Nella storia della Toscana, quella dell’oro aretino, iniziata ai tempi degli Etruschi, racconta di come il prezioso materiale abbia influenzato lo sviluppo di un intero territorio.

Oro aretino: una preziosa storia toscana dagli Etruschi a oggi

Di cosa parliamo in questo articolo:

  • La storia dell’oro aretino: dagli Etruschi ai giorni nostri
  • L’Arezzo dell’oro oggi
  • La lancia d’oro e l’albero d’oro: due splendori dell’arte orafa d’Arezzo
  • Le fiere dell’oro di Arezzo: OroArezzo e Gold Italy

“Oro d’ormia, andò sul Ponte Vecchio e scappò via”. Oppure: “Oro d’ormia, venne a casa mia, batté in un cassettone, e diventò d’ottone“. Nel secolo scorso non era raro sentire in Toscana persone di una certa età citare certe massime o proverbi per significare che un oggetto non era autentico, che era un plagio, una contraffazione.
Questi curiosi modi di dire derivavano dall’orminiaco, un’antica mistura vischiosa usata come mordente per dorare oggetti di legno, cuoio o stoffa. L’oro d’ormia (evidente licenza poetica per “orminiaco”) era quindi un oro falso che scappava via dal Ponte Vecchio, a Firenze, dove c’erano i veri orefici, e che se batteva in un cassettone diventava di ottone, rivelando la sua natura fasulla.

Ma l’oro aretino no, non è mai stato oro d’ormia. Fin dall’antica Arretium, fin dagli Etruschi, Arezzo ha rappresentato per antonomasia la capitale italiana dell’oro, oltre a una delle più importanti città mondiali dell’oreficeria.

Antichi bracciali d'oro etruschi

La storia dell’oro aretino: dagli Etruschi ai nostri giorni

Gli Etruschi, i grandi maestri orafi dell’antichità

La storia della lavorazione di questo prezioso metallo s’intreccia con la storia stessa di Arezzo. Nasce tutto con gli Etruschi, eccelsi maestri orafi dell’antichità.

È infatti grazie a loro se tra il IX e il I secolo a.C. in Etruria nasce l’oreficeria. Gli Etruschi possedevano una tecnica raffinatissima di lavorazione dell’oro, la granulazione, che riduceva il metallo in granelli piccolissimi che venivano poi saldati su una lamina sottile per plasmare ogni forma di gioielli.

È possibile ancora oggi ammirare le loro favolose creazioni nel Museo Archeologico Nazionale Gaio Cilnio Mecenate e nel Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna. Imperdibile anche il MAEC, il Museo dell’Accademia Etrusca di Cortona, una meraviglia senza tempo.

Il Medioevo e l’oro “religioso”

In seguito, gli orafi aretini vennero influenzati dal gusto ellenistico e iniziarono a creare gioielli importanti decorati con pietre preziose. Ma è nel Medioevo che l’arte orafa trovò da queste parti uno dei suoi grandi momenti di prosperità, specializzandosi, su commissione del papato, nella realizzazione di soggetti religiosi: croci, reliquiari, turiboli, navicelle, calici e ostensori.

Cinquecento, Ottocento, Novecento, e poi… la UnoAerre

Nel Cinquecento nacquero le fiorenti botteghe orafe artigiane: i gioielli che venivano creati ad Arezzo arrivavano nelle corti rinascimentali di Firenze e Roma.

All’inizio dell’Ottocento il successo del cantiere della Cappella della Madonna del Conforto funzionò da catalizzatore per molti orafi. Ma occorre attendere il Novecento per vedere il sorgere del distretto industriale orafo (che oggi conta oltre 1.100 aziende), e il 1926, perché Carlo Zucchi e Leopoldo Gori creino l’azienda UnoaAerre per la realizzazione e la commercializzazione di prodotti in oro, inserendosi nella tradizione millenaria locale con l’apporto di nuove idee e nuovi metodi che hanno lasciato un’impronta indelebile sul territorio della provincia di Arezzo.

Barre d'oro ad Arezzo

L’Arezzo dell’oro oggi

Dall’epoca etrusca i metodi produttivi dell’artigianato orafo aretino si sono naturalmente evoluti, ma quel che è rimasto identico è il prestigio di una produzione accurata, elegante e apprezzata in tutto il mondo.

Oggi il cuore del polo produttivo toscano dell’oro si colloca tra il capoluogo e 12 comuni della provincia, tra i quali spiccano Castiglion Fiorentino, Cortona e Pergine Valdarno. Un’incessante attività da cui scaturiscono cifre stupefacenti: ogni anno, infatti, in questa enclave dell’arte orafa si lavorano qualcosa come 230 tonnellate d’oro, ossia circa la metà del totale importato in Italia, una produzione che assicura lavoro a circa 10.000 persone e che ha permesso il fiorire di ben 1.616 marchi differenti, dei quali più di 1.100 firmano le realizzazioni che escono da aziende artigiane specializzate in particolar modo nella creazione di catene e gioielli in oro cavo.

Le botteghe artigiane: laboratori dove poter disegnare il proprio gioiello

Gli artigiani orafi di Arezzo sono tra i più apprezzati del mondo. Le loro botteghe laboratorio animano il centro storico della città e meritano senz’altro una visita. Si tratta di luoghi speciali, dove pezzi unici e oggetti preziosi sono ancora realizzati a mano. Solo qui è possibile sedersi a un tavolino e disegnare, guidati dai maestri, il proprio gioiello unico da indossare e regalare nei momenti più importanti.

Nelle botteghe orafe di Arezzo la lavorazione segue ancora gli antichi procedimenti manuali: lo sbalzo, l’incisione, il traforo, la microfusione e lo stampo. Una procedura lenta, accurata e terribilmente affascinante.

Orefice lavora un anello in laboratorio ad Arezzo

La lancia d’oro e l’albero d’oro: due splendori dell’arte orafa d’Arezzo

Il premio della Giostra del Saracino: la lancia d’oro

Data la qualità dell’arte orafa aretina, non a caso il premio più ambito della Giostra del Saracino è la Lancia d’Oro, un’asta di legno lunga quasi 4 mt ricoperta da foglia d’oro. In questo capolavoro dell’artigianato aretino il legno, le pietre dure, l’oro, la pittura e i metalli si fondono dando vita a una creazione unica e senza tempo.

L’albero d’oro di Lucignano

Nel Museo Civico del Palazzo Pretorio di Lucignano si trova  invece l’Albero d’Oro, un capolavoro dell’oreficeria del Trecento che ancora oggi attira le coppie di tutto il mondo desiderose di giurarsi amore eterno in questo bellissimo borgo annoverato nel club dei più belli d’Italia per l’unicità della sua forma ellittica. L’albero d’oro è un reliquiario alto oltre 2 mt, composto d’oro, perle e pietre preziose. Un’opera d’arte eccezionale che non poteva che nascere qui.

Ripresa aerea all'alba del borgo toscano di Lucignano in Val di Chiana

Le fiere dell’oro di Arezzo: OroArezzo e Gold Italy

Ad Arezzo ogni anno si svolgono anche due eventi fieristici importantissimi: OroArezzo e Gold Italy, punti di riferimento del mercato dell’oro sul piano globale.

OroArezzo è la manifestazione dedicata all’oreficeria made in Italy. Raccoglie le eccellenze produttive di tutti i distretti orafi italiani specializzate nella lavorazione di metalli ed elementi preziosi che esprimono il meglio della qualità della produzione orafa. Per questo appuntamento sono solitamente ospitati addetti ai lavori e top buyer internazionali da 60 paesi diversi.

Gold Italy, a ottobre, è uno workshop internazionale di tre giorni che mette in contatto l’offerta dell’oreficeria made in Italy, proveniente da selezionate aziende manifatturiere dei migliori distretti orafi italiani e la domanda internazionale dei principali mercati di sbocco.
È una fiera hi-tech: grazie a un’innovativa piattaforma digitale di business matching, i buyer e gli espositori condividono un’agenda virtuale per organizzare incontri mirati. Quindi, a fine giornata, usciti dalla Fiera, si può vivere la grande bellezza di Arezzo, a sua volta fonte d’ispirazione della creatività delle tantissime imprese sparse sul territorio.

Pepite oro grezzo su tavolo di legno

Bene, caro amico TuscanyPeople-iano, cara amica TuscanyPeople-iana questo è quanto potevamo raccontare sull’ammaliante oro aretino, ora sta a te vivere sulla tua pelle (è proprio il caso di dirlo) l’esperienza del metallo più affascinante del mondo: descrivicela qui sotto, su Facebook, su Instagram, noi restiamo splendentemente nell’attesa.

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Marta Pintus Blogger di TuscanyPeople
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