Alla scoperta del Battistero di San Giovanni, il bellissimo edificio in Piazza Duomo a Firenze

Di cosa parliamo in questo articolo:

  • Storia del Battistero di San Giovanni
  • Le tre porte del Battistero
  • Le diverse funzioni dell’edificio
  • L’estetica e l’arte: l’esterno e le porte
  • L’estetica e l’arte: l’interno

In Piazza del Duomo, a Firenze, più propriamente Piazza San Giovanni, sono due i monumenti che in genere monopolizzano l’attenzione dei visitatori. Parliamo della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, con l’incredibile Cupola del Brunelleschi che svetta rossa e panciuta nel cielo, e del Campanile di Giotto, col suo policromo slancio marmoreo, unico al mondo. Mentre il terzo elemento che va a comporre il trittico delle meraviglie di una delle piazze più belle e importanti del pianeta, il Battistero di San Giovanni, rimane lievemente in ombra rispetto agli altri due. Un po’ perché è più piccolo, un po’ perché a occhi inesperti potrebbe apparire un’opera non così strabiliante, anche se non è affatto così.

La verità è che il fascino del Battistero di Firenze è meno evidente, maggiormente nascosto, ma altrettanto presente. Provate mentalmente a toglierlo di lì e vi potrete rendere subito conto di quanto sia importante, anche solo da un punto di vista dell’armonia, per la composizione dell’intero quadro architettonico. Ma non si tratta solo di questo, perché stiamo parlando di uno dei monumenti religiosi più belli edificati in Italia.

Battistero di Firenze visto da dietro e scorcio di Piazza Duomo

Storia del Battistero di San Giovanni

La vera data di fondazione è assai incerta. Si ritiene che sia stato costruito sulle rovine di un antico tempio romano dedicato al Dio Marte, intorno al IV-V secolo d.C., con rimaneggiamenti nel VII secolo durante la dominazione longobarda, forse in seguito alla conversione al cristianesimo della regina Teodolinda. Tuttavia l’impiego nel nuovo edificio di numerosi pezzi di recupero da varie rovine romane fu forse all’origine del possibile malinteso che venne messo nero su bianco da Giovanni Villani, e posto in dubbio solo a partire dal Settecento.

La prima citazione risale all’anno 897, quando l’inviato dell’imperatore rese giustizia sotto il portico “davanti alla basilica di San Giovanni Battista”. La denominazione di basilica indica che l’edificio doveva svolgere le funzioni di chiesa cattedrale.
Il papa fiorentino Niccolò II riconsacrò la basilica, ancora cattedrale di Firenze, il 6 novembre 1059, dopo lavori che avevano aggiunto il terzo ordine, e altre modifiche.

L’edificio diventa ufficialmente il Battistero cittadino

Nel 1128 l’edificio diventò ufficialmente il battistero cittadino. Intorno alla metà dello stesso secolo si eseguì il rivestimento esterno in marmo, successivamente completato anche all’interno. Mentre il pavimento, sempre in tarsie marmoree, venne realizzato nel 1209.

Nella seconda metà del XIII secolo si realizzò la cupola. L’abside a pianta rettangolare (scarsella) fu portata a termine nel 1202; nel 1220 fu il turno dei mosaici della scarsella e, successivamente, del complesso mosaico della cupola a spicchi ottagonali, al quale si lavorò tra il 1270 e il 1300, con l’intervento di frate Jacopo e la partecipazione di Coppo di Marcovaldo e di Cimabue.

Il mosaico ottagonale sull'interno della cupola del Battistero di San Giovanni, Firenze

La storia delle tre porte del Battistero di Firenze

La prima porta

Tra il 1330 e il 1336, tramite l’utilizzo di 24 formelle, Andrea Pisano eseguì la prima delle tre porte bronzee su commissione dell’Arte di Calimala, l’arte più antica da cui discendevano tutte le altre; di fatto quest’arte, tutelando il battistero, era in competizione con l’Arte della Lana che patrocinava invece il vicino duomo.

La seconda porta

La prima porta, forse inizialmente posta sul lato est, il più importante, di fronte al Duomo, fu poi spostata sul lato sud per collocare al posto d’onore la seconda porta. La notizia, riportata da Giorgio Vasari e ripresa un po’ da tutte le fonti fino a oggi, è stata di recente messa in dubbio per alcune discrepanze nelle misure tra le due aperture.

