Nominare Dio, la Sacra Famiglia e i Santi invano non è sicuramente un costume di cui andare fieri, sia che si creda o no in Dio. Detto questo noi toscani siamo tra i popoli al mondo in cui la bestemmia è una pratica linguistica diffusissima che, talvolta arriva ad assumere la forma di intercalare. Incuriositi dalla cosa ci siamo chiesti quindi: ma perché in Toscana si bestemmia più che in ogni parte del globo terracqueo (o quasi)?

Perché in Toscana si bestemmia??

Leggiamo direttamente dal vocabolario Treccani:

bestemmia. Espressione ingiuriosa e irriverente contro Dio, i santi e le cose sacre. Sebbene si distingua la bestemmia cordis («di pensiero»), operis (consistente, per es., in un gesto) e oris (verbale), teologicamente la bestemmia, definita da Sant’Agostino “mala verba de Deo dicere”, è quella consistente in parole, pronunciate o scritte. È peccato grave, punito nell’Antico Testamento con la morte (Levitico 24, 16), ma la gravità può venir meno in casi d’ignoranza o mancanza di consenso. Il semplice «parlare vanamente», ma senza ingiuria, di Dio, può esser peccato ma non è propriamente bestemmia. Il codice di diritto canonico (can. 1369) prevede l’eventualità di una «giusta pena» in alcuni casi di particolare gravità. In Italia il codice penale prevede una sanzione amministrativa per «chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la divinità».

Nominare Dio invano è sempre da condannare. Ma perché in Toscana si bestemmia così tanto da far diventare la bestemmia un intercalare?

Il reato di bestemmia

Pertanto: per l’Antico Testamento è peccato grave punito con la morte; per il codice di diritto canonico s’ipotizza una non ben definita “giusta pena” in casi di particolare gravità: (quali?); per il laico codice penale, il noto codice Rocco -peraltro risalente a quasi un secolo fa (1930) -, è prevista una semplice sanzione amministrativa che probabilmente nessuno di coloro che stanno leggendo questo articolo ha mai visto applicare contro nessuno.

Cosa se ne desume? Semplice: via via che ci allontaniamo dai testi sacri dei tempi antichi e ci avviciniamo a testi meno sacri dei tempi moderni, il reato di bestemmia perde sempre più di gravità ed è punito sempre più lievemente. Giusto o no, questo è l’effetto del laicizzarsi di una società che ha perso nei secoli i propri antichi valori, inveiscono alcuni. Ma è proprio così? Si bestemmia perché da un po’ non si crede più in Dio o ci si crede meno? Si bestemmia perché, come si dice, non c’è più religione? Ma soprattutto, perché in Toscana si bestemmia di più?

Nominare Dio invano è sempre da condannare. Ma perché in Toscana si bestemmia così tanto da far diventare la bestemmia un intercalare?

Il Sommo Poeta e la bestemmia

“Ma quell’ anime, ch’eran lasse e nude,
cangiar colore e dibattero i denti,
ratto che ‘nteser le parole crude.
Bestemmiavano Dio e lor parenti,
l’umana spezie e ‘l loco e ‘l tempo e ‘l seme
di lor semenza e di lor nascimenti.”
Inferno. Canto III. 97-102

Per Dante, nostro conterraneo e concittadino, cosa fanno le anime infernali non appena vedono Caronte, il “nocchier della livida palude” che subito con parole crude – «Guai a voi, anime prave! Non isperate mai veder lo cielo: i’ vegno per menarvi a l’altra riva ne le tenebre etterne, in caldo e ‘n gelo. – fa loro intendere quale sarà il triste, e soprattutto eterno, destino che le aspetta? Bestemmiano Dio, i propri parenti, la specie umana, eccetera. Bestemmiano Dio, quindi. Eppure loro per forza di cose credono in Dio, dato che si trovano all’inferno proprio per decreto divino, per così dire. E se anche in vita non ci hanno creduto, ora sono costretti a crederci, poveretti. Eppure Lo bestemmiano a più non posso. Perché? Perché sono furiosi, angosciati, scoraggiati, terrorizzati, perché hanno già capito l’antifona. Ecco perché.

Nominare Dio invano è sempre da condannare. Ma perché in Toscana si bestemmia così tanto da far diventare la bestemmia un intercalare?

Le origini della bestemmia

No, non è l’ignorare o meno se esiste la divinità, all’origine della bestemmia, non è non credere in nulla e nemmeno in Dio, ma al contrario credere in Dio in un modo talmente forte, onnicomprensivo, da attribuirgli tutte le colpe delle nostre disgrazie. In altre parole un modo per deresponsabilizzarci e responsabilizzare Lui, la Sacra Famiglia e tutti i santi, in massimo grado.

Domanda: sarebbe quindi la rabbia contro Dio per la nostra misera condizione umana il perché in Toscana si bestemmia così tanto? Ricordiamo che nella classifica delle regioni più “blasfeme” dal punto di visto linguistico ci situiamo al terzo posto dopo Emilia Romagna e Val d’Aosta, e prima del Veneto, altra regione nota per portar poco rispetto al Sacro. Tornando alla domanda: forse una delle ragioni sì, una delle ragioni per cui in Toscana si bestemmia è la rabbia contro il Divino– anche se ovviamente vale per chiunque in qualsiasi luogo del mondo -, ma non è certo l’unica, né la prevalente, perché come quasi sempre accade esistono cause storiche ben definite alla base d’un certo tipo di fenomeno.

Nominare Dio invano è sempre da condannare. Ma perché in Toscana si bestemmia così tanto da far diventare la bestemmia un intercalare?

Bestemmia e VIP toscani

I toscani hanno il cielo negli occhi e l’inferno in bocca”, dice Curzio Malaparte in Maledetti toscani. L’ex Ct della Nazionale Marcello Lippi fu beccato a smoccolare, come si dice dalle nostre parti, dopo un gol subito dalla sua Italia: “Chi impreca in campo lo fa per istinto e rabbia non per mancanza di fede o per offendere Dio.” – Si giustificò. – “La bestemmia, soprattutto in Toscana, è un intercalare normale. Che non ha un valore offensivo”. Massimo Ceccherini, all’Isola dei famosi, venne “pizzicato” a bestemmiare a microfono aperto e fu cacciato in diretta da Simona Ventura.

E chi non si ricorda di Roberto Benigni, ai tempi di Cioni Mario, quando sacramentava tutto il Creato a più riprese con litanie di moccoli da concorso, mi si passi l’espressione colorita. Adesso spiega la Divina Commedia alle folle nelle piazze o sulle reti nazionali e ha sempre motivato la bestemmia come una rapporto ancora più intimo con Dio, nonostante lui non ci creda. Opinabile ma curioso, interessante. E Margherita Hack, cotanto senno, che intervistata da Le Iene alla domanda: “Hai mai bestemmiato?” risponde: “Uh, io bestemmio sempre, son toscana...”, ve la ricordate? Margherita Hack, una scienziata. Com’è possibile?

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Nominare Dio invano è sempre da condannare. Ma perché in Toscana si bestemmia così tanto da far diventare la bestemmia un intercalare?

Perché in Toscana si bestemmia?

Be’, la radice del nostro “male”, del perché in Toscana si bestemmia, la spiega bene il fiorentino Roberto Cartocci, ordinario di Scienza Politica all’Università di Bologna, con alle spalle una lunga esperienza di studi sull’Italia cattolica: la Toscana è una regione con una forte componente di solidarietà, ma anche fortemente secolarizzata.

Ecco la ragione principale del perché in Toscana si bestemmia. Bisogna tonare indietro, alla fine dell’Ottocento, durante il passaggio dalla società tradizionale a quella moderna. Mentre nel lombardo-veneto, ad esempio, il processo di modernizzazione sociale e politica avvenne soprattutto attraverso la rete delle organizzazioni cattoliche, in Emilia e in Toscana, dove prevaleva la mezzadria e il rapporto di lavoro viveva di potenti antagonismi, finì per prevalere una cultura di orientamento socialista-repubblicano e qualche volta, specialmente sulla costa, anche anarchico.

Nominare Dio invano è sempre da condannare. Ma perché in Toscana si bestemmia così tanto da far diventare la bestemmia un intercalare?

È questo che ha improntato la nostra regione al laicismo e all’anticlericalismo. Nella Firenze capitale, poi, c’era anche uno zoccolo duro di agguerriti massoni liberali e anticlericali che diffondevano idee laiche. E prima ancora c’era il giurisdizionalismo dei Lorena col loro dispotismo illuminato non di rado, per motivi di potere, in contrapposizione col Vaticano.

Non è quindi una supposta avversione toscana per la divinità o la spiritualità in genere a originare al suo interno il fenomeno della bestemmia, ma la dichiarata avversione per il cattolicesimo in particolare e la profonda impronta laica della nostra regione che fanno da maggior propellente. In altre parole è come se offendendo il “principale” dei propri antagonisti il bestemmiatore offendesse a pioggia tutto il resto: si offende il “Signore” per offendere i Suoi devoti. Che sia un processo conscio o meno è probabilmente ciò che spiega meglio il perché in Toscana si bestemmia. Per questo Lippi – pur non essendo uno storico o un professore di sociologia – afferma correttamente che la bestemmia non vuole offendere Dio, perché qui non è intesa così.

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È questo che ha improntato la nostra regione al laicismo e all’anticlericalismo. Nella Firenze capitale, poi, c’era anche uno zoccolo duro di agguerriti massoni liberali e anticlericali che diffondevano idee laiche. E prima ancora c’era il giurisdizionalismo dei Lorena col loro dispotismo illuminato non di rado, per motivi di potere, in contrapposizione col Vaticano.

Scherza coi fanti, ma lascia stare i santi

Ciò non toglie che bestemmiare sia da condannare, in quanto offensivo del comune sentire, oltre che una pratica orale, un intercalare, estremamente volgare, ma se non altro sono in parte chiarite le origini di una certa disinvoltura toscana nel tirare in ballo il Sacro anche in faccende profane. “Scherza coi fanti ma lascia stare i santi” dice il sagrestano a Cavaradossi nel primo atto, scena 3, della Tosca di Puccini, e noi consigliamo vivamente di attenersi a questo antico proverbio che, come tutti i proverbi, essendosi formato grazie alla millenaria esperienza umana, è sicura fonte di saggezza.

 

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