La Maremma, bellissimo territorio di circa 5000 kmq tra la Toscana e il Lazio, è suddivisa in tre aree: la Maremma Pisana (o Alta Maremma), la Maremma Grossetana (o Bassa) e la Maremma Laziale.

Le tre zone della Maremma: Maremma Pisana, Maremma Grossetana e Maremma Laziale

La prima area della Maremma comprende il litorale di Pisa e Livorno e si spinge nell’entroterra fino ai primi rilievi della Val di Cecina, della Val di Cornia e delle Colline Metallifere.

La seconda area, compresa sostanzialmente tra il golfo di Follonica e l’Argentario, si spinge nella bassa Valle dell’Ombrone e nelle zone collinari interne fino al monte Amiata.
La terza area include la parte occidentale della provincia di Viterbo e l’estremità più a nord di quella di Roma, seguendo la costa dell’Alto Lazio fino al vicino retroterra pianeggiante e pedecollinare della Tuscia.

La Maremma, bellissimo territorio della Toscana, si divide in 3 zone: Maremma Pisana (o Settentrionale), Maremma Grossetana e Maremma Laziale
Tutti mi dicon Maremma, Maremma…

Tutti mi dicon Maremma, Maremma…” è la strofa iniziale  di un noto canto popolare, reinterpretato, tra gli altri, da Riccardo Marasco. Purtroppo però la canzoncina non ha niente di positivo (“L’uccello che ci va perde la penna, io c’ho perduto una persona cara”), lancia maledizioni contro il territorio e parla di paura e di un cuore addolorato.

Perché? Perché una parte della Toscana nota all’universo mondo per la sua quasi incontaminata bellezza paesaggistica, storica e culturale, veniva descritta in un modo tanto amaro? Semplice, perché non sempre è stata così come la vediamo noi oggi, tutt’altro.

La Maremma, bellissimo territorio della Toscana, si divide in 3 zone: Maremma Pisana (o Settentrionale), Maremma Grossetana e Maremma Laziale

Dante e la Maremma 

Dante, in uno de canti più belli dell’Inferno, il XIII, con una sola magnifica terzina ci rende di lei quest’immagine:

« Non han sì aspri sterpi né sì folti quelle fiere selvagge che ‘n odio hannotra Cecina e Corneto i luoghi cólti. »

Quindi la Maremma – identificata dal Sommo in quella parte di regione che va da Cecina a Viterbo, un tempo Corneto  – era all’epoca talmente selvaggia e inospitale che, quando i due poeti entrano nell’intricatissimo bosco infernale dei suicidi, Dante la prende addirittura a mo’ di metafora: neppure gli animali selvatici che detestano i luoghi coltivati tra Cecina e Corneto beneficiano d’una sterpaglia così fitta e pungente. La Maremma, quindi, come un vero e proprio inferno in terra. Adesso paradiso, prima inferno. Come mai?

La Maremma, bellissimo territorio della Toscana, si divide in 3 zone: Maremma Pisana (o Settentrionale), Maremma Grossetana e Maremma Laziale

Come era la Maremma prima della bonifica

Il toponimo “Maremma” ha etimo incerto: secondo taluni deriva dal latino maritima  – a partire dal secolo IX era chiamata “Maritima Regio” la fascia costiera del Tirreno che si estende dalla foce del Cecina fin oltre Tarquinia -, secondo altri il nome deriverebbe dal castigliano marismas che significa: palude.

La verità è che nell’Alto Medioevo l’innalzamento dei tomboli, i cordoni d’acqua costieri, iniziarono a provocare il ristagno delle acque dei fiumi causando l’impaludamento della parte bassa del territorio e il suo spopolamento. Così il “pingue granaio d’Etruria”, com’era conosciuta la florida Maremma in epoca etrusca e romana, entrò in grave crisi. Ed ecco il perché della metafora dantesca e del senso della canzone popolare: la Maremma si era trasformata in una palude malsana e inabitabile dove, più che le bestie selvagge, dominava la terribile malaria la quale, tra le sue vittime, annoverò anche il granduca Ferdinando III di Lorena.

Ma non solo: la terra era poco fertile e dall’inizio alla fine del ‘700 si successero terribili invasioni di cavallette che oscuravano il cielo e distruggevano anche quei pochi raccolti. Un vero e proprio incubo. Un’apocalisse.

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La bonifica della Maremma

Finché, il 27 aprile 1828, il Granduca di Toscana Leopoldo II emanò l’editto in cui si ordinava la bonifica della Maremma a spese dello Stato. Cinquemila operai lavorarono alacremente a quella che passò alla storia come “la grande bonifica della Maremma”. Sotto la direzione del cavaliere Alessandro Manetti, ma soprattutto guidati dalla preziosa esperienza di Giuseppe Mazzanti – detto “il fattore di Bolgheri” – che usava osservare il movimento delle acque durante le piogge, si riuscì a incanalare nel modo giusto la corrente dell’Ombrone rendendo finalmente fertili vasti campi fino ad allora paludosi. Fu la vittoria dell’uomo sulla natura ribelle.

