28 Gennaio 2019 2019-02-09T17:49:21+01:00 Nicola Santini: le immagini del mondo attraverso le lenti dell’entusiasmo TuscanyPeople Tommaso Baldassini Share: Quarantacinquenne, fiorentino purosangue, Nicola Santini è un fotografo professionista che da venti anni gira tutto il mondo, nel vero senso della parola, per catturare immagini indimenticabili. Immagini da cui si nota subito la passione di raccontare, di narrare, in senso sempre positivo, curioso, ciò che adesso ancora esiste, ma che tra poco potrebbe non esistere più. Luoghi, persone, attività, in una parola: emozioni allo stato puro. Nicola Santini: le immagini del mondo attraverso le lenti dell’entusiasmo Nello studio fotografico di Nicola Santini (che avevamo già visitato qualche tempo fa) lavorano circa dieci dodici collaboratori tra fotografi, video makers, montatori, ritoccatori ed esperti di social. Noi ci abbiamo fatto una chiacchierata interessantissima da cui è emersa non solo la sua abilità di fotografo ma anche di Storyteller: sì per una volta ci siamo fatti rubare il lavoro da chi del mondo ha visto davvero più di noi. La Mongolia Nel 2016 Nicola Santini era in Mongolia. “Il viaggio fotografico in Mongolia si origina dall’idea che molte tradizioni e molti stili di vita nel mondo nascono perdendo”. Era un progetto creato insieme a collaboratori di alto livello come National Geographic USA e Canada, che mirava a ottenere un archivio fotografico di tutte le tribù a rischio di estinzione. Ricordiamo che sono considerate a rischio estinzione le tribù sotto i 150 componenti le quali, a causa dei mutamenti che avvengono nelle nuove generazioni, non riescono più a portare avanti le attività caratteristiche del loro modus vivendi. In tutto il pianeta il numero di queste tribù è stimato intorno a 400. Gli Eagle Hunter “Sono fonti interessantissime se si pensa che magari tra una cinquantina d’anni di queste tribù non rimarranno altro che foto e video. Mi ha colpito molto l’esperienza che ho avuto con gli Eagle Hunter.” Sono i cacciatori con le aquile, sui Monti Altaj, catena montuosa che divide la Mongolia dal Kazakistan e dalla Siberia Russa. Ad oggi sono stimati in 36 unità. Ci pensate? Solo 36 persone che vivono così. Gestiscono i pascoli e le valli in modo nomade, sfruttandole e mantenendole con la loro sapienza. Le mandrie si trovano allo stato brado e sono composte da pecore e yak, le mucche a pelo lungo, da cui ricavano formaggio e latte, parte fondamentale della loro dieta dato che si cibano soprattutto di tè caldo allungato col latte e, appunto, formaggi. Quando possono si cibano delle poche verdure che hanno a disposizione, e poi vanno a caccia di conigli, volpi, marmotte, ad esempio, utilizzando l’aquila addestrata in due lunghi anni. Il rapace diventa così parte integrante della famiglia: mangia e dorme con loro nelle tende. “Io e la mia compagna ci siamo intrattenuti una quindicina di giorni presso una famiglia di 12 persone, abbiamo dormito nelle tende, abbiamo vissuto insieme, facendo tutto quello che facevano loro, dalla cucina al fuoco acceso con gli escrementi di vacca. La tecnologia è quasi inesistente, a parte dei pannelli solari che gli servono per ricaricare una batteria che alimenta una lampadina nella tenda. Il capofamiglia, se deve andare in paese – dove il suo unico cellulare ha campo – a scambiare delle verdure con della carne, ad esempio, lo decide il giorno prima, parte la mattina e torna la sera. Vivono di baratto.” Il Buthan Recentissimamente Nicola Santini è stato in Buthan, regno buddista sull’Himalaya Orientale, un territorio tra Nepal, Cina e India, più o meno grande come l’Itala, che ospita circa 500.000 persone: “È una monarchia quasi assoluta, dato che il parlamento è composto da 12 persone nominate dal re, il quale è molto benvoluto e le cui foto o effigi si trovano d’obbligo in ogni abitazione. L’esercito non esiste. In caso di calamità naturale è l’India, con cui hanno un solido accordo, a garantire la protezione civile. Una cosa molto curiosa è che si tratta dell’unico paese al mondo che determina il PIL su una scala d’indici di felicità. E siccome la felicità è di casa, hanno anche un buon PIL.”