Nel 2021 a Firenze, su iniziativa del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in accordo con il Sindaco di Firenze Dario Nardella, si terrà un grande evento internazionale con l’intenzione di dare inizio a un nuovo Umanesimo.

Un nuovo Umanesimo: l’evento fiorentino promosso dal Presidente del Consiglio

Forse non sarà un umanesimo pari al meraviglioso movimento avviato da Petrarca e Boccaccio per una rinascita della cultura italiana ed europea dopo i secoli bui del Medioevo, ma ci proveranno in ogni caso. Chi? Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il Sindaco di Firenze Dario Nardella in primis, a cui poi si aggiungeranno tanti altri, pare, l’intellighenzia internazionale tutta riunita nel capoluogo toscano per ripensare e rinnovare la centralità dell’uomo nella storia:

“Firenze si dimostra la città di elezione, la sede più idonea a ospitare per la sua sensibilità, un grande confronto internazionale: siamo d’accordo col Sindaco Dario Nardella che all’inizio dell’anno prossimo ci ritroveremo a Firenze per discutere, approfondire e dare sostanza concreta al nuovo umanesimo. Sarà un grande evento internazionale. Non stiamo parlando di uno slogan ma di un manifesto di idee e valori che vogliamo tradurre in prassi e azioni. Per contaminare il mondo intero come già in passato”.

Parole e musica del Presidente del Consiglio dei Ministri intervenuto via web al Festival nazionale dell’Economia civile – “Persone, Luoghi, Comunità, L’Economia che ri-genera” tenutosi a Firenze dal 25 al 27 settembre 2020 nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio – durante la sessione conclusiva che aveva come tema “Il migliore futuro possibile. Nel solco della Costituzione“.

Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio italiano, di fronte all'Altare della Patria a Roma

Al centro della riforma lo sviluppo sostenibile

Al di là di ogni concezione politica, che in questa sede non c’interessa e mai c’interesserà, le parole del Presidente suonano proprio come una dichiarazione programmatica, un manifesto d’intenti: “All’epoca ci fu il passaggio da una crisi epocale alla renovatio. Noi stiamo vivendo qualcosa di molto simile”. La parolina magica è sostenibilità: “Ritengo occorra una riforma costituzionale per valorizzare sempre più la tutela dell’ambiente. Con tutte le forze, senza distinzione tra maggioranza e opposizione, bisogna inserire anche un riferimento allo sviluppo sostenibile in Costituzione”.

“Non possiamo tornare alla normalità.” – ha chiarito il premier. “Viviamo in un tempo di rinnovamento e bisogna cogliere tutte le opportunità date dai fondi europei. Ne va della credibilità di questo governo e di tutto il sistema Paese. L’obiettivo è quello di realizzare una più autentica forma dei rapporti tra pubblico e privato che collochi nuovamente al centro il cittadino e la persona umana”. Ossia, in modo parzialmente analogo a quello che accadde durante l’Umanesimo fiorentino, tanto che non è un caso che Conte abbia scelto la cornice di Firenze per annunciare il futuro evento.

Logicamente quest’idea che vedrebbe Firenze capitale mondiale di un nuovo umanesimo e che permetterebbe alla città di riacquisire un ruolo centrale sul piano degli indirizzi di livello internazionale c’inorgoglisce non poco, anche se è bene chiarire le differenze tra questo possibile nuovo umanesimo e quello precedente.

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L’Umanesimo fiorentino del Quattrocento

L’Umanesimo fu un fenomeno culturale che nacque in Italia negli ultimi anni del XIV secolo e che si sviluppò in Europa nel corso del Quattrocento. Il suo elemento caratterizzante fu la riscoperta della cultura dell’antichità classica greco-romana. Il termine deriva infatti da humane litterae, le discipline letterarie, storiche e filosofiche che gli studiosi riportarono alla luce tramite il quasi letterale ritrovamento dei classici latini e greci rimasti sepolti per secoli nelle biblioteche dei monasteri e nell’area dell’Impero bizantino.

Gli umanisti, considerando il Medioevo un’epoca barbara e oscura, favoriti anche dalla grande vitalità economico-culturale delle città dell’Italia centro-settentrionale, in particolare Firenze, attraverso lo studio e l’imitazione delle virtù del mondo antico posero l’accento sulla capacità dell’uomo di agire nella vita civile e politica.

Dopo un primo umanesimo sostanzialmente filologico, avviato da Petrarca, col diffondersi dei grandi classici greco-latini, ben presto si arrivò fino all’Accademia Neoplatonica – fondata a Firenze da Marsilio Ficino nel 1462 per incarico di Cosimo I de’ Medici, nella Villa le Fontanelle e successivamente espansa nella più nota Villa medicea di Careggi – dove si tenevano lezioni, dove gli studiosi si confrontavano, e dove si sviluppò un pensiero da cui nacque il neoplatonismo, corrente filosofica che esaltava la centralità dell’uomo nell’universo.

Un uomo virtuoso e spirituale

Secondo gli umanisti, quindi, l’educazione doveva essere finalizzata a formare un uomo virtuoso e impegnato nella dimensione civile col fine di raggiungere un equilibrio in tutte le attività umane. Da tenere ben presente, tuttavia, che l’uomo messo al centro del mondo dalla cultura umanistica era un uomo di religione cristiana, anche se gli umanisti si richiamavano a una dimensione prettamente intima e spirituale della fede in aperto contrasto col potere temporale dei pontefici, la corruzione e l’ignoranza del clero, i riti ecclesiastici al limite della superstizione, e l’inutilità delle dispute dottrinali.

La tolleranza religiosa di Pico della Mirandola

Nel 1486 l’ideale di tolleranza religiosa venne proposto da Giovanni Pico della Mirandola che convocò a Roma un convegno filosofico internazionale nel corso del quale si sottolineò la centralità dell’uomo, destinato a vivere nel mondo e ad essere protagonista in libertà e al di là delle differenze religiose: prendeva corpo il progetto umanista di pax philosophica e di concordia tra le fedi. L’Elogio della Follia (1511) di Erasmo da Rotterdam diffuse a sua volta un nuovo sentimento religioso basato sulla tolleranza e sulla critica dei difetti presenti nella società.

Quindi, tirando le somme, dopo questo brevissimo excursus sull’umanesimo quattrocentesco che sfociò naturalmente nel Rinascimento, il vero uomo umanista era un virtuoso teso all’equilibrio e all’armonia in tutte le attività umane. Ripetiamo: virtù e armonia. Perché senza virtù e armonia, nel vizio, nella corruzione, nella discordia, l’uomo non ha futuro, mai ce l’ha avuto e mai ce l’avrà.

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La speranza per una nuova era

Speriamo quindi che i meeting, i simposi, i seminari, e quant’altro si terrà a Firenze l’anno prossimo per ricostruire un nuovo umanesimo siano mirati a questo e non solo a reinvestire al meglio i fondi della Comunità Europea. Perché senza individui davvero nuovi, davvero consapevoli di se stessi e dell’ambiente in cui vivono, non c’è buona intenzione che tenga, e l’Umanesimo rimarrebbe solo una parola vuota, ricordo di un tempo felice che tra l’altro fu per pochissimi illuminati che ci credettero fino in fondo.

Il nostro augurio finale è che le persone, al di là delle dichiarazioni d’intenti, diventino davvero umaniste. Tutte, non solo pochi intellettuali. Sembrerebbe una cosa talmente ovvia che non ci sarebbe nemmeno bisogno di dirla. La nostra storia, purtroppo, dimostra il contrario. E allora ancora una volta: che l’Umanesimo sia con voi. Ora e per sempre.

 

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