L’Iris florentina è un prezioso fiore toscano, esportato in tutto il mondo, chiamato dai toscani giaggiolo e conosciuto agli occhi del mondo come giglio di Firenze.

Iris florentina: tanti nomi per il fiore di Firenze

Parlando di eccellenze della Toscana, non possiamo dimenticare un settore che rende la nostra regione, la più ambita a livello internazionale: la coltivazione dell’Iris florentina.

Campo di iris florentina in Toscana

Un prezioso fiore spontaneo tipico della Toscana

Questo meraviglioso fiore, detto anche orchidea dei poveri, per la straordinaria somiglianza all’elegante fiore tropicale, cresce spontaneamente nella nostra regione. Per ammirare la fioritura dell’iris florentina, basterà dalla primavera inoltrata, recarvi appena fuori città. L’intenso e persistente profumo ricorda quello delle viole, e inebria letteralmente i sensi.

Le colline toscane si tingono come in un quadro macchiaiolo, di un’affascinante e variopinta tavolozza di colori, che regalano stupore e rapimento nell’osservatore. Le molteplici sfumature violacee degli iris, si fondono con il verde della natura circostante, incorniciando il paesaggio in uno scenario unico al mondo. L’immutata poesia della campagna toscana, assume un fascino particolare in ogni stagione dell’anno.

L’Iris florentina o Iris pallida, che più comunemente sentirete chiamare giaggiolo o addirittura giglio, è strettamente legato, come avremo modo di vedere più avanti, alla Toscana e in particolar modo alla città di Firenze.

Il fiore dell’iris è conosciuto fin da epoche molto remote e si trova in natura di diverse varietà. Ma quello che forse non sapete, è che l’iris florentina è il più prezioso del mondo.

Campo di iris florentina in Toscana

Chi era la dea Iris nella mitologia greca

L’iris è un fiore affascinante, protagonista di leggende incredibili. Nel linguaggio dei fiori generalmente simboleggia fede, sincerità e saggezza; portatore di novità e auguri.

Iris o Iride nella mitologia greca, era la messaggera degli Dei. Veniva raffigurata con ali d’oro di rugiada, che illuminate dal sole, si tingevano dei colori dell’iride. La leggenda narra che Iris fosse la prediletta di Giunone, perché portatrice di buone notizie. Fu così che per premiarla, Giunone la trasformò in arcobaleno, come ponte di unione tra cielo e terra: perché dopo la tempesta, arriva sempre l’arcobaleno.

L’eleganza dell’Iris florentina, è stata più volte musa ispiratrice di pittori e scrittori, da Van Gogh a Claude Monet, da Ernst Jünger a Hermann Hesse e addirittura il sommo Dante Alighieri, tanto per citarne alcuni.

Stetti a lungo davanti a una iris violetta dalla corona tripartita; l’accesso ai calici passava per un velo d’oro e finiva in un abisso di ametista. Fiori, chi vi ha ideati?(Ernst Jünger)

Sebbene il fiore dell’iris florentina abbia in apparenza un aspetto delicato, è in realtà una pianta perenne, in grado di sopportare sia le basse temperature invernali, che il clima torrido estivo. È un fiore forte e indipendente, in grado di rigenerarsi e tornare a nuova vita. Mi piace pensare che rappresenti in un certo senso l’anima del popolo toscano: coriaceo e fiero.

Un giaggiolo viola, conosciuto anche come iris florentina

La coltivazione dell’Iris florentina in Toscana

La coltivazione dell’orchidea dei poveri si perde nella notte dei tempi in Toscana, e costituisce una buona integrazione al reddito proveniente dalla coltivazione degli olivi. La piantagione inoltre, che si sviluppa prevalentemente nelle aree del Chianti e del Valdarno Superiore, contribuisce al mantenimento dei terrazzamenti.

Il prezioso rizoma dell’Iris pallida

Ciò che rende l’Iris florentina unico al mondo, non risiede nel bellissimo fiore. La sua eccezionalità è gelosamente protetta sottoterra: nel rizoma. Quest’ultimo, mediante tecniche artigianali quasi totalmente manuali, viene raccolto, lavorato e processato per la vendita e l’esportazione. Pensate che le coltivazioni dell’iris florentina, producono annualmente tra le 25 e le 28 tonnellate.

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Bulbo di giaggiolo prima dell'essiccazione

Come viene utilizzato il giaggiolo

Rimarrete sorpresi, nel conoscere i suoi numerosi impieghi nella produzione mondiale. Il rizoma dell’iris florentina si esporta in tutto il mondo, ma è destinato perlopiù alle distillerie d’oltralpe. La Francia è la maggiore fruitrice, ma anche Svizzera e Germania, utilizzano l’estratto della materia prima in molti settori. Principalmente riguarda la produzione dell’industria profumiera, cosmetica ed erboristica.

Ugualmente importanti sono le industrie del beverage come Martini e Bacardi, che si riforniscono del rizoma del giaggiolo, per la realizzazione di liquori. Chissà quanti di voi senza saperlo, avranno gustato queste bevande durante un aperitivo!

