14 Ottobre 2018 2021-09-04T15:36:26+02:00 Raggiolo, un’eco di storia medioevale nel verde profondo del Casentino TuscanyPeople Vieri Tommasi Candidi Share: Nelle verdi e profonde foreste del Casentino in provincia di Arezzo si nasconde uno dei 23 borghi più belli d’Italia in Toscana: Raggiolo, fatto di stradine in salita, scuri passaggi e castelli medievali. Raggiolo, un’eco di storia medioevale nel verde profondo del Casentino Tra i “Borghi più belli d’Italia” – una sorta d’élite a numero chiuso che racchiude, in oltre 8.000 comuni, soltanto 250 gioielli della nostra penisola – dal 2015 c’è Raggiolo, piccola località casentinese incastonata fra i boschi del Pratomagno. In pratica per un paese è come per un ristorante ricevere 1 stella Michelin, o forse anche più d’una: un segno distintivo, un marchio d’eccellenza. Con la differenza, rispetto alla stella Michelin, che in questo caso il segno distintivo non viene mai revocato, perché mentre la proprietà o l’eccellenza del ristorante possono mutare nel tempo, un paese, un borgo, tranne calamità naturali, rimane sempre lo stesso. Un gioiello tra le verdi foreste del Casentino La valle verdissima sale in un crescendo di colline che presto si fanno montagne. Guido con lo sguardo diviso tra terra e cielo di solido azzurro frammentato da qualche cumulo bianco. Il comune è quello di Ortignano Raggiolo, che si espande fra il Monte Pratomagno e la valle del fiume Teggina, affluente dell’Arno. Paesi murati, casolari sparsi e un silenzio talmente profondo come se il concetto stesso di suono fosse imploso in sé. Entro a San Piero in Frassino, detto così per via di una grande pianta di frassino che cresceva nei pressi della strada per Uzzano. Ogni tanto giova conoscere queste curiosità. Adesso vedo Ortignano. Là in alto, l’antica mole del castello omonimo, le cui case si accumulano come pesanti massi sullo scoscendimento del colle. Vedo bene anche il castello di Giogalto e, più lontano, quello di Fronzola. Vaghe emozioni di pietra. Il cuore del borgo di Reggiolo La valle si allarga di nuovo e Raggiolo, adagiato sul fianco della montagna, è come se sorgesse dalla nebbia verde della foresta che lo circonda. La strada scende fino al livello del torrente. Attraverso un ponte. La viuzza lastricata che porta nel cuore del borgo è ripida e stretta: nell’antichità l’inaccessibilità era uno tra i requisiti più importanti di questi borghi. Isolati, protetti, si evitavano i pericoli più grossi e si viveva tranquilli. Arcigne case di pietra, curve a gomito, scuri passaggi, cortili bui e, in cima, i resti delle spesse mura del castello. Raggiolo, una storia antica Raggiolo ha una storia antica. Venne fondato intorno al VII secolo da gruppi goti o longobardi, e nel 967 fu concesso in feudo dall’imperatore Ottone I a Goffredo d’Ildebrando. Nonostante l’apparente isolamento occupava una posizione importante: tra le diocesi di Fiesole e di Arezzo, laddove s’incrociavano le zone d‘influenza di Firenze, dei vescovi-conti di Arezzo e dei signori dei varchi appenninici. Il castello di Raggiolo, dalla metà del XIII secolo, fu sotto la signoria dei conti Guidi. Uno di loro, Guido Novello II, assunse il titolo di conte di Raggiolo, lo rese un castello solido e munito, e vi trasferì la corte e la residenza dal 1301 al 1322. Nel 1440 le truppe di Niccolò Piccinino incendiarono il castello, distruggendolo, e uccisero la maggior parte degli abitanti. Il castello non fu mai più ricostruito e la muraglia con la fronte prospiciente, posta nel borgo dopo la chiesa, è quanto resta dell’antico cassero, ancora oggi detto “la bastia”, a testimonianza della colonia di corsi che i granduchi tradussero qua in età moderna per ripopolare la zona. Medici, Conti Guidi e longobardi L’antica piazza di Raggiolo è talmente stretta tra le case che sembra una via. Un tempo si trovava dentro le mura castellane poi trasformate in abitazioni che si affacciano sulla Mercatella, l’antico mercato. Qui il Conte Guido Novello, assiso nella loggia del suo palazzo trasformato poi nell’attuale chiesa, amministrava la giustizia o partiva