Lungo l’itinerario della SS67 Tosco-Romagnola, la bellissima strada panoramica che unisce Toscana e Romagna passando per il famoso Passo del Muraglione

Il Passo del Muraglione, bellissimo trait d’union tra Toscana e Romagna a 907 metri d’altezza

La strada del Muraglione, tecnicamente la SS 67 Tosco-Romagnola, attraversa Toscana e Romagna. Ha il suo punto più elevato nel passo del Muraglione (già Colla dei Pratiglioni), a un’altitudine di 907 metri s.l.m., nel comune di San Godenzo, in provincia di Firenze, a soli 6 chilometri a sud del confine fra le due regioni. La strada separa, tra l’altro, la valle di San Godenzo e il Mugello dalla romagnola valle del Montone.

Il borgo toscano di San Godenzo si trova vicino al Passo del Muraglione che collega Toscana e Romagna

La storia del passo del Muraglione

Nell’antichità questo tratto dell’Appennino era attraversato esclusivamente da mulattiere. Ma una prima significativa svolta si verificò tra il 1777 e il 1781, grazie alle due visite nella Romagna toscana del Granduca Pietro Leopoldo, il grande sovrano riformatore che nei venticinque anni del suo regno percorse in lungo e in largo il proprio territorio per conoscerne di persona i problemi.

Pietro Leopoldo, constatata la pessima situazione delle comunicazioni viarie tra la Romagna e la Toscana, nel 1782 deliberò la costruzione di un primo tratto di strada rotabile tra Pontassieve e Ponticino, poco prima di San Godenzo, che si portò a realizzazione tra il 1783 e il 1787. Al contempo s’incaricò il matematico Pietro Ferroni di studiare i possibili percorsi per scavalcare l’Appenino e raggiungere il confine con lo Stato Pontificio.

I progetti erano in tutto sei, anche se le direttrici principali erano sostanzialmente tre: una verso Faenza, dal Mugello alla valle del Lamone, attraverso il passo della Colla di Casaglia; una verso Forlì, da San Godenzo alla Valle del Montone, attraverso il passo della Colla di Pratiglioni (poi passo del Muraglione); una terza da Pontassieve a Meldola, attraverso la Consuma.

Il dibattito sulle difficoltà, i vantaggi e i costi delle diverse soluzioni proposte proseguì a lungo anche sotto Ferdinando III, succeduto al padre, il quale, nel 1790, era divenuto Imperatore d’Austria. Ma alla fine fu Leopoldo II, salito sul trono granducale nel 1824, a prendere la decisione definitiva, scegliendo il percorso che da Ponticino di San Godenzo (dove si era fermata la strada realizzata da Pietro Leopoldo) passava per la Colla di Pratiglioni, San Benedetto in Alpe, Bocconi, Portico, fino a Rocca San Casciano.

Lo giudicava il percorso più agevole e conveniente ed era, d’altro canto, quello che anche il nonno Pietro Leopoldo avrebbe privilegiato. Nel 1831 conferì l’incarico di progettare e realizzare la strada all’ingegnere Alessandro Manetti, professionista allora già molto affermato, figlio dell’architetto e paesaggista Giuseppe.

Perché il Passo del Muraglione si chiama così?

Diviso il grande cantiere in 8 sezioni, due in Toscana e 6 in Romagna, si riuscì a completare l’opera nell’arco di 4 anni, dal 1832 al 1836. Si trattava di una carrozzabile che per i tempi rappresentò una delle più ardite opere di ingegneria. Con l’aiuto delle mine si scavarono una serie di tornanti sul fianco della montagna che permisero di raggiungere il crinale alla Colla dei Pratiglioni.

Qui si edificò una cantoniera, un albergo e “un grosso muraglione a vela” per creare due carreggiate, in modo che i veicoli potessero scegliere l’una o l’altra per proteggersi dai forti venti, a seconda della loro direzione: da questo muro deriva il nome del passo del Muraglione. Una grande lapide al centro del muro ricorda la data di realizzazione e il modo in cui si ripartì la spesa.

