In questo articolo andiamo alla scoperta di tre borghi delle Apuane assolutamente da conoscere: Colonnata, il paese del famoso Lardo, Torano e Fantiscritti.

Colonnata, Torano e Fantiscritti: bellissimi borghi delle Apuane

Tra le tortuose strade della provincia di Massa Carrara si nascondono le materie prime dell’arte scultorea italiana. Il marmo di Michelangelo è estratto proprio da questa zona, che ancora fornisce “l’oro bianco” agli artisti e artigiani moderni. I borghi delle Apuane meritevoli di una visita sono molteplici, ma soffermiamoci su un piccolo tour artistico-gastronomico che include Colonnata, Torano e Fantiscritti.

Il borgo di Colonnata sulle Alpi Apuane

Marmo e Lardo di Colonnata: un legame indissolubile

Il primo tra questi borghi delle Apuane è anche il più conosciuto, grazie a un prodotto d’eccellenza locale: il lardo di Colonnata, un affettato capace di soddisfare anche i palati più esigenti.

Lardo: prodotto toscano conosciuto in tutto il mondo

Il lardo è ottimo sia in solitaria, con un semplice crostino caldo, che come completamento a manicaretti stellati, non a caso il prodotto è ormai conosciuto a livello mondiale. Grazie alla sua denominazione IGP, è utilizzato da grandissimi chef: un esempio sono i Ravioli con broccoli e lardo di Colonnata di Gerhard Wieser del ristorante Trenkerstube (Hotel Castel tirolo), premiato con due stelle Michelin.

La stagionatura del lardo di Colonnata nelle conche di marmo

Anche parlando di cucina non ci discostiamo troppo dalla materia prima principale che circonda i nostri borghi delle Apuane, il marmo. Questo è possibile perché il legame tra questa pietra e il territorio è indissolubile. Nella preparazione del lardo, che segue un severo disciplinare, la fase della sua conservazione è incentrata sul marmo, e in particolare su quello dei “Canaloni di Colonnata”. È proprio questo il conservante utilizzato nella produzione. Ovviamente non viene grattugiato del marmo sulle carni lavorate, ma delle cellette in pietra, chiamate “conche”, fungono da veri e propri frigoriferi per la stagionatura, insieme alle molteplici spezie.

Il borgo di Colonnata

Il marmo circonda anche il borgo di Colonnata, borgo incastonato nel comprensorio marmifero di “Gioia Calagio”. Immaginando di mettersi nel centro del paese e girare su se stessi, si avrebbero 360° di marmo intorno a noi: la preziosa pietra è utilizzata nella costruzione degli edifici cittadini (nelle finestre, nelle pareti a vista, negli stipiti delle porte), come pavimentazione e nei manufatti scultorei che ornano le piazze e le vie.

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Borghi delle Apuane: Torano e il suo Bacino di estrazione

Proseguiamo il nostro viaggio tra questi bellissimi borghi delle Apuane, avvicinandoci a Carrara, sull’altro versante delle cave. Qui troviamo il piccolo borgo di Torano: 770 abitanti e una storia votata totalmente al marmo.

Le cave di Pescina e Crestola

Le estrazioni più importanti avvengono entro pochi chilometri dall’abitato, nelle cave di Pescina e Crestola, che formano il cosiddetto “Bacino di Torano”. Oggi questo comprensorio produce circa 30.000 tonnellate di marmo al mese, con 31 siti di estrazione attivi; le qualità che la montagna concede sono molteplici: dal cremo e dall’arabescato alle basse quote, fino al rinomato marmo bianco salendo più in alto. In questa circoscrizione territoriale è stata rinvenuta anche una cava romana, riutilizzata anche in epoca medievale.

Una residenza d’artista dedicata a Bernardo Rossi

Per rafforzare lo stretto legame tra gli abitanti di Torano e la roccia calcarea, durante il 2020 è stato portato a termine un progetto che coinvolge giovani maestranze. Si tratta di una residenza d’artista dedicata a Bernardo Rossi, recentemente scomparso, promotore culturale dei borghi delle Apuane e molto affezionato alla lavorazione del marmo. Gli emergenti artisti potranno relazionarsi con questa pregiata materia, anche se provenienti da un’altra specialità tecnica.

Cava i marmo sulle Alpi Apuane vicino a Carrara

Il museo a cielo aperto di Fantiscritti

Procedendo tra i tornanti della strada, poco sopra la frazione di Miseglia, si trova il Fantiscritti: ultimo dei nostri borghi delle Apuane, e cuore pulsante dell’omonimo Bacino, sito di estrazione tra i più importanti della zona.

Perché il borgo si chiama Fantiscritti?

Una piccola curiosità sul nome: si presume che derivi da tre divinità romane raffigurate spesso sui blocchi (la cava è attiva dall’epoca romana). I cavatori “più moderni” non conoscevano il paganesimo e la mitologia, ma vedevano in queste tre figure dei bambini che in dialetto carrarese si traduce in “fanti”.

I Ponti di Vara

Particolarissima la vista sui Ponti di Vara, sopra ai quali, un tempo, viaggiavano i convogli ferroviari carichi di marmo per arrivare in tempi stretti al porto di Marina di Carrara. All’inizio del 1960 la ferrovia marmifera è stata convertita in una strada camionabile.

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Ponti di Vara a Fantiscritti sulle Alpi Apuane

Il Museo della Cava di Fantiscritti

Fantiscritti ospita anche il famoso Museo Cava: un luogo immerso nel bianco, dove è possibile ammirare dalle opere scultoree fino alla quotidianità, di qualche decina di anni fa, di una famiglia del luogo. La fondazione del sito deve ringraziare Walter Danesi, originario di Colonnata e da sempre legato da un rapporto speciale con il suo territorio, nonostante la vita difficile che ha visto anche la deportazione in Germania durante la Seconda Guerra Mondiale.

L’inaugurazione della struttura è avvenuta nel 1987 e ha come scopo quello di raccontare le cave e i cavatori, personaggi fondamentali. Proprio dalle parole di Danesi si evince il fine ultimo del suo sforzo: “tutti conoscono il marmo, ma in pochi sanno come veniva scavato, trasportato e lavorato. Per questo nasce la Cava Museo Fantiscritti”.

Oltre alla splendida posizione che offre un panorama unico, il Museo della Cava offre la possibilità di vedere attrezzi per lavorare il marmo, la ricostruzione di un capanno e di un’abitazione, nella quale vivevano famiglie numerose e umili. Le storie dei cavatori che le guide racconteranno all’interno del tour della cava, sono dense di tradizione e fatica: ciò permette un’immersione completa nell’identità apuana del passato, ma anche un po’ del presente.

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Rachele Favali
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