2 / 3 – La vita di Anna Maria Luisa de’ Medici, Elettrice Palatina

La vita dell’ultima erede della casata medicea

Cosimo III de’ Medici era il mio babbo, Margherita Luisa d’Orleans la mia mamma. Con lei non ebbi un gran bel rapporto, era la nipote di Maria de’ Medici, Regina di Francia, considerata bella, aggraziata, molto ma molto mite, perfetta per il matrimonio con mio babbo che non fu una scelta casuale.

Per questo motivo non si trasferì a Firenze di buon grado, preferiva Parigi, ed era segretamente innamorata di suo cugino Carlo, fino a quando fu obbligata a convolare a nozze. L’accolsero in città in pompa magna, arrivò a Livorno in nave, si celebrarono grandi feste in onore della Granduchessa. Lei non accettò di buon grado il matrimonio che proseguì tra indifferenza e ripicche. Arrivarono poi gli eredi, mio fratello Ferdinando e io. Tra periodi di tregua e furibonde liti, mio babbo cominciò a viaggiare in Europa nelle varie corti cercando di farmi riconoscere dagli altri stati come sua erede, ma invano.

Per approfondire: Storia dei Medici: dalle origini all’estinzione della casata

Stemma di Anna Maria Luisa dei Medici Elettrice Palatina

Cosa fece Anna Maria Luisa de’ Medici per tutelare il patrimonio mediceo?

Così trascorsi la mia adolescenza e divenni nel 1690 la seconda moglie di Giovanni Carlo Guglielmo I, Principe elettore del Palatinato. Senza figli, la linea granducale dei Medici era vicina dell’estinzione. Quando appresi che il Granducato di Toscana sarebbe passato ai Lorena ero ben consapevole dello scopo che desideravo raggiungere. Che cosa avrei potuto fare io, dunque, donna?

Mi appellai al diritto, forte della consapevolezza dell’altissimo valore dell’arte, e mi schierai per la salvaguardia di un patrimonio unico e fragile, quello della mia famiglia, che ereditai da mio fratello Gian Gastone, ultimo granduca della famiglia, alla sua morte nel 1737. In nome del passaggio a un epoca nuova fu un momento davvero importante, che segnò una nuova idea di ‘cultura’, non solo legata al lato estetico bensì a quello di Nazione e a un patrimonio condiviso dalla collettività. Preservai dall’estinzione dei tesori artistici e culturali della mia casata regnante, assicurando nel contempo le basi per il moderno sviluppo turistico della regione Toscana.

In quante lingue è stato tradotto il Patto di Famiglia? Scoprilo a pagina 3.

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