Lorenzo Ghiberti realizzò la seconda porta del Battistero di San Giovanni tra il 1401 e il 1424. Il grande artista era risultato il vincitore di un concorso a cui avevano partecipato, tra gli altri, anche Filippo Brunelleschi e Jacopo della Quercia. Inizialmente collocata sul lato orientale, fu a sua volta poi spostata sul lato nord.

La terza porta, o “Porta del Paradiso”

La terza porta del Battistero di San Giovanni, con formelle interamente rivestite d’oro, eseguita sempre dal Ghiberti tra il 1425 e il 1452, venne chiamata da MichelangeloPorta del Paradiso“, e tuttora occupa il lato orientale. Per la realizzazione delle due porte il Ghiberti creò una vera e propria bottega di bronzisti, nella quale si formarono artisti come Donatello, Michelozzo, Masolino e Paolo Uccello.

Nel 1576, in occasione del battesimo dell’atteso erede maschio del granduca Francesco I de’ Medici, Bernardo Buontalenti ricostruì il fonte battesimale, distruggendo i battezzatoi medievali ricordati da Dante Alighieri:

Non mi parean [i fori] men ampi né maggiori
che que’ che son nel mio bel San Giovanni,
fatti per loco de’ battezzatori

(Inf. XIX vv. 16-20)

Porta del Paradiso del Battistero di San Giovanni a Firenze

Le diverse funzioni dell’edificio religioso

Il Battistero di San Giovanni era luogo di investitura di cavalieri e poeti, come ricorda Dante Alighieri nel Paradiso (XXV, 7-9): “con altra voce omai, con altro vello / ritornerò poeta, e in sul fonte / del mio battesmo prenderò ‘l cappello”.

Era inoltre sede deputata per solenni giuramenti, nonché per la celebrazione in onore del patrono cittadino, tramite il dono delle stoffe pregiate (i palii) da parte dei magistrati del Comune, il 24 giugno per San Giovanni.

Statua di San Giovanni Battista all'interno del Battistero di Firenze

L’estetica e l’arte del Battistero di Firenze: l’esterno e le porte

Il Battistero di Firenze è caratterizzato da una pianta ottagonale, ricoperta da una cupola con otto spicchi, coperta all’esterno da un tetto a piramide.

L’esterno dell’edificio è decorato con marmi bianchi di Carrara e marmi verdi di Prato che creano tre fasce orizzontali decorate con riquadri geometrici e archi a tutto sesto, caratteristici dell’architettura romanica fiorentina.

Il Battistero di San Giovanni fotografato dall'alto del Campanile di Giotto

Le tre Porte

Su tre degli otto lati si aprono tre grandi porte, celebri per le loro decorazioni. La più antica è la Porta Sud (verso via dei Calzaiuoli), realizzata da Andrea Pisano intorno al 1330. Sulla porta 28 formelle narrano episodi della vita di Giovanni Battista.

La Porta Nord, realizzata dal Ghiberti, come abbiamo visto, racconta storie della Vita e della Passione di Cristo riprese dal Nuovo Testamento.
Agli inizi del Quattrocento l’Arte di Calimala bandì il concorso di cui abbiamo fatto cenno nella parte storica. Ogni concorrente doveva presentare una formella raffigurante Il sacrificio d’Isacco, inquadrato in una cornice polilobata, usando la minor quantità possibile di bronzo. Ghiberti presentò un’opera molto composta ed equilibrata, frutto di un’unica fusione e con uno studio attento dei particolari derivante dalla sua formazione orafa.
Del tutto diversa, sia sul piano compositivo che tecnico, risultava l’opera del Brunelleschi: il giovane Isacco si contorce drammaticamente, e i personaggi sembrano uscire dai contorni della cornice in un nuovo rapporto con lo spazio che anticipa le future conquiste prospettiche, appannaggio proprio di Filippo Brunelleschi. La sua formella però, per quanto innovativa, risultò più pesante di quella del Ghiberti e frutto di più fusioni bronzee.
La giuria rimase pertanto legata alle forme rassicuranti e raffinate del Ghiberti, a cui affidò la creazione dell’opera. La Repubblica fiorentina, che da lì a poco sarebbe divenuta la culla del Rinascimento, preferì la tradizione figurativa tardo-gotica, ancora forte e vibrante.

