa il Gioiello a Arcetri, Firenze

“Be’, il mio nome e il mio cognome sono molto simili tra loro, variano solo per una lettera, pertanto direi che cambia poco”. Vedo che lo spirito e l’ironia che l’hanno sempre contraddistinta, non mancano mai: “Vivevo in tempi oscuri in cui la scienza non dominava affatto come adesso e doveva sempre fare i conti con la religione. L’ironia mi era necessaria per edulcorare le mie proposte rivoluzionarie agli occhi dei miei oppositori, dei miei censori, dei miei detrattori”. Come nel caso de “Il Saggiatore” o del “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo“? “Diciamo di sì, ma non solo”.

Ottimo, andiamo per gradi. Lei nasce a Pisa il 15 febbraio 1564: “Esatto, da Vincenzo Galilei e Giulia Ammannati. Ero il primogenito di sette figli. Mia madre apparteneva a una casata importante, mio padre aveva origini più umili, nonostante gli antenati facessero parte della buona borghesia fiorentina. Era un valente musicista e, per necessità, commerciante”.

La storia di Galileo Galilei in un'intervista immaginaria a Villa il Gioiello a Arcetri, Firenze

Gli studi fiorentini

I suoi primi studi li compie qui a Firenze: “ Dapprima con mio padre. In seguito con un maestro di dialettica. Infine nella scuola del convento di Santa Maria di Vallombrosa dove, fino a quattordici anni, fui un novizio”. Dove abitava da bambino?

“In via de Bardi. Ricordo bene anche Palazzo Bardi, in via de’ Benci, dove il conte Giovanni teneva le riunioni della «Camerata» – il cui scopo principale era riportare ai fasti d’un tempo lo stile drammatico degli antichi greci – a cui partecipavano illustri intellettuali, drammaturghi e musicisti, tra cui mio padre, liutista e confidente del conte”.

Nient’altro? “Sì, il convento di Santa Trinita, ex facoltà di magistero, dov’era la scuola dai vallombrosani. La Basilica di Santa Trinita, in Piazza Santa Trinita? “Credo che adesso si chiami così, sì. Fondamentale per la mia formazione”.

La nascita del metodo scientifico

Poi torna a Pisa. Suo padre desiderava che studiasse medicina, ma lei era attratto dalla matematica: “A Firenze avevo conosciuto Ostilio Ricci da Fermo, seguace della scuola matematica di Niccolò Tartaglia. Mi piaceva la sua impostazione: la matematica non come scienza astratta, ma come disciplina che doveva servire a risolvere i problemi pratici legati alla meccanica e alle tecniche ingegneristiche”. È lì che nasce il padre del moderno metodo scientifico? “Anche lì”.

La storia di Galileo Galilei in un'intervista immaginaria a Villa il Gioiello a Arcetri, Firenze

Sempre a Pisa lei arriva alla sua prima, personale, scoperta: l’isocronismo delle oscillazioni del pendolo. Complimenti. “Grazie”. In capo a quattro anni, rinuncia agli studi di medicina e torna a Firenze, dove approfondisce i suoi nuovi interessi scientifici. Dove abitava? “Nella zona di Santa Croce, anche se non ricordo con esattezza dove. Avevo bisogno di soldi e davo lezioni di matematica sia in città che a Siena”.

Sig. Galileo Galilei, come risolse i suoi problemi economici? “Grazie al mio amico Guidobaldo Del Monte, illustre matematico che avevo conosciuto tramite uno scambio epistolare su questioni matematiche, appunto. Guidobaldo mi aiutò a superare l’ostilità di Giovanni de’ Medici, un figlio naturale di Cosimo. Mi raccomandò al fratello cardinale Francesco Maria Del Monte, che a sua volta parlò con Ferdinando I de’ Medici, potentissimo Duca di Toscana. Così, nel 1589, ottenni un contratto triennale per una cattedra di matematica all’Università di Pisa, e iniziai a farmi i primi nemici tra gli accademici di formazione aristotelica“. Problema che l’ha poi perseguitata per tutta la vita. “Purtroppo sì”.

Il cannocchiale

Nel 1591 muore suo padre. Lei ha di nuovo problemi economici e trova fortuna a Padova. Là conosce molti intellettuali, studia il fenomeno delle supernove, viene accusato di plagio, soprassediamo, elabora addirittura oroscopi: “Lei crede sia facile la vita del genio?” No, affatto. “Li vendevo al prezzo di 60 lire venete. Cardinali, principi e patrizi pagavano bene, mi creda”. Le credo.

La storia di Galileo Galilei in un'intervista immaginaria a Villa il Gioiello a Arcetri, Firenze
Veniamo brevemente al cannocchiale. Lei lo presentò come propria invenzione al governo veneziano, ma per la verità era stato costruito per la prima volta dall’artigiano Hans Lippershey, ottico tedesco naturalizzato olandese. Lei ne aveva avuto notizia – e forse anche un esemplare, si dice – nella primavera del 1609 e così lo aveva ricostruito e potenziato empiricamente. Il governo veneziano, apprezzando quella che credeva una sua invenzione, le raddoppiò lo stipendio e le offrì un contratto vitalizio d’insegnamento.

È vero? “Sì, acquisii l’idea, ma apportai modifiche sostanziali. Vede, il telescopio avvicinava ciò che era lontano e superava l’insufficienza dei sensi che da sempre rappresentava un ostacolo per l’osservazione del cielo. Compresi subito che avrebbe rappresentato un preziosissimo alleato della scienza e che si sarebbe potuto porre in antitesi al tradizionale punto di vista antropocentrico per cui la conoscenza è data, nell’immediato, dalle percezioni dell’uomo”.

Medicea Sidera

A questo punto, grazie al suo genio indiscusso, scopre i quattro satelliti maggiori di Giove, e il 12 marzo del 1610 pubblica le nuove scoperte nel “Sidereus Nuncius”. Ne invia una copia al granduca di Toscana, Cosimo II, che era già stato suo allievo, insieme a un esemplare del cannocchiale da lei potenziato.

La storia di Galileo Galilei in un'intervista immaginaria a Villa il Gioiello a Arcetri, Firenze

Inoltre gli dedica i quattro satelliti, che in un primo momento aveva battezzato “Cosmica Sidera”, mutando il nome in: “Medicea Sidera”, pianeti medicei. Lei, Sig. Galileo Galilei, voleva tornare a tutti i costi a Firenze, dica la verità: “Gliel’ho detto, è dura la vita del genio. Avevo assoluto bisogno di ottenere una protezione influente per poter presentare le novità al consesso degli studiosi dai quali mi attendevo agguerrite polemiche”.

Il ritorno a Firenze

Bene. Il 5 giugno 1610 il governo fiorentino le comunica l’assunzione in qualità di, leggo testualmente, si dichiara Galileo Galilei: «Matematico primario dello Studio di Pisa e Filosofo del Ser.mo Gran Duca senz’obbligo di leggere e di risiedere né nello Studio né nella città di Pisa, et con lo stipendio di mille scudi l’anno, moneta fiorentina». Lei firma il contratto il 10 luglio e in settembre eccola a Firenze: “Sì, non appena arrivato, regalai subito a Ferdinando II, figlio del granduca Cosimo, la migliore lente ottica che avessi fino ad allora realizzato nel mio laboratorio con l’aiuto dei mastri vetrai di Murano. Purtroppo il giovane ruppe la lente, e allora gli regalai una calamita “armata”, cioè fasciata da una lamina di ferro che ne aumentava la forza d’attrazione così da poter sollevare quindici libbre di ferro”.

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Dalla sua convivente veneziana, Marina Gamba, lei aveva avuto tre figli: Virginia e Livia, mai legittimate, e Vincenzio, che riconobbe più tardi. In seguito a una serie di vicende, nel 1613, lei fece entrare le sue figlie nel convento di San Matteo, ad Arcetri, e le costrinse a prendere i voti non appena compiuti i sedici anni: Virginia assunse il nome di suor Maria Celeste, Livia quello di suor Arcangela. “Sì, purtroppo, mentre Maria Celeste si rassegnò alla mia decisione, e mi rimase figlia devota, Livia non l’accettò mai.

Archimede in opposizione ad Aristotele

Andiamo avanti. Nel 1612 lei scrive il “Discorso intorno alle cose che stanno in su l’acqua, o che in quella si muovono”, nel quale dimostra che il galleggiamento dei corpi avviene a seconda del loro peso specifico, non della loro forma, dando così ragione ad Archimede in opposizione ad Aristotele. Il letterato e aristotelico fiorentino, Ludovico delle Colombe, non la prende bene e cerca di confutarla nel “Discorso apologetico d’intorno al Discorso di Galileo Galilei”: “Sì, ma il 2 ottobre, a Palazzo Pitti, alla presenza del granduca e della granduchessa Cristina e del cardinale Maffeo Barberini, riesco a dimostrare empiricamente, e pubblicamente, la bontà del mio assunto, screditando in modo inappellabile il mio avversario”.

I problemi con la Chiesa

Da qui in avanti inizia la fase più complicata della sua vita. Andare contro la chiesa, ai suoi tempi, era impresa ardua: “Tutti sanno che io, Galileo Galilei, ero un convinto assertore del sistema eliocentrico, avvalorato dalla tesi copernicana, che si poneva in antitesi col sistema geocentrico di derivazione tolemaico-aristotelica. Purtroppo per la Chiesa Cattolica quest’ultimo rimaneva sacro e inoppugnabile perché pareva fosse avvalorato dalle sacre scritture”.

La storia di Galileo Galilei in un'intervista immaginaria a Villa il Gioiello a Arcetri, Firenze

Il 21 dicembre 1614, a Firenze, dal pulpito della chiesa di Santa Maria Novella, il frate domenicano Tommaso Caccini si scaglia apertamente contro di lei: “E da lì iniziano tutte le mie disavventure che preferirei non ricordare”. E allora rispettiamo la sua volontà e saltiamo l’intero periodo per arrivare al suo confino a Villa il Gioiello, ad Arcetri: “Volli andare io, e me lo concessero. Soltanto i familiari potevano farmi visita. Per questo mi fu particolarmente dolorosa la perdita di mia figlia, suor Maria Celeste, l’unica con cui avevo mantenuto legami, avvenuta il 2 aprile 1634. So però che le hanno intitolato una bella strada, qui nei pressi, e questo mi è di conforto”.

Sempre nel 1634, lei comprò una casa in Costa San Giorgio: “È vero, ma ad eccezione di brevissimi periodi, quasi mai vi abitai. Sulla facciata posteriore è ancora possibile vedere una meridiana che avevo costruito nel 1620”.

Il sepolcro di Galileo Galilei

Lei Sig. Galileo Galilei venne tumulato a Firenze, nella Basilica di Santa Croce, insieme ad altri grandi come Machiavelli e Michelangelo, ma non fu possibile innalzarle l’«augusto e suntuoso deposito» desiderato dai discepoli perché la Chiesa non lo permise: “Glielo ripeto: dura la vita del genio, soprattutto se innovatore o addirittura rivoluzionario”.

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Soltanto nel 1737 è stato onorato con un monumento funebre, sempre in Santa Croce: “Se non altro”.
Ugo Foscolo scrisse di lei ne “I Sepolcri”: «Vide sotto l’etereo padiglion rotarsi più mondi, e il Sole irradïarli immoto», considerandola tra i grandissimi dell’umanità: “Troppo buono”.

I luoghi fiorentini di Galileo Galilei

Palazzo Viviani mostra sulla facciata due enormi cartigli contenenti una sua vita. Una delle statue che ornano la facciata ottocentesca del Duomo di Firenze la rappresenta col cannocchiale. Nelle nicchie del Loggiato degli Uffizi c’è una sua statua. Nell’Istituto e Museo di Storia della Scienza una delle sale le è interamente dedicata e contiene numerosi strumenti di sua invenzione, tra cui il giovilabio, il termoscopio, il compasso e il piano inclinato.

Inoltre vi è conservato anche il dito medio della sua mano destra prelevato al momento della traslazione della salma. La Biblioteca Nazionale di Firenze possiede il più grande patrimonio di suoi autografi all’interno d’un fondo di oltre 300 manoscritti. A Palazzo Torrigiani, la Tribuna di Galileo contiene una serie di affreschi che ripercorrono la storia del metodo sperimentale a partire dai suoi studi.

La storia di Galileo Galilei in un'intervista immaginaria a Villa il Gioiello a Arcetri, Firenze

L’Osservatorio astrofisico di Arcetri è stato costruito su quella collina per la simbolica vicinanza con la villa nella quale lei trascorse gli ultimi anni della sua vita e subì il confino in seguito alla condanna del 1633. Crede che tutto questo possa compensare i patimenti che ha dovuto subire in vita? “Ciò che compensa i miei patimenti è la vittoria della scienza e della ragione sulle superstizioni, sull’ignoranza e sull’influenza di uomini, pur grandi, ma ormai superati”.

Ultimissima domanda Sig. Galileo Galilei. È vero che lei, subito dopo l’abiura, ha detto: «E pur si muove»? “La leggenda è leggenda. È bella così, non ha bisogno dei puntini sulle i”.

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