Panorama montano intorno a San Godenzo, borgo toscano sulla strada per il Passo del Muraglione

Lungo la strada del muraglione toscano

Da Firenze si raggiunge il passo in 50 minuti tramite la strada provinciale SP34 e la famosa statale SS67, quella che a noi interessa. Bello è anche soffermarsi lungo i borghi che caratterizzano il cammino.

Dicomano, laddove il Comano si immette nella Sieve

Uno di questi borghi è Dicomano, nel punto in cui il fiume Comano si immette nella Sieve. Qui le altezze dell’Appennino digradano verso le colline, lasciando, nella discesa, verdissimi boschi di faggi, querce e castagni. Tra i campi si intravedono qua e là casolari o ville antiche, fasciati da qualche oliveto e filari di viti.

Tra i siti d’interesse, l’antica Pieve di Santa Maria, una struttura romanica del XII secolo, tipica della campagna fiorentina. All’interno si conservano opere di rilievo, come una terracotta policroma invetriata (XVI° secolo), attribuita a Santi di Buglione, un pulpito in pietra serena, e vari oli su tavola della scuola del Ghirlandaio. Curioso, nella canonica, il reliquiario contenente le ceneri e il sangue di Sant’Ilario. Interessante anche l’Oratorio di Sant’Onofrio, uno degli esempi più sorprendenti di Neoclassicismo italiano.

Senz’altro da visitare è il Museo Archeologico, contenente reperti preistorici ed etruschi provenienti dalla zona del Mugello e della Valle del Sieve.

Dicomano è un borgo toscano sulla strada per il Passo del Muraglione

Il borgo di San Godenzo in Alto Mugello

Proseguendo, tra le montagne e i fitti boschi dell’Alto Mugello, troviamo San Godenzo, toponimo che deriva da San Gaudenzio, eremita che nel VI secolo visse in preghiera su queste montagne. In suo nome, verso la fine dell’XI secolo, si eresse un’abbazia benedettina, mentre in seguito, intorno all’edificio religioso, fiorirono le prime abitazioni.

L’Abbazia di San Gaudenzio rappresenta uno dei più importanti esempi di architettura romanica in Toscana. L’interno è vasto e solenne, a tre navate, con pilastri quadrangolari e un presbiterio sopraelevato a tre absidi.
Molte sono le opere di valore conservate all’interno, quali la scultura lignea di San Sebastiano di Baccio da Montelupo, un polittico di Bernardo Daddi del 1333, e il dipinto della Vergine annunziata della scuola di Andrea del Sarto (XVI secolo).

Il borgo rappresenta anche il punto di partenza ideale per raggiungere un luogo fiabesco come le Cascate dell’Acquacheta. I monti che circondano il paese e le sue frazioni superano tutti i 900 metri di altitudine; tra questi il più importante è il Monte Falterona, una montagna sacra fin dai tempi degli etruschi, da cui, com’è noto, si origina l’Arno.

Le cascate dell'Acquacheta nel Parco delle Foreste Casentinesi

La frazione di Castagno di Sant’Andrea

Nella frazione di Castagno di Sant’Andrea, invece, è collocato il Centro Visite “Monte Falterona”, che ospita anche il Museo Virtuale di Andrea del Castagno, un percorso espositivo che guida il visitatore lungo gli scenari che hanno accompagnato la vita di uno dei protagonisti della pittura fiorentina del XV secolo.

Il Centro è anche una delle undici porte di accesso al prezioso Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, uno splendido ecosistema incontaminato, ricco di flora e fauna.

Con l’ultimo sprint si raggiunge il Passo del Muraglione da cui poter ammirare dall’altro il superbo spettacolo naturale del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, e magari sostare al Bar Ristorante Il Muraglione per rifocillarsi.

Andando oltre, dopo pochi chilometri, si raggiunge il territorio amministrativo della Romagna, ma questa è un’altra storia.

Chiesa principale di San Godenzo, borgo toscano sulla strada per il Passo del Muraglione

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