17 Marzo 2018 2019-12-16T10:20:22+01:00 I Medici, la più grande dinastia toscana: l’ascesa economico-politica TuscanyPeople Vieri Tommasi Candidi Share: I Medici sono una delle più grandi dinastie italiane, che hanno segnato la Storia del nostro paese e ancor di più la Toscana e Firenze. In questo secondo articolo sulla storia dei Medici vi raccontiamo di Giovanni dei Medici, il fondatore del Banco dei Medici e primo personaggio di rilievo storico della famiglia, che conquistò il favore popolare con leggi legate ad un’equa tassazione pubblica. I Medici, la più grande dinastia toscana: l’ascesa economico-politica Come vi abbiamo raccontato nell’articolo sulle origini di questa grande dinastia toscana, i Medici si rivelarono protagonisti molto attivi della vita pubblica ed economica fiorentina già prima della loro imponente ascesa, ma ovviamente è grazie ad essa che acquisirono fama e prestigio internazionale. 👉 Leggi l’episodio precedente della storia dei Medici: “Cosimo il Vecchio, il Pater Patriae” La tradizione dei banchieri Giovanni di Bicci de’Medici, appartenente al ramo centrale della famiglia, spicca come primo nome di grande rilievo storico tra i Medici. Giovanni era uno dei 5 figli di Averardo di Bicci de’ Medici e di Jacopa (o Giovanna) Spini. Il padre era un mercante di lana che solo negli ultimi anni della sua vita aveva raggiunto una posizione di relativo benessere. Alla sua morte, nel 1363, il patrimonio accumulato venne diviso in 5 parti uguali, cosicché per i figli si trattò di una misera eredità. Lo zio di Giovanni invece, Vieri de’ Medici, cugino di secondo grado di Averardo, era molto più ricco. Esercitava la professione di banchiere, e tra gli oltre 70 banchi attivi nella Firenze medievale, il suo era uno dei più prosperi. A servizio dallo zio, Giovanni imparò il mestiere di banchiere, e presto diventò il responsabile della filiale di Roma. La sede fiorentina dela Banco de i Medici Nel 1385, grazie al piccolo patrimonio ricevuto in dote dalla moglie, Giovanni rilevò la filiale romana, quindi, con l’entrata di nuovi soci, si pensò ad aumentare il capitale. Nel 1397 la sede fu spostata a Firenze, nei pressi di Orsanmichele, all’incrocio fra Via Porta Rossa e Via Calimala. Il capitale era di 10.000 fiorini: un po’ più della metà conferito da Giovanni, per il resto dagli altri due soci. Difficile stabilire, oggi, a quanto corrispondessero, in valuta attuale, 10.000 fiorini. Quel che è certo è che il fiorino era una moneta d’oro a 24 carati di circa 3,537 grammi, coniata per la prima volta nel 1252, proprio a Firenze. Il nome derivava dal fiore di giglio rappresentato nel dritto della moneta. Dal XIII secolo fino al Rinascimento, il fiorino, a causa della crescente potenza bancaria di Firenze, divenne la moneta di scambio preferita in Europa, una specie di Euro dell’epoca. Pertanto è presumibile che 10.000 fiorini fossero una bella cifra, probabilmente molto di più del classico capitale sociale minimo di 10.000 euro che occorre per aprire una S.r.l. Il Banco dei Medici Le banche svolgevano la loro attività prestando servizi di deposito, di emissione e conversione delle lettere di cambio (le antesignane dei traveler’s cheque), di prestito e di investimenti a vario titolo. Il Banco de i Medici ebbe fortuna anche grazie agli investimenti nel commercio di stoffe, al punto che nel 1408 vantava già due filiali, una a Venezia e una a Roma, più una sotto-succursale a Napoli dipendente da Roma. E sarà proprio dall’Urbe che Giovanni inizierà la costruzione dell’impero economico mediceo. Il banco di Roma era il più redditizio, perché a Giovanni, nel 1413, era riuscito il colpo grosso: grazie all’amicizia con l’antipapa Giovanni XXIII – eletto nel 1410 e papa della fazione “pisana” durante lo Scisma d’Occidente – era diventato il banchiere privilegiato dei conti della Chiesa. Giovanni XXIII necessitava di fondi per mantenere la propria posizione e rafforzare la sua autorità verso i due rivali, l’antipapa Benedetto XIII (fazione avignonese) e il Papa Gregorio XII, per questo aveva fatto accedere i facoltosi Medici all’attività della Camera Apostolica. Il Banco dei Medici poteva così riscuotere le decime e ricavarne una percentuale, il che accrebbe enormemente le finanze della famiglia. L’ascesa della economico-politica della famiglia Medici Questo semi-monopolio però durò solo un paio d’anni perché il papa venne deposto dal Concilio di Costanza nel 1415, e il Banco dei Medici fu costretto a dividere la fonte di guadagno con le imprese rivali, tra cui gli Spini e gli Alberti. Tuttavia, con il fallimento del Banco Spini, nel 1420, Giovanni riacquistò grossa parte dei diritti, che sembravano persi, sulla riscossione dei conti papali, questa volta però in maniera duratura, e la ricchezza de i Medici riprese a crescere. Giovanni dei Medici Gli introiti del banco superavano largamente i 100.000 fiorini all’anno, la clientela era la crème de la crème dell’Europa, tuttavia Giovanni, umile e schivo, non mostrava ambizione verso le cariche pubbliche, anzi, aspettava paziente che gli venissero offerte, quindi le accettava di buon grado come un modesto servitore del popolo. Machiavelli lo descrive così: “Non domandò mai onori ed ebbegli tutti; morì ricchissimo di tesoro ma più di buona fama e di benevolenza.” In questo modo Giovanni riuscì a riscattare definitivamente il nome dei Medici che, seppure macchiato in passato da qualche infamia, aveva però anche donato alle cariche pubbliche uomini di valore di cui lui costituiva il più fulgido esempio. Infatti, proprio con lui, nacque quella saggia prudenza nei confronti delle invidie altrui che sarà una delle chiavi del trionfo del figlio Cosimo. 👉 Leggi anche: Cosimo il Vecchio, l’erede di Giovanni Bicci dei Medici L’istituzione di tasse calibrate in base al reddito Giovanni aveva tendenze antioligarchiche e, col suo patronato a favore della piccola e media borghesia, si oppose silenziosamente alla potente fazione degli Albizzi. Nel 1417 una pestilenza devastò Firenze e Giovanni contribuì col suo denaro in maniera ingente a soccorrere gli ammalati e ad aiutare la Signoria nell’emergenza dell’epidemia. Giovanni fu anche uno dei principali sostenitori dell’istituzione di un catasto cittadino che per la prima volta tassasse i fiorentini non attraverso le imposte sui consumi, che colpivano nello stesso modo ricchi e poveri, ma con delle tasse calibrate sulle entrate, le rendite e i possedimenti delle singole famiglie che ovviamente penalizzavano gli abbienti. Il provvedimento mirava, da parte dei Medici, a guadagnare proseliti tra i ceti subalterni, e costituiva un passaggio fondamentale della loro lotta agli Albizzi che proseguiva da una cinquantina d’anni, fin dall’appoggio di Salvestro de’ Medici alle rivendicazioni dei Ciompi. 👉 Leggi anche: Tra le vie e i Mercati di Firenze: arte, storia, food & fashion Il complicato sistema di tassazione nella Firenze medievale Antecedentemente a questa riforma le imposte del comune si fondavano su un confuso e complicato sistema di tassazioni, soprattutto indirette, alle quali si dovevano aggiungere alcuni “estimi”, ossia tasse sul patrimonio, anche se nella pratica la maggior parte delle entrate veniva dai dazi e dalle gabelle che erano imposte sulle merci in transito. Oltre alla tassazione ordinaria ne esisteva una straordinaria per contingenze particolari, quali le guerre o la realizzazione di grandi opere. Queste necessità erano coperte dalle cosiddette “prestanze”, in altre parole prestiti volontari o forzati, che venivano poi restituiti in maniera sempre più contorta e macchinosa. Nel 1343 si arrivò addirittura a creare un “monte comune” che emetteva titoli di Stato. Ma i titoli erano a tal punto gonfiati da speculazioni con interessi altissimi, che nel 1358 il “Monte” era arrivato a offrire certificati di debito pubblico per 300 fiorini in cambio di 100 fiorini in contanti. È chiaro che gli unici a potersi permettere guadagni di tale portata erano solo i ricchi che avevano soldi da poter impegnare. In conclusione, le tasse gravavano sia sui poveri che sui ricchi, ma il debito pubblico finiva per rivelarsi un continuo drenaggio di denaro a favore dei ricchi. Giovanni dei Medici, un uomo in favore del popolo Giovanni fu tre volte Priore dell’Arte del Cambio, membro dei Dieci di Balia nel 1419, e Gonfaloniere di Giustizia nel 1421. Nel 1427 l’ennesima guerra contro i Visconti di Milano indusse il governo della città a cercare i soldi dove si sarebbero senz’altro trovati: nei forzieri dei ricchi possidenti. Il catasto, sostenuto da Giovanni, costringeva lui e i suoi alleati a un bel salasso, ma anche gli avversari, come Rinaldo degli Albizzi, ne avrebbero subito le pesanti conseguenze. Il popolo apprezzò. Anche l’ultimo atto pubblico di Giovanni fu in difesa del popolo. Un gruppo che oggi potremmo definire “conservatore“, capeggiato da Rinaldo degli Albizzi e Niccolò da Uzzano, tramava per spingere la Signoria a ridurre il numero delle corporazioni minori, facendo così al contempo diminuire il peso politico della forte e radicata classe artigianale fiorentina. Inoltre si proponeva di far abolire, in quanto non sarebbe stato più consono ai tempi, l’antico provvedimento che da circa 130 anni escludeva la vecchia nobiltà d’origine feudale dalle cariche governative. Cosa sta alla base del successo della famiglia Medici La proposta di legge fu presentata come una normalissima misura d’ordinaria amministrazione, ma all’ormai vecchio Medici non sfuggì il vero significato reazionario e antipopolare, e subito mobilitò, in opposizione, le molte forze di cui poteva disporre. Il risultato è che la legge fu bocciata, e questo contribuì ad accrescere ancora di più il favore del popolo verso i Medici, circostanza che nel lungo periodo si rivelò come la più importante garanzia per il grande successo della famiglia. 👉 Continua a leggere la storia dei Medici: Cosimo il Vecchio, pater patriae della Repubblica 📍PER APPROFONDIRE: 👉 Maria regina di Francia: tra intrighi, sospetto e splendore, un’altra Medici al potere 👉 Firenze: la trasformazione da Repubblica a Signoria 👉 Dante e Firenze, una passione tormentata che ancora non si spegne Non perdere l’opportunità di scoprire con noi tutta la bellezza della Toscana! 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