Campo di iris fiorentina dell'Azienda Leonardo Manetti di Greve in Chianti

Una certificazione IGP per il fiore toscano

Non c’è quindi da stupirsi, che sia stata presentata domanda per ottenere l’IGP (indicazione geografica protetta) di questa rarità toscana. Anzi, viene quasi spontaneo chiedersi, perché già non lo fosse.

La domanda presentata alla Regione Toscana, nonché i costi sostenuti per valutazioni, studi e promozione dell’iniziativa, sono interamente a carico della Toscana Giaggiolo Cooperativa, con sede a Montevarchi (Arezzo). All’iniziativa ha contribuito con i suoi studi, l’Università di Perugia Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali, nelle persone del Professor Angelo Frascarelli e il ricercatore Dott. Gabriele Chiodini.

Il desiderio e la necessità di presentare domanda per il riconoscimento di IGP, nasce, oltre che per il valore aggiunto di cui beneficeranno tutti i produttori dell’iris florentina, per l’esigenza di tutelare un’eccellenza così rara. L’iris florentina nasce e cresce esclusivamente nella nostra regione. La domanda è attualmente in fase di revisione. Si vaglia l’idea di lavorare a un marchio collettivo geografico. A seguito del webinar promosso da Caict insieme all’Università di Firenze, c’è la volontà di rendere operativo il Progetto Pif (progetto integrato di filiera) finanziato dalla Regione. Il fine è quello di realizzare in Toscana oltre alla lavorazione del rizoma, anche il procedimento per ottenere l’estratto.

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Strumenti utilizzati per la raccolta dei giaggioli in Toscana

Toscana Giaggiolo Cooperativa: più di 200 coltivatori toscani

La Toscana Giaggiolo Cooperativa, come ci racconta la signora Rossella Rabatti, opera fin dal 1978, e riunisce circa 200 coltivatori toscani. La Cooperativa, con l’intento di seguire e sostenere i propri soci, è l’interlocutrice privilegiata dei contatti con l’Italia e con l’estero, per la vendita e l’esportazione del rizoma essiccato dell’Iris florentina.

Nello specifico la Toscana Giaggiolo Cooperativa, svolge servizio di assistenza tecnica ai coltivatori associati. Favorisce le strategie di vendita e produzione, tutelando la qualità del prodotto e quindi la stabilità del prezzo. Si accerta inoltre, che si rispetti il disciplinare circa la decorticazione del rizoma, che ne certifica l’indiscussa unicità.

Campo di iris florentina in Toscana

Iris florentina: coltivazione e lavorazione con tecniche tradizionali

Le tecniche di piantagione, estrazione e lavorazione dell’iris florentina, si rifanno a procedure pressoché manuali tramandate nei secoli.

La semina del giaggiolo

Settembre è il mese della semina delle barbatelle. Le aree collinari e montane prescelte per la coltivazione, sono generalmente tra i filari degli olivi e nei terrazzamenti.

La fioritura dell’Iris palida

Dopo la piantagione, gli iris crescono autonomamente. L’unica accortezza è quella di liberarli dalle piante infestanti, che ne pregiudicherebbero lo sviluppo. Maggio è il periodo della fioritura, dove le nostre colline si popolano di meravigliose distese fiorite, che fanno capolino dalle colline. Dopo tre anni, dalla metà di luglio fino a settembre, la pianta viene estratta dal terreno.

Si procede quindi alla separazione del rizoma dalla barbatella, affinché quest’ultima possa essere utilizzata per la prossima coltivazione.

La lavorazione dell’iris florentina: rizoma bianco o nero?

A seconda del tipo di lavorazione, il rizoma si divide in nero e bianco. Il rizoma nero, privato di foglie e radici, viene lavato per eliminare i residui di terra. Successivamente è tagliato a fette e disteso al sole per l’essiccatura, ed infine conservato in magazzini di stoccaggio. Trascorsi 4/6 mesi sprigionerà un’intensa fragranza di viola e sarà pronto alla vendita.

Il rizoma bianco una volta raccolto e pulito, viene interamente sbucciato a mano. Questa tecnica si avvale dell’utilizzo di un utensile, il roncolino, una sorta di coltellino appuntito e ricurvo. L’essiccatura avviene stendendo i rizomi sopra reti o stuoie di canna. Dopo circa 5 mesi, il risultato sarà qualitativamente superiore rispetto al nero, e impiegato soprattutto nella produzione di alcolici.

Essiccazione di bulbi di giaggiolo

Due coltivatori toscani di giaggioli

Non potendo menzionare tutti i coltivatori toscani di giaggiolo, a cui va la nostra stima e il nostro grazie per il lavoro che svolgono nel contribuire a rendere l’iris florentina un’eccellenza a livello mondiale, abbiamo selezionato per voi, due aziende.

Leonardo Manetti, coltivare Iris florentina a Greve in Chianti

La prima realtà di cui vogliamo parlarvi è l’Azienda agricola di Leonardo Manetti, a Greve in Chianti (FI). Il titolare Leonardo Manetti, conseguita la laurea in viticoltura ed enologia, decide di aprire il suo ufficio a cielo aperto nella località dove è cresciuto.

