Di Pico della Mirandola è rimasta proverbiale la memoria prodigiosa e la capacità di fare calcoli a molte cifre senza scrivere un numero. Si dice fondasse la sua vasta cultura enciclopedica su tante opere conosciute a mente e che addirittura sapesse recitare la Divina Commedia al contrario, partendo dall’ultimo verso, così come qualsiasi altro poema appena terminato di leggere. Ma al di là di queste strabilianti capacità, quasi da fenomeno da baraccone, chi era il mitico Pico della Mirandola?

Pico della Mirandola: il genio prodigioso adottato da Firenze

Giovanni Pico dei conti della Mirandola e della Concordia, più noto come Pico della Mirandola, nacque il 24 febbraio 1463 a Mirandola, presso Modena, da Gianfrancesco I, signore di Mirandola e conte della Concordia e sua moglie Giulia. Fin da bambino la sua straordinaria capacità di apprendimento gli portò una specie di ansia tumultuosa di abbracciare tutto il conoscibile alla conquista della verità.

Ritratto di Pico della Mirandola

Pico della Mirandola a Firenze

Nel 1484 venne a Firenze, dove strinse rapporti di amicizia con Lorenzo il Magnifico, Poliziano e Marsilio Ficino. Passando dall’atmosfera della filosofia scolastica, aristotelica e avverroistica di Padova, a quello della filosofia neoplatonica instaurato dal Ficino a Firenze, Pico non si pose il problema della scelta tra le due filosofie, ma piuttosto quello di una loro possibile conciliazione.

L’anno dopo si recò a Parigi, dove seguì molte lezioni alla Sorbona, e l’anno successivo fu ancora a Firenze insieme a un immenso, anche se ancora incomposto, corredo di cognizioni sul pensiero filosofico e teologico non solo cristiano, ma anche greco, latino, ebraico, caldaico, egiziano. Fu anche molto attratto dalla cabala, ritenuta fonte di sapienza, mentre nel corso della sua breve vita criticò variamente l’astrologia accusandola di non lasciare libero arbitrio all’uomo, predeterminandone il destino, e togliendoli per questo dignità.

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Dignità dell’uomo e amore universale

Pico della Mirandola, infatti, cercava, sotto l’apparente diversità di pensiero di ciascun popolo, un minimo comun denominatore che attestasse la dignità dell’uomo e il suo valore predominante nell’universo, l’amore universale che lega le creature fra di loro e le creature a Dio, l’immensa varietà delle cose in tutto il creato come segni della parola del Signore.

A soli 23 anni, come frutto delle sue meditazioni, propose 900 tesi da discutere in un convegno di dotti da radunare a Roma, a sue spese, nel gennaio del 1487, ma la pubblicazione delle tesi gli valse la condanna da parte di una commissione di teologi e giuristi, che le giudicò eretiche, e l’apertura di un processo a suo carico.

Cristina di Lorena, nipote di Caterina de' Medici, moglie del Granduca Ferdinando, strinse amicizia con Galileo Galilei, precettore dei figli.

Il processo per eresia

Tuttavia, l’atto di sottomissione (dapprima in stile galileiano) che fece il 31 luglio del 1487 gli turbò la coscienza, di conseguenza si ribellò apertamente e, per sfuggire alla cattura, abbandonò Roma, di nuovo per la Francia. Il suo arresto vicino a Lione provocò clamorose proteste a Parigi, anche alla Sorbona, e Pico della Mirandola fu liberato con l’obbligo di lasciare il paese nell’estate del 1488.

Accettando l’invito di Lorenzo il Magnifico tornò a Firenze. Il Magnifico si adoperò inutilmente fino agli ultimi giorni della sua vita per fargli ottenere il perdono da Innocenzo VIII, ma non ci fu niente da fare. L’assoluzione dall’eresia gli verrà poi da Alessandro VI, il 18 giugno 1493. Da lì vivrà ancora poco più di un anno dedito agli studi e alle pratiche religiose col conforto e l’amicizia del Savonarola.

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Girolamo Savonarola instaurò a Firenze un governo teocratico

La morte di Pico della Mirandola

Pico della Mirandola morì il 17 Novembre 1494, all’età di 31 anni, mentre Firenze veniva occupata dalle truppe francesi di Carlo VIII. Fu sepolto nel cimitero dei domenicani dentro il Convento di San Marco (mappa). Le sue ossa furono rinvenute da padre Chiaroni nel 1933 accanto a quelle di Angelo Poliziano e dell’amico Girolamo Benivieni.

Siamo vissuti celebri, o Ermolao,” – scrisse Pico della Mirandola – “e tali vivremo in futuro, non nelle scuole dei grammatici, non là dove si insegna ai ragazzi, ma nelle accolte dei filosofi e nei circoli dei sapienti, dove non si tratta né si discute sulla madre di Andromaca, sui figli di Niobe e su fatuità del genere, ma sui principî delle cose umane e divine.Pico della Mirandola è sepolto nel Convento di San Marco a Firenze

Nel novembre del 2018, oltre 500 anni dopo, uno studio coordinato del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, del Reparto Investigazioni Scientifiche dell’Arma dei Carabinieri di Parma e di studiosi spagnoli, britannici e tedeschi, ha dimostrato che Pico della Mirandola morì per avvelenamento da arsenico.

L’uomo può scegliere se essere angelo o animale

Come abbiamo accennato, Pico della Mirandola fu, insieme agli altri grandi dell’Accademia Neoplatonica, un fervente sostenitore della dignità dell’uomo. È l’uomo a “forgiare il proprio destino”, secondo la propria volontà, in massima libertà, perché non è né animale né angelo, ma può essere l’uno o l’altro secondo la “coltivazione” di alcuni tra i “semi d’ogni sorta”che vi sono in lui.

Francobollo con l'effige di Pico della Mirandola

Pascal, nel ‘600, riprende questa posizione affermando che l’uomo è un punto mediano tra angelo e bestia. Tuttavia per Pico della Mirandola questo non significava mediocrità perché il libero arbitrio ci consente sempre di scegliere la nostra posizione. Pertanto l’uomo, per Pico, è la più dignitosa fra tutte le creature, anche più degli angeli, perché può scegliere che creatura essere.

 

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