La Porta Est, infine, fu denominata “Porta del Paradiso” da Michelangelo che, si narra, osservando le formelle esclamasse: “elle sono tanto belle che elle starebbono bene alle porte del Paradiso”. È divisa in 10 ampi riquadri rettangolari, disposti su due file – e su entrambi i battenti da sinistra a destra e dall’alto in basso -, che rappresentano scene dell’Antico Testamento.
In ogni formella il Ghiberti riunì più scene, tanto che arrivano a essere rappresentati più di 50 episodi. Inoltre sono presenti anche 24 piccoli busti d’illustri fiorentini, tra cui un autoritratto dello stesso Ghiberti.
Le formelle originali della Porta del Paradiso sono oggi conservate al Museo dell’Opera del Duomo.

Formella dedicata a Caino e Abele sulla Porta del Paradiso del battistero di Frienze

I gruppi scultorei sopra le porte

Sopra le tre porte erano collocati tre diversi gruppi scultorei: sopra quella Sud c’era la famosa Decollazione di San Giovanni di Vincenzo Danti, restaurata nel 2008. Su quella Nord si trovava il gruppo di Giovanni Francesco Rustici, raffigurante la Predica del Battista (1504-1509).

Sulla Porta del Paradiso si trovava il gruppo del Battesimo di Gesù di Andrea Sansovino (1502), con Angelo aggiunto da Innocenzo Spinazzi nel 1792. Ora le statue originali sono tutte conservate al Museo dell’Opera del Duomo.

Gruppo scultoreo rappresentante il battesimo di San Giovanni Battista sul Battistero di Firenze

L’interno del Battistero fiorentino

Pavimento, fonte battesimale, altare e sotterranei

L’interno, ispirato ai templi romani e decorato in marmo policromo, è suddiviso in tre fasce orizzontali, proprio come l’esterno.
Il pavimento è decorato con splendidi intarsi di marmo, ispirati a un Oriente fantastico, con animali immaginari e disegni tipici dei tessuti. L’altare neoromanico venne ideato ai primi del Novecento dall’architetto Giuseppe Castelluci, recuperando alcuni frammenti originali.

La fonte battesimale (1371), attribuita a un seguace di Andrea Pisano e decorata con sei bassorilievi in marmo, è affiancata da un candelabro gotico e da una coppia di acquasantiere attribuita a un seguace di Arnolfo di Cambio.

Davanti all’altare una grata lascia intravedere i sotterranei che ospitano gli scavi dell’antico edificio romano con pavimenti a mosaici geometrici.

All’interno del Battistero di San Giovanni a Firenze si trovano anche due sarcofagi romani, e alcuni monumenti funebri tra cui quello dedicato all’antipapa Giovanni XXIII, al secolo Baldassarre Cossa, realizzato da Donatello e Michelozzo negli anni ’20 del Quattrocento.

Altre opere realizzate inizialmente per il Battistero, come la Maddalena penitente in legno di Donatello, l’altare d’argento e i pannelli ricamati in sete policrome e filo d’oro, realizzati su disegno di Antonio del Pollaiolo (Parato di San Giovanni), sono attualmente conservate presso il Museo dell’Opera del Duomo.

Tomba dell'Antipapa Giovanni XXIII di Donatello e Michelozzo nel Battistero di Firenze

I mosaici di cupola e abside

Splendidi mosaici a fondo dorato decorano la cupola e l’abside. L’abside mostra immagini di Cristo, della Madonna, nonché di apostoli, profeti e angeli, accompagnati da immagini di foglie e piante.

I mosaici della cupola, disposti in cerchi concentrici, raffigurano le gerarchie angeliche, le storie della Genesi, di Giuseppe, di Maria e di Cristo, quelle di San Giovanni Battista, per finire al celebre Giudizio Universale, attribuito a Coppo di Marcovaldo.

Il mosaico del Giudizio Universale è dominato dalla grande figura del Cristo giudice. Sotto ai suoi piedi è raffigurata la resurrezione dei morti, mentre alla sua destra, ecco i giusti accolti in cielo dai patriarchi biblici. Infine, alla sua sinistra, è rappresentato il pittoresco Inferno, con un grande Satana e i diavoli assiepati in preda al tormento.

Il mosaico all'interno della cupola del Battistero di Firenze

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