Il suo desiderio era diventare viticoltore, come da tradizione familiare. L’azienda si sviluppa in un’area di circa 10 ettari tra splendidi filari e incantevoli oliveti. Con l’aiuto ed il supporto della famiglia, da qualche anno si dedica alla coltivazione dell’iris florentina, attività anch’essa tramandata. Manetti è uno dei 200 soci della Cooperativa Toscana Giaggiolo.

Unitamente all’azienda che porta avanti con dedizione, Manetti coltiva la passione per la poesia, che lo hanno fatto conoscere sia per le doti di agricoltore, che per quelle di fine poeta.

Campo di iris florentina in Toscana

La Iris florentina del Frantoio Pruneti a San Polo in Chianti

La seconda azienda selezionata non è membro della Cooperativa Toscana Giaggiolo ma produce e coltiva l’iris florentina in autonomia. Si tratta del rinomato Frantoio Pruneti, di San Polo in Chianti (FI).

Azienda a conduzione familiare, fin dal 1800 opera nel settore della produzione e coltivazione di olio, vino, zafferano e iris florentina, esportando il giaggiolo toscano in tutto il mondo.

Da Cuba, per l’aromatizzazione dei sigari, all’Argentina, così come in Francia e Germania per l’industria cosmetica e profumiera. La coltivazione dell’iris è eseguita secondo tradizione.

La località di San Polo ospita a maggio la Festa del Giaggiolo, dove Pruneti organizza escursioni presso le proprie coltivazioni. Grazie alla collaborazione con specialisti del settore, realizza birra blanche e gin entrambi aromatizzati all’iris, e sta progettando la produzione di prodotti cosmetici e alimentari.

Campo di giaggioli dell'azienda Pruneti con i proprietari

Perché Firenze ha come simbolo il giglio che in realtà è un iris?

Ormai sappiamo che il nome corretto del giglio di Firenze è Iris florentina. Quando però ci riferiamo al simbolo che domina ovunque in città, per i fiorentini sarà: il “giglio“. Non è infatti un caso, che il capoluogo toscano è conosciuto come “città gigliata“. Lo stesso gonfalone di Firenze è rappresentato dal giglio; perfino la squadra calcistica locale, la Fiorentina, ha come simbolo il giglio fiorentino.

Il giglio rappresenta Firenze fin dal XI secolo. In origine lo stemma cittadino era composto dallo sfondo rosso e giglio bianco, come da testimonianze della prima Crociata (1096-1099). Dopo la vittoria dei Guelfi sui Ghibellini nel 1251, lo stemma fu modificato invertendone i colori: sfondo bianco e giglio rosso. Questo consentì di preservare il simbolo del giglio, ma al tempo stesso, di affermare il cambiamento politico ai vertici.

Firenze, la città dedicata alla Dea Flora

Teorie accreditate ipotizzano che il nome di Firenze, risalga a epoca romana, quando nel 59 a.C. la città fu eretta col nome di Florentia, richiamando così un tema floreale.

Si suppone infatti che la sua fondazione, coincidesse con l’avvento della primavera e i festeggiamenti in onore della Dea Flora, che si tenevano tra il 28 aprile ed il 3 maggio. Non è però da escludere la teoria secondo cui il giglio, si riconduca al Medioevo. Il giglio simbolo di purezza, identifica la Madonna, e Firenze, ha sempre avuto un forte legame alla devozione mariana.

Il simbolo gigliato è spesso rappresentato sotto forma di scudo, retto dalla zampa di possenti leoni, chiamati Marzocco. Nei secoli, sono stati almeno tre i potenti che hanno tentato (invano) di modificare questo amato simbolo fiorentino: il Duca di Atene Gualtieri di Brienne, Napoleone e Mussolini. Nessuno dei tre è riuscito a rendere esecutive le proprie ordinanze; quelle di Napoleone addirittura, furono letteralmente snobbate dai fiorentini. Le altre due invece, ebbero vita breve.

Il giglio di Firenze costituisce da sempre un emblema da tutelare e difendere per i fiorentini. Fu anche riprodotto in una faccia della moneta locale, il fiorino, coniato nel 1252. Grazie alla potenza bancaria di Firenze nel XIII secolo, il fiorino divenne moneta di scambio privilegiata in Europa.

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Il marzocco fiorentino sorregge lo scudo con il giglio di Firenze, simbolo della città

Il Giardino dell’Iris a Firenze, un omaggio al prezioso fiore toscano

Firenze tutt’oggi onora il fiore dell’iris pallida attraverso il Giardino dell’Iris. Nato nel 1954 in zona panoramica, non distante dal Piazzale Michelangelo è unico al mondo. Ospita molteplici specie di iris, e annualmente promuove il Concorso Internazionale di iris barbate ibride, che premia la migliore varietà di iris.

 

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Foto: ©CooperativaToscana | ©AziendaLeonardoManetti | ©FrantoioPruneti
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