Per la nostra rubrica sulle curiosità toscane, oggi scopriamo perché in Toscana si dice tocco sia per riferirsi a una persona che per indicare una certa ora del giorno e della notte. Suvvia, non siate “tocchi”…leggete l’articolo.

Curiosità toscane: perché in Toscana si dice tocco?

Ed eccoci di nuovo a “sminuzzar” il toscano, a carpirne i segreti, gli etimi, le derivazioni. Lingua popolare, si intende, lingua viva vernacolare (o dialettale, è tutt’ora in atto il dibattito), non certo quella dotta – che poi ha dato origine all’italiano attuale risciacquata in Arno, come fu, insieme ai panni del conte Manzoni – ché quella la lasciamo alle accademie, agli istituti nazionali, alle erudite università.

Accontentiamoci, noi, di qualche parola tipica e molto significativa del dialetto toscano, presa dalla vita di tutti i giorni, qualche espressione da rione, da quartiere, di quelle che nascevano così, spontanee, tra la gente, semplicemente vivendo, osservando la realtà intorno.

Persone anziane che sorridono in un borgo

Perché in Toscana si dice tocco?

Che t’ha’ a ‘sto giro, morino?” Avrebbe detto mio nonno: “Icche’ttu’vo sapere ora? Icché ti prude?” – “Icché voglio sapere, nonno?“, avrei risposto io da piccino, semplice, voglio sapere: perché in Toscana si dice tocco, sia rivolgendosi a una persona: “tu se’ un po’ tocco” che riferendosi alle una dopo mezzogiorno o mezzanotte: “l’è i’tocco”.

E allora i’mi nonno avrebbe sospirato e mi avrebbe raccontato tutta una lunga storia, e io giù ad ascoltare con du’orecchi e du’occhi così.

Campanile della Basilica di San Domenico a Arezzo

Cosa significa in Toscana essere tocco

Ascolta morino, tocco l’è i’participio passato di toccare” – avrebbe detto il mio povero professore d’italiano, buon anima, che Dio l’abbia in gloria. Si usava un tempo riferendosi ai frutti ammaccati, quelli guasti: “‘ste pere son tutte tocchesi diceva al mercato al fruttivendolo che ti voleva fregare.

E così questo modo di dire è passato anche per riferirsi a quelli che di cervello ce ne hanno poco, che non sono molto brillanti, che non hanno molto sale in zucca:te e ttu’sse’tutto tocco, si dice a uno che fa i ragionamenti a bischero. Nel senso che non ha il cervello a posto, ce l’ha guasto, ammaccato in quanto non dice cose logiche, sensate.

Essere tocco ovvero essere tutto matto

Però “tocco” si può dire anche in altri casi. Ad esempio, mettiamo che una persona faccia ad un’altra proposte azzardate. Per rifiutare, chi ha ricevuto l’offerta può rispondere: “te e’ttu’se’tutto tocco ni’ccapo“. Come dire: non ci pensare nemmeno, sei tutto matto. E così il genitore al figlio che se n’esce con un’idea strana, o chiunque voglia far capire a un altro che non è proprio il caso di insistere su un certo argomento.

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Persone divertenti che ballano con maschere in testa

Cosa significa in toscano: “è il tocco”

E invece, perché in Toscana si dice tocco riferendosi alle ore 1 dopo mezzogiorno o mezzanotte? Questa è tutta un’altra storia.

Una storia contadina

In passato, soprattutto nelle campagne dove di modernità ce ne era poca, erano le campane delle chiese a segnare il grosso del tempo.

La gente viveva una vita scandita dalle funzioni religiose più che dagli orologi, e si accontentava dei rintocchi delle campane: un tocco, ossia un rintocco, per le 1 di giorno o di notte, due rintocchi per le 2, tre per le 3, e via andare.

Torre di San Gimignano e campagna toscana

Il tocco a Firenze: cosa c’entra con Forte Belvedere?

Però, e’ttu devi anche sapere, bello mio, che i’tocco, a Firenze, ossia l’ora di’desinare, non era solo annunciato dai campanili delle chiese, ma anche da i’ Forte Belvedere“, avrebbe detto il mio caro nonno.

La storia di Forte Belvedere

Questa era un’usanza legata proprio alla storia del Forte Belvedere , che fu costruito alla fine del Cinquecento dal grande architetto Bernardo Buontalenti per volere del Granduca Ferdinando I de’ Medici, figlio di Cosimo I.

A differenza della Fortezza da Basso – che i Medici vollero subito appena ritornati in città dopo l’ultima cacciata, e dopo il lungo Assedio di Firenze del 1529, così da difendersi dalle idee repubblicane – la Fortezza di Santa Maria in San Giorgio di’ Belvedere, detta da tutti: Forte Belvedere, aveva varie funzioni.

Le funzioni di Forte Belvedere

Per prima cosa il Forte doveva servire a proteggere la sede del governo, Palazzo Pitti, la zona sud della città, e in generale tutto l’Oltrarno. Poi il Forte doveva garantire un rifugio per il Granduca contro eventuali sommosse: se si fosse messa male sarebbero passati in fretta e furia dal Corridoio Vasariano. E infine serviva a dimostrare con tutta la sua imponenza l’enorme potenza dei Medici.

Per più di un secolo il Forte fu presidiato dalle ronde dei soldati che andavano su è giù sugli spalti, anche se non successe mai niente di importante. Il Granduca Pietro Leopoldo, poi, alla fine del Settecento, dopo aver praticamente mandato a casa l’intero esercito toscano, aprì ai sudditi tutto quel ben di Dio su Firenze. Bello, no?

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Vista del Forte Belvedere e della Torre di Palazzo Vecchio a Firenze

Il cannone delle pastasciutte

La stranezza di tutta questa storia, però, è che il Forte Belvedere non ha mai subito un assedio da parte di truppe militari, né le artiglierie hanno mai sparato un colpo che fosse uno durante una battaglia.

L’unica cosa che sparava il cannone erano i colpi a salve per annunciare l’ora del pranzo, i’desinare, appunto. E sapete come lo chiamavano? Lo chiamavano: “il cannone delle pastasciutte”. Altro che difesa militare, il cannone di Forte Belvedere serviva per mangiare la pasta. Ecco tutto.

Morino, che t’è piaciuta, la storia di’ perché in Toscana si dice tocco?“, avrebbe detto il nonno, concludendo: “Ma tu chiedi, eh carino, tu chiedi sempre, ché se lo so te lo dico, se poi un lo so, allora vallo a cercare su i TuscanyPeople“.

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