. I canali d’entrata sono stati aperti al pubblico da pochissimo, prima il paese era chiuso agli stranieri. Non accettano oltre 15.000 persone all’anno. Il visto costa molto: 230 $ il giorno. In questo modo selezionano il turismo. Però nel prezzo d’entrata, attraverso 34 differenti agenzie governative, è inclusa la scelta di dove andare, autista, guida, tutti i pasti, oltre all’alloggio per la notte, famiglia o albergo. Il paese della felicità La popolazione del Buthan vive per il 60% di agricoltura: famoso è il riso rosso butanese coltivato sulle terrazze. Il tipo di agricoltura è quello tradizionale, senza l’ausilio delle macchine: buoi e aratro. In poche parole la concezione è quella dell’antica famiglia contadina che fa molti figli perché ha bisogno di molte braccia per coltivare. Il resto è allevamento e caccia. Gli sport nazionali sono il tiro con l’arco e il lancio dei dardi, che ovviamente servono anche per la caccia. Uno stipendio medio d’un butanese è di circa 80$ al mese, il che significa che è difficile per chiunque uscire dal paese, ma alcuni limiti come questo sono compensati da un ritmo della vita a misura d’uomo, rilassante. Felice, appunto. Bellissimo da visitare è il monastero buddista di Paro Taktsang (conosciuto anche come Tana della tigre), costruito a strapiombo sul fianco di una montagna sulla foresta della valle di Paro. “Per raggiungerlo occorre un intero giorno di cammino a piedi, ma vale la pena. Tutto il Buthan è interessante. I ponti fatti con le cordicelle e le bandierine colorate, le stupa, i loro piccoli monasteri coi famosi cilindri da battere in senso orario.” A poco a poco sta avvenendo una micro industrializzazione delle loro attività, e con l’avvento di Internet la lingua più importante, specialmente per i giovani, non è più il butanese ma l’inglese. “Tutti hanno il loro profilo Facebook, ma se qualcuno sui social si azzarda in qualsiasi modo a offendere il re si becca cinque anni di galera.” Tutta la loro vita, come si può intuire da quanto detto, è permeata da una forte religiosità, e infatti esistono solide tradizioni di meditazione, di yoga, spesso legate all’alimentazione e ai suoni con potere curativo, come quelli delle campane tibetane. La Toscana Dall’Himalaya Orientale rientriamo adesso alla base, in Toscana. “Sì, ho selezionato una troupe per raccontarne le tante facce e mi sono davvero stupito, a partire dall’area dei soffioni di Larderello che non avevo mai visto dal vivo.” Nicola Santini ha diviso la Toscana in cinque macrosettori: nel primo rientrano tutte le attività, come sub e vela, legate al mare: costa e arcipelago; nel secondo, tutte le attività, come trekking o cavallo, legate alla zona montuosa: Appennini e Apuane; nel terzo, le attività, come sup e rafting, legate alla zona dei fiumi della Garfagnana; il quarto è la parte della Bassa Maremma, con le sue oasi, i suoi butteri i suoi uccelli, i suoi animali; il quinto, la parte del pisano, la Valdera, coi suoi cavalli, o i deltaplani. “Una Toscana bellissima, per me inedita, vissuta anche attraverso le immagini dall’alto prese dal drone. Una Toscana che, come sempre mi accade, ho amato raccontare in senso positivo. Non mi piace svelare il lato triste delle cose, non sono un critico. Mi piace rappresentare la passione verso un territorio, come quella di Marcello, guida GAE Abilitata dalla Regione Toscana che lavorava su tutta la regione e la conosce a menadito, oppure quella di Lola, Loriana Canton, maremmana, particolarmente legata al Parco dell’Uccellina. Davvero impressionante la concentrazione di cose da fare in questa regione, tutte racchiuse in un paio d’ore d’auto. Mi piace inoltre la testardaggine un po’ autarchica dei toscani e il fatto che nelle attività legate al turismo lavorano molte persone del territorio accrescendo in questo modo la propria qualità di vita.” I viaggi con gli apprendisti fotografi Altra importante attività svolta dallo studio fotografico di Nicola Santini, da circa tre anni, è accompagnare, istruendo, aspiranti/dilettanti fotografi, in vari paesi del mondo. “Quest’anno faremo l’India, l’Holy Festival, il Vietnam, il Perù, Cuba, la Bolivia, il Marocco, la Birmania, dove troveremo le ultime donne Chin, ne sono rimaste solo otto, ovviamente di una certa età. Sono tutte tatuate, in modo da non essere sposate dai bianchi. Il governo ha proibito questa pratica nel 1960 e adesso si stanno estinguendo. Ma noi saremo lì a raccogliere la loro testimonianza.” Constellium Un grosso, anzi enorme, lavoro svolto dallo studio fotografico di Nicola Santini è stato quello per la multinazionale Constellium, leader mondiale per i prodotti in alluminio: 2 anni intensi in cui sono stati fotografati e filmati 22 stabilimenti in tutto il pianeta. Tanto per dire quanto può esserci dietro una singola foto o un filmato d’un minuto e mezzo da vedere al volo su youtube. Per ora salutiamo qui Nicola Santini e gli facciamo i nostri migliori in bocca al lupo per il prosieguo della sua affascinante attività, ma ho idea che lo rivedremo presto: figurarsi se ci faremo scappare un simile Storyteller. Sei un Eccellenza Toscana? Clicca qui Riproduzione Riservata ©Copyright TuscanyPeople Share: Informazioni sull'autoreTommaso BaldassiniPublisher, Blogger & Ambassador of Tuscany [fbcomments url="https://www.tuscanypeople.com/nicola-santini-fotografo-firenze/" width="100%" count="on" num="3"]