Da questo momento, nonostante il fenomeno del brigantaggio creasse qualche problema agli abitanti, la Maremma conobbe una nuova fase di prosperità che culminò, esattamente cent’anni dopo l’editto di Leopoldo II, nel decreto mussoliniano che ne ordinava la bonifica “integrale”. L’opera non fu solo idraulica. Attraverso la partecipazione dell’Opera nazionale Combattenti s’introdussero nuove razze bovine, nuove colture di qualità, furono potenziate le infrastrutture e si favorì l’immigrazione di contadini veneti. La Maremma cambiò definitivamente volto divenendo a poco a poco, con la successiva colonizzazione post-bellica, molto più simile alla bellissima terra che conosciamo ora.

La Maremma, bellissimo territorio della Toscana, si divide in 3 zone: Maremma Pisana (o Settentrionale), Maremma Grossetana e Maremma Laziale

La tripartizione della Maremma

Ma anche la tripartizione della Maremma (Maremma Pisana-Livornese; Maremma Grossetana; Maremma Laziale) non sempre è stata esattamente così. Storicamente la Maremma pisana (ovvero la parte settentrionale del territorio, detta anche Alta Maremma) comprendeva tutta la fascia costiera e l’immediato retroterra da Rosignano Marittimo fino al confine con la provincia di Grosseto, ossia l’inizio della Maremma Grossetana.

Ma, durante il regime fascista, il livornese Costanzo Ciano, conte di Cortellazzo e di Buccari, padre del più noto Galeazzo, genero del Duce, fece pressioni su Roma per annettere alla provincia di Livorno numerosi comuni della costa geograficamente facenti parte della Maremma Pisana (Rosignano Marittimo, Bibbona, Cecina, San Vincenzo, Castagneto Carducci, Sassetta, Campiglia Marittima, Suvereto, Piombino), tanto che nel 1925 passarono sotto il dominio dell’amministrazione provinciale di Livorno. Non era certo epoca che permettesse polemiche contrarie al regime, tuttavia è logico che Pisa fosse più che indispettita da una simile arbitraria decisione. Per questo è giusto continuare a chiamare la Maremma Settentrionale (o Alta Maremma) col nome di Maremma Pisana, lo stesso col quale il territorio è stato conosciuto per secoli.

La Maremma, bellissimo territorio della Toscana, si divide in 3 zone: Maremma Pisana (o Settentrionale), Maremma Grossetana e Maremma Laziale

La Maremma Pisana

Tra le località principali della Maremma Pisana (o Livornese o Alta Maremma o Maremma Settentrionale) sono da ricordare Cecina, Rosignano Marittimo, Montescudaio, Riparbella, Casale Marittimo, Guardistallo, Bolgheri, Castagneto Carducci, Bibbona, Suvereto, Campiglia Marittima, Populonia, San Vincenzo e Piombino.
Il clima della zona risulta particolarmente mite e soleggiato, grazie anche al mare e alla costante ventilazione che ne deriva.

Il territorio è straordinariamente vocato alla produzione di vini  eccellenti, soprattutto nell’area di Bolgheri (ma non solo) che si trova nel comune di Castagneto Carducci, località resa nota da Giosuè Carducci nella celebre poesia “Davanti a San Guido” e ormai famosa per l’affascinante, lunghissimo, Viale dei Cipressi.

Proprio davanti all’Oratorio di San Guido si trova la rinomata tenuta in cui i Marchesi Incisa della Rocchetta producono il Sassicaia, uno dei migliori vini del panorama italiano e mondiale (scopri chi era Giacomo Tachis, l’enologo che ha creato il Sassicaia). Ma la maggioranza dei vini della Bolgheri DOC, beneficiando di quel particolare terroir, raggiungono un alto livello di qualità. Un’altra DOC importante di questo territorio è quella di Montescudaio.

La DOC di Bolgheri è oggi una delle Denominazioni di Origine Controllata più importanti della Toscana, grazie anche al lavoro delle aziende biologiche e biodinamiche.

I borghi dell’Alta Maremma

Tra le attrazioni dell’Alta Maremma ci sono lo stesso Bolgheri, oltre ad alcuni deliziosi borghi medioevali come Suvereto e Montescudaio.
Il primo, Suvereto, si trova in una zona collinare della Val di Cornia. Il suo antico nome  significa “bosco di sugheri”, pianta di cui un tempo era ricca la zona. Colpisce la sua struttura medioevale che vede una fitta rete di stradine arroccate, dominate dalla Rocca Aldobrandesca, una torre risalente al XII secolo.

Montescudaio, invece, è un piccolo borgo immerso nella natura, in Val di Cecina, su cui troneggia un castello medioevale originariamente di proprietà della famiglia Della Gherardesca. Il comune è annoverato tra “I borghi più belli d’Italia” dall’omonima associazione.

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La costa: da Livorno a Piombino

Il tratto di costa della Maremma pisana è un misto di rocce e lunghi, piacevoli arenili. Ricordiamo le scogliere di Calafuria in cui si apre la spiaggia omonima. Le interessanti coste di Quercianella e Castiglioncello, il litorale di Cecina e la famosa Costa degli Etruschi, prima di arrivare a Piombino.

Tra i ristoranti segnaliamo la stella Michelin de “La Pineta” dello chef Luciano Zazzeri a Marina di Bibbona, coi suoi piatti di pesce creativi, e ricordiamo che fino al 2008, a San Vincenzo, uno dei più grandi chef al mondo, Fulvio Pierangelini, ha fatto la storia della cucina col suo ristorante“Gambero rosso”.

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Scrittore & Ambassador of Tuscany
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