La biodiversità in Italia, sia animale che vegetale, ha il più alto tasso del pianeta Terra, grazie alla favorevole posizione geografica della penisola e ai benefici effetti del vento.

Vento e biodiversità in Italia: una sinergia unica al mondo

C’è qualcosa che quando noi profani parliamo di agricoltura, consideriamo relativamente poco: il vento. In genere, per connotare un territorio sul piano agricolo, si parla di caldo, freddo, quantità media annuale di pioggia, altitudine, morfologia e tipologia del terreno, ma raramente di vento. Anche perché il vento è mutevole, cambia imprevedibilmente d’intensità, di direzione, è impossibile inquadrarlo, non ha esatte stagioni; eppure c’è, eccome se c’è. È una costante variabile della nostra vita e determina molto più di quanto si possa immaginare. Soprattutto in Italia.

Il Golfo di Baratti è una delle spiagge più belle dell'Alta Maremma: una fresca pineta, acque limpide e i resti etruschi di Populonia

La fortuna di nascere in Italia, una conferenza di Oscar Farinetti

A noi profani – lo ribadisco: non siamo agronomi – ha aperto gli occhi in modo semplice e diretto Oscar Farinetti nella sua ormai famosa conferenza “La fortuna di nascere in Italia”.

La nostra è l’unica penisola (al mondo ndr)– afferma Farinetti – “che viaggia stretta da nord a sud all’interno di un mare buono. Unica situazione geografica del pianeta. […] I venti buoni dei nostri mari s’incontrano con l’aria fresca delle nostre colline e delle nostre montagne. ‘The answer, my friend, is blowin’ in the wind’. La risposta è nel vento.

E grazie a questa situazione unica al mondo succede una meraviglia. In questo paesino che si chiama Pra, vicino a Genova, nasce il basilico più buono del mondo. In Friuli, il San Daniele è figlio della Bora e delle Dolomiti. Il Parma è figlio delle Alpi Apuane e dei venti del Mediterraneo. E succede anche che la pasta più buona del mondo si faccia a Gragnano dove c’è la via Roma, la cosiddetta «galleria del vento», in cui l’aria fresca di Castellammare di Stabbia s’incontra con la brezza del Vesuvio, un microclima unico: i napoletani mettevano la pasta a essiccare lì e vedevano che veniva più buona che da tutte le altre parti d’Italia. […] In Abruzzo c’è lo zafferano più buono del mondo, in Calabria la liquirizia è figlia dello Ionio e dell’Appennino Calabro. Il mirto, in Sardegna, il pachino, in Sicilia, e potrei andare avanti mezzora.”Penne di pasta Gragnano, considerata la pasta più buona del mondo

La grande varietà dei prodotti toscani

E anche noi potremmo andare avanti mezzora (ma forse non basterebbe), elencando tutti i prodotti dell’agroalimentare toscano figli anche dei nostri venti buoni.

I vini toscani più famosi

Non è forse l’eccellente Sassicaia un frutto dell’incredibile microclima di Bolgheri che abbina il ricircolo delle brezze marine, contenute dalle colline retrostanti, all’umidità della macchia mediterranea e al famoso padule? E non è così anche per tutti gli altri grandi vini del territorio, l’Ornellaia, il Masseto, il Grattamacco, il Guado al Tasso, Michele Satta, in primis?

Vogliamo poi scordarci di Solaia e il Tignanello, e altre grandi etichette prodotte nel Chianti Classico? E il Brunello di Montalcino, il Nobile di Montepulciano? Non sono forse anche loro i prodotti selezionati dei venti buoni della nostra terra?

Prodotti DOP della Toscana

E che dire di tutti i prodotti DOP (senza considerare le IGP)? Dal grande Olio EVO ai tanti pecorini che produciamo, dalla Cinta Senese, al Prosciutto Toscano, alla Farina di castagne e al Miele della Lunigiana, alla Farina di Neccio della Garfagnana, al Marrone di Caprese Michelangelo, al Pane Toscano, ai Salamini Toscani alla Cacciatora, fino allo Zafferano di San Gimignano. Non sono forse influenzati anche loro dai venti buoni che portano la pioggia o la spazzano via, che alternano il clima umido a quello secco, che bagnano la terra o che la lasciano ad asciugarsi al sole?

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Il Prosciutto Toscano DOP è una delle 16 Denominazioni di Origine Protetta toscane prodotto e consumato sulle tavole fin dai tempi dei Medici

La biodiversità in Italia è un unicum al mondo

Ma Oscar Farinetti non si ferma qui nel raccontare l’incredibile tasso di biodiversità in Italia, continuando a snocciolare numeri davvero sorprendenti: “[…] (In Italia, paese ndr) che rappresenta lo 0,50% della superficie del mondo, ci sono 7.000 specie di vegetali mangiabili. Il secondo paese al mondo è il Brasile con 3.300. Qualsiasi regione italiana ha più specie vegetali di qualsiasi stato d’Europa. […] Nello 0,50% del mondo abbiamo 58.000 specie animali […], il secondo paese al mondo è la Cina che ne ha 20.000.

In Italia abbiamo 1.200 vitigni autoctoni, il secondo paese è la Francia con 222. Nel nostro paese abbiamo 533 cultivar di olive, il secondo paese al mondo è la Spagna con 70. Sempre in Italia abbiamo 143 cultivar di grano duro, il paese che ne produce di più al mondo sono gli Stati Uniti: ne ha 6.

Questa meraviglia si chiama: biodiversità. Siamo il paese più biodiverso al mondo. E la stessa biodiversità che abbiamo nell’agroalimentare si è trasferita nell’enogastronomia […]. Si è poi anche trasformata nella biodiversità umana: siamo il paese con più etnie al mondo […].”

Bellissimo: numeri nudi e crudi che non mentono e che ci rendono una misura statistica, visiva, di cos’è davvero questo nostro Paese campione mondiale di biodiversità.

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Il Grano Senatore Cappelli è un grano antico, scomparso dalle nostre tavole con l'arrivo del grano Creso, ottenuto con tecniche di mutagenesi.

Come il vento influisce sulla biodiversità in Italia

Ma, nonostante sia intuibile, ecco cosa fa davvero il vento per determinare questa incredibile biodiversità in Italia.

Gli effetti positivi del vento sulla biodiversità in Italia

Be’ gli effetti positivi più rilevanti sono:

1. Un aumento dell’evapotraspirazione: nell’aria ferma l’evaporazione è un fenomeno di semplice diffusione, mentre se l’aria è in movimento il processo è fortemente accentuato a causa della rimozione degli strati di aria umida che altrimenti tenderebbero ad accumularsi sulle superfici evaporanti. Inoltre il vento, deformando le foglie, provoca contrazioni ed espansioni delle camere sottostomatiche della foglia stessa, forzando il ricambio d’aria interna con quella esterna più secca e accentuando così la traspirazione;
2. Un’accelerazione della maturazione e dell’essiccamento dei semi, dell’essiccamento dell’erba durante la fienagione, e del prosciugamento superficiale del terreno;
3. Un’agevolazione del ricambio della CO2 dentro il mesofillo, con vantaggi per la fotosintesi clorofilliana;
4. Un’agevolazione dell’impollinazione e della disseminazione: i movimenti d’aria trasportano il polline lontano dalla pianta madre.

L’importanza di essere al centro del Mediterraneo

Ovviamente esistono anche degli aspetti negativi nel vento, come nella pioggia, o nel caldo/freddo eccessivi. Ma la particolarità del nostro paese, per la sua collocazione in mezzo al Mediterraneo, e per le sue latitudini e longitudini, è quella di mantenere un ottimo equilibrio (come abbiamo visto il migliore al mondo) tra tutti i venti da cui è interessato.

Castiglione della Pescaia in una giornata di sole e isole dell'Arcipelago toscano

Quali sono i principali venti italiani?

Osserviamo adesso da vicino quali sono i principali venti che contribuiscono a determinare l’incredibile tasso di biodiversità in Italia.

La tramontana e il grecale (Nord, N-NE e NE) sono freddi e rafficosi; possono soffiare tutto l’anno, ma si presentano con maggior frequenza durante l’inverno, accompagnando le ondate di freddo che ci investono fra dicembre e marzo.
Nell’alto Adriatico e all’interno del Golfo di Trieste, per la particolare conformazione orografica del Carso, prendono il nome di “bora”.

Il levante, il vento che viene da Est

Il levante (Est) è invece un vento fresco e umido che solitamente porta con sé molte nuvole e precipitazioni. Può causare anche burrasche e mareggiate improvvise, specie sulle isole minori del Tirreno; nella tarda primavera e durante l’estate può presentarsi anche secco.

I venti caldi che arrivano da Sud

Lo scirocco e l’ostro (SE, S-SE, e Sud) sono venti caldi che si originano sopra le vaste distese desertiche della Libia e della Tunisia. Passando poi sul mare si caricano d’umidità portando piogge e fenomeni temporaleschi. La loro frequenza è massima in autunno e durante la stagione primaverile.

Da Ovest e Sud-Ovest arrivano ponente e libeccio

Il libeccio (SO) è uno dei venti più noti soprattutto lungo le coste tirreniche. Può soffiare tutto l’anno – anche con raffiche fino a 100 km/h -, ma specialmente tra autunno e primavera; porta tempo instabile e perturbazioni.
Il ponente (Ovest) è in genere un vento mite e umido che soffia spesso anche come brezza durante l’estate; domina su molte località costiere italiane, lungo la costa tirrenica e sulle isole maggiori.

Vento da Nord-Ovest: il maestrale

Infine il maestrale (NO), è un vento che può essere anche molto freddo e violento. Proviene dal quadrante nord-occidentale d’Europa e interessa in special modo la Sardegna e i bacini dell’Italia Centro-Meridionale.

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Il Castello del Boccale sulla costa livornese durante una mareggiata

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Foto Baratti e Castiglione della Pescaia ©StevanZZ
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