per le spedizioni di caccia, di guerra. Sempre da qua, il Beato Guido da Raggiolo, Maestro dei Novizi del Convento domenicano di Santa Maria Novella a Firenze – che nel 1391 fece liberare dal Bargello i compaesani superstiti di una feroce rappresaglia – e Girolamo vallombrosano, detto il Radiolense, amico fra i più intimi di Lorenzo il Magnifico, partirono adolescenti. Al centro, sotto l’ultimo resto della muraglia del cassero, troneggia la Fonte del castello da cui si origina l’intero paese cresciuto intorno alla pianta ellittica della fortezza. Prima di diventare castello c’erano le antiche torri longobarde. Bello sarebbe poterle ancora vedere svettare sui tetti e sui boschi. In questa piazza, compiuto “l’accatto della castagnatura“, si mettevano all’incanto le castagne donate dalle famiglie per finanziare le attività caritative della Compagnia. Per l’asta delle castagne accorrevano numerosi da tutto il Casentino. Là si trova la vecchia sede comunale con la lapide del plebiscito del 1859, e fino alla seconda guerra mondiale, quando Raggiolo vantava ancora più di 1000 abitanti (adesso sono 878), c’era addirittura la scuola. 👉 Leggi anche: Medici e Borgia: rivalità tra due delle famiglie più potenti del Rinascimento La leggenda della Ciampicona Si dice anche che i raggiolatti posseggano uno spirito arguto, sagace. Si racconta un aneddoto divertente. Una povera vecchia di Raggiolo, chiamata la Ciampicona, non riusciva a ottenere dal Vicario di Poppi una sentenza definitiva su una lite ormai pendente da molto tempo. Così pensò di andare a Firenze di persona per appellarsi al Granduca Ferdinando III. Espose con chiarezza e vivacità le sue ragioni al regnante che rimase persuaso circa la bontà dei suoi diritti e le disse pertanto di tornarsene a casa promettendole che prima che fosse giunta davanti al Vicario di Poppi le avrebbe reso giustizia. Ma lei, poco rassicurata, gli rispose: – Badi Altezza di non mi fare berlicche e berlocche. – E che cosa intendete dire con questo? – chiese ridendo il Granduca. La donna rispose: – Intendo dire che la giustizia dei poveri è come le corna dei ricchi, che non si trovano mai! -. Dal borgo di Reggiolo al bosco, dal bosco al borgo In corrispondenza della fontana del paese c’è il Muro delle Parole Dimenticate, dove tra le pietre riaffiorano vocaboli desueti nel vernacolo locale. Proseguendo lungo Via Piana, la strada che attraversa longitudinalmente tutto il paese, arrivo al seccatoio del Cavallari, dove, in occasione della Festa di Castagnatura che si svolge ogni anno nel periodo autunnale, risuonano, sognanti, racconti e fiabe. Dal seccatoio scendo verso il torrente fino al Mulino di Morino dove l’opificio è stato riattivato e si può assistere alle diverse fasi della molitura. Dal mulino, attraversato il torrente Barbozzaia, ho due opzioni: il sentiero della Fonte della Diavolina che attraversa il bosco fino alla sorgente; il sentiero della Mercatella, uno degli antichi percorsi di accesso, che costeggia il torrente e rientra nel cuore del borgo. Scelgo il secondo. Mangiare e dormire a Raggiolo Mi è venuta fame. Mi hanno caldamente consigliato il “Convivio dei Corsi”: stagionalità delle materie prime e ottime ricette della tradizione regionale. E se volessi dormire? “Borgo dei Corsi”, un albergo diffuso immerso nel bosco o “Casa Vacanze Le Antiche Pietre”, che vanta un seccatoio del ‘700 sapientemente ristrutturato. Buon Raggiolo a tutti! 📍 PER APPROFONDIRE: 👉 Castel San Niccolò, borgo casentinese diffuso di storia e leggenda 👉 5 leggende del Casentino tra storia, mito e tradizione 👉 Pratovecchio Stia: la bellezza diffusa di un luogo senza tempo 👉 Viaggio culinario tra i prodotti tipici del Casentino La tua passione è la Toscana? Anche la nostra! Teniamoci in contatto Un grazie speciale a ©Lorenzo Taccioli per i suoi splendidi scatti Riproduzione Riservata ©Copyright TuscanyPeople Share: Informazioni sull'autoreVieri Tommasi CandidiScrittore & Ambassador of Tuscany [fbcomments url="https://www.tuscanypeople.com/raggiolo-borghi-piu-belli-italia/" width="100%" count